Il buco nero del pensiero che regredisce
Non con particolari insignificanti, spiegazioni astruse, termini polisensi, dialoghi sui massimi sistemi, destinati a concludersi con cortocircuiti pseudointellettuali.
Eppure, nessuno si ribella. Nessuno rifiuta la qualifica di filosofa o filosofo. Lo diranno, a tutto concedere, i posteri. Al contrario, si avventurano in vaticini pedanti, la cui consistenza - in termini di pensiero – è pari al frastuono che accompagna le relative esternazioni. Mai una riflessione critica, permeata dal dubbio. Nonostante le tristi vicende del nostro tempo ci abbiano messi di fronte ad errori clamorosi: ad esempio, quanto a Covid-19 e alla guerra russo-ucraina. Invariabilmente sorpresi. Sprovveduti. In crisi per aver operato scelte suicide, come è accaduto per l’approvvigionamento del gas. La celebre giovane scandinava, profetessa della green economy, è scomparsa dai radar, perché altro incombe e ci si deve adattare.
Certo, la vita è complicata. I problemi da risolvere complessi. Le risorse scarse, mentre il debito pubblico ha assunto dimensioni tali da mettere a rischio il futuro delle nuove generazioni. Pare che tutto questo sia un accidente. I filosofi ripensano e riscrivono la storia. I commentatori politici valutano gli eventi in tempo reale. Non si concedono neppure un attimo per pensare, se non per ripensare il già detto, che in un attimo è divenuto ciarpame.
Guerra e pace sono due parole che rimbalzano qua e là, a caso e per caso, mentre il dolore si diffonde, si consolida e si pietrifica. Il dolore, appunto. Si sostiene che le costituzioni si scrivono dopo grandi tragedie. Si vorrebbe, allora, anestetizzare, una volta per tutte, il male, la cui origine è avvolta nell’oscurità e nei limiti della conoscenza.
Di lì a qualche tempo, la memoria perde di intensità. I discendenti non hanno vissuto le guerre dei loro padri. Quel che si è ricevuto e non si è guadagnato finisce per non avere alcun valore. Il pensiero regredisce. Perde i caratteri che lo nobilitano, in nome della ragione: che è comprensione, equilibrio, umana solidarietà. I professori di filosofia – i filosofi brevettati, per dirla con Francesco Carnelutti, divulgatori del pensiero altrui – azzardano soluzioni improbabili. Imperversano i “dotti di professione”: coloro che – nota Alessandro Manzoni – vogliono “dimostrare agli altri le cose di cui sono già persuasi”.