Con le V nere è Bologna a volare più in alto
Èfatta, in cinque anni come aveva profetizzato Massimo Zanetti. E forse solo perché il Covid ha fermato a metà una stagione. La Virtus torna in Eurolega dopo quindici anni dall’ultima partecipazione, quella delle gite enogastronomiche del 2007-2008. Ci torna da campione dell’Eurocup, prima squadra italiana a vincerla, e ci torna mettendo in bacheca una coppa che mancava. Ora la Virtus detiene tutti i trofei che Eca e Fiba assegnano in questo momento. Un viaggio ricco di emozioni e colpi di scena, lungo il quale la squadra s’è rafforzata di pari passo con l’area tecnica e con la società. Un’espansione ragionata, nella quale decisiva è stata l’opera di propulsione del proprietario ma non secondarie sono state le capacità manageriali, il carattere e la compattezza di Luca Baraldi e Paolo Ronci. Mentre Belinelli alzava al cielo l’Eurocup, passavano a carrellata nella mente le immagini di questo triennio vincente che ha consentito alla passione dei tifosi di riesplodere. Diecimila bolognesi erano alla Segafredo Arena, incasso record, non s’è badato a spese. Pareva un successo scritto nel destino, eppure la stagione ha avuto tanti contrattempi: gli infortuni, i cali di forma, gli aggiustamenti nelle gerarchie. La formula certo non premiava chi vinceva i gironi, pertanto poco male se la regular season è stata a fasi alterne. Contava essere al top tra aprile e maggio e così è stato. Una Virtus lunga, di talento, coesa, ha assorbito i dettami di Scariolo e interiorizzato tutte le qualità necessarie per farcela. Un’immagine per tutti: il tuffo in difesa di Teodosic nella gara contro Ulm, prima della stoppata di Weems. Quella coppa lì, che da oggi sarà in mostra in via dell’Arcoveggio, vale tanto e va sottolineato, al di là del fatto che tutti pensavano all’Eurolega. Socio fondatore alle origini della rivoluzione di questo torneo, nel 2000, la Virtus ci rientra per meriti e con la voglia di farne subito parte da protagonista. Il Monaco alla prima stagione ha raggiunto i playoff. Si può quindi fare e c’è l’esperienza sufficiente, da Scariolo in giù, per saperne gestire le difficoltà costruendo una struttura adeguata, non solo nei valori tecnici. Bologna torna nel torneo eletto e l’Italia avrà due squadre, finalmente. Esulta la Legabasket e dovrà farlo anche la Federazione, pur in rotta con Eca un giorno sì e l’altro pure. Con due club, e qui apriamo il cassetto dei sogni, aumentano pure le possibilità di vincere: l’ultima italiana a farlo fu la Virtus di Messina nel 2001, l’ultima finalista fu la Fortitudo nel 2004. È passata ormai una generazione. Pensieri durati un attimo ieri sera, quando alla sirena i diecimila erano pronti all’invasione. Urla, lacrime, sudore, la gioia bruta e il ritorno, nuovamente, di una grande Virtus. Da qualche ora, ancora più grande.