«Bene denunciare le molestie, devono aumentare i controlli»
Linda Peli, 35 anni, iscritta agli Alpini ed ex soldato con missione in Kosovo
«Le molestie? Sono dispiaciuta per quanto accaduto. Le segnalazioni? Le donne hanno fatto bene a parlare». Linda Peli, 35 anni, è una delle prime alpine entrate nel corpo militare dell’Esercito nel 2005. Alle spalle vanta una missione in Kosovo, poi nel 2007 si è congedata ma è rimasta sempre legata alle attività delle penne nere «e ai suoi valori, da iscritta alla sezione di Brescia dell’Ana sempre al servizio delle comunità e per i cittadini». C’era anche lei a Rimini per partecipare alla novantatreesima adunata. «Sono arrivata in bici da Brescia con tre amiche non alpine. Nella mia vita sono sempre stata trattata bene, gli alpini più anziani al massimo mi mandano qualche poesia o mi suonano una serenata». Sulle molestie nessun dubbio. «I responsabili, vanno puniti. E alle prossime adunate, gli alpini vigileranno».
Linda Peli, cosa pensa delle segnalazioni arrivate da centinaia di donne a Rimini lo scorso weekend e della denuncia per molestie presentata a da una ragazza?
«Mi piange tuttora e per davvero il cuore. Ma sono contenta che le donne che hanno subito molestie o semplicemente assistito a comportamenti incivili abbiano parlato.
Noi come alpini da una parte possiamo condannare chi di dovere e dall’altra, ovviamente, possiamo prendere provvedimenti verso i responsabili di questi fatti. Però attenzione: sottolineo, appunto, che bisogna punire i responsabili. Ma non va condannata la figura dell’alpino, o messo in discussione il senso dell’essere alpino. Dobbiamo condannare i singoli e imparare da quanto successo. Dopo questa adunata gli alpini saranno i primi ad attivarsi per evitare che questi comportamenti si ripetono, quali che siano i responsabili».
Lei ha assistito a molestie o comportamenti offensivi verso le donne?
«Non posso mettere la mano sul fuoco sul fatto che nelle ore serali o notturne nulla sia successo, dubito che qualcosa sia accaduto di giorno. Io ero con due amiche arrivate con me a Rimini: non sono alpine e possiamo garantire di non aver subito nessuna molestia e nei luoghi in cui siamo state non abbiamo visto nulla del genere».
L’Ana ha condannato gli episodi, garantito di punire eventuali colpevoli e parlato di “infiltrati” con il cappello degli alpini. Lei cosa ne pensa? «La verità è che alle adunate ci sono sempre meno alpini. Manca il ricambio generazionale e l’età media degli iscritti aumenta. Quindi meno sono gli alpini e più sono le persone comuni che partecipano all’adunata per qualsiasi motivo, in proporzione. La domenica, ovvero nel giorno della sfilata, aumentano le persone che vogliono condividere i nostri valori, la notte aumenta il numero dei cittadini che si uniscono per divertirsi e, talvolta, eccedere. La questione sul cappello in realtà ha fondamento. Ci sono, devo dire purtroppo, le bancarelle che li vendono e sono copie che vengono indossate da chiunque. Non si può escludere che certi comportamenti non siano stati messi in atto anche da persone comuni. Ovvio che la gravità è la stessa ma, ripeto, gli alpini sapranno aumentare la vigilanza a prescindere da tutto sia verso gli iscritti che verso chi non è iscritto».
Ricorda segnalazioni di molestie in passato?
«È il primo anno che ho notizia di questi episodi e ho partecipato a sedici adunate. E anche il primo anno in cui mi sono emozionata e ancora mi emoziono a pensarci all’immagine degli alpini che passeggiano in riva al mare. Ma per questi racconti mi piange davvero il cuore. Alle ragazze che hanno segnalato, alla ragazza che ha denunciato dico: “avete fatto bene”. È però assolutamente ingiusto e sbagliato pensare di risolvere la questione impedendo le prossime adunate».
Vendita di cappelli Alle adunate partecipano tante persone comuni che possono comprare i cappelli nelle bancarelle