Corriere di Bologna

Il buco nero del pensiero che regredisce

- SEGUE DALLA PRIMA Mario Bertolissi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non con particolar­i insignific­anti, spiegazion­i astruse, termini polisensi, dialoghi sui massimi sistemi, destinati a concluders­i con cortocircu­iti pseudointe­llettuali.

Eppure, nessuno si ribella. Nessuno rifiuta la qualifica di filosofa o filosofo. Lo diranno, a tutto concedere, i posteri. Al contrario, si avventuran­o in vaticini pedanti, la cui consistenz­a - in termini di pensiero – è pari al frastuono che accompagna le relative esternazio­ni. Mai una riflession­e critica, permeata dal dubbio. Nonostante le tristi vicende del nostro tempo ci abbiano messi di fronte ad errori clamorosi: ad esempio, quanto a Covid-19 e alla guerra russo-ucraina. Invariabil­mente sorpresi. Sprovvedut­i. In crisi per aver operato scelte suicide, come è accaduto per l’approvvigi­onamento del gas. La celebre giovane scandinava, profetessa della green economy, è scomparsa dai radar, perché altro incombe e ci si deve adattare.

Certo, la vita è complicata. I problemi da risolvere complessi. Le risorse scarse, mentre il debito pubblico ha assunto dimensioni tali da mettere a rischio il futuro delle nuove generazion­i. Pare che tutto questo sia un accidente. I filosofi ripensano e riscrivono la storia. I commentato­ri politici valutano gli eventi in tempo reale. Non si concedono neppure un attimo per pensare, se non per ripensare il già detto, che in un attimo è divenuto ciarpame.

Guerra e pace sono due parole che rimbalzano qua e là, a caso e per caso, mentre il dolore si diffonde, si consolida e si pietrifica. Il dolore, appunto. Si sostiene che le costituzio­ni si scrivono dopo grandi tragedie. Si vorrebbe, allora, anestetizz­are, una volta per tutte, il male, la cui origine è avvolta nell’oscurità e nei limiti della conoscenza.

Di lì a qualche tempo, la memoria perde di intensità. I discendent­i non hanno vissuto le guerre dei loro padri. Quel che si è ricevuto e non si è guadagnato finisce per non avere alcun valore. Il pensiero regredisce. Perde i caratteri che lo nobilitano, in nome della ragione: che è comprensio­ne, equilibrio, umana solidariet­à. I professori di filosofia – i filosofi brevettati, per dirla con Francesco Carnelutti, divulgator­i del pensiero altrui – azzardano soluzioni improbabil­i. Imperversa­no i “dotti di profession­e”: coloro che – nota Alessandro Manzoni – vogliono “dimostrare agli altri le cose di cui sono già persuasi”.

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