Utopie, sconfitte e libertà Sabattini, il marxista eretico
«Una vita in movimento» è la biografia dello storico segretario della Fiom Domani la presentazione Dalle contestazioni studentesche alla Fiat La storia d’Italia nella vita del sindacalista
«Conta ciò che siamo e facciamo. Conta essere conseguenti e fare ciò che si afferma. È la base di ogni rapporto democratico, di ogni delega e di ogni sua verifica. Per capire se siamo utili al futuro, oppure siamo semplicemente quelli che concludono una storia che è stata bella e affascinante ma non lascia nulla». Lo scriveva Claudio Sabattini nel 1999. Da segretario nazionale delle tute blu della Fiom, aveva firmato il contratto nazionale dei metalmeccanici dopo una vertenza durissima durata un anno. Alla fine la Federmeccanica aveva ceduto accettando una riduzionea dell’orario di lavoro e la possibilità di contrattare orari e flessibilità. Tecnicamente una vittoria del sindacato, una delle poche e forse una delle ultime. Sabattini le ha vissute tutte da protagonista di una vita incredibile. Bambino partigiano con la zia, militante comunista, consigliere comunale a Bologna a poco più di 20 anni, amico fidato di Guido Fanti, poi protagonista dei movimenti universitari, sindacalista a Bologna e nella Brescia ferita di Piazza della Loggia, amico di Lula e Arafat e protagonista delle vertenze più dure con la Fiat. In prima linea nei successi e nei rovesci epocali come quella dei 35 giorni. Poi gli accordi con l’Iri di Romano Prodi, la depressione e l’inchiesta sugli effetti dell’innovazione tecnologica tra i dipendenti delle cooperative che smistano i prodotti della grande distribuzione.
«Voi andate pure nel nuovo millennio, io resto volentieri nel Novecento», disse Sabattini a chi stava con lui alla mezzanotte del 31 dicembre del 1999. La storia della vita incredibile di questo bolognese nato negli anni della Guerra e che ha attraversato tutti i momenti cruciali del Novecento è al centro del libro del giornalista Gabriele Polo «Il sindacalista. Claudio Sabattini, una vita in movimento» (pp. 420, edito da Castelvecchj). Ma non si tratta di una semplice biografia.
La storia del sindacalista incrocia quella della Sinistra e ne racconta ascesa, sconfitte e trasformazioni. «Vedete? anche dal fango possono nascere dei fiori», lo apostrofò il professore di filosofia del Minghetti, il liceo classico per tutti quei bolognesi sprovvisti del lignaggio che porta al Galvani. Per andare al Classico Sabattini dovette superare la durissima opposizione della madre. Il padre e gli zii partigiani, invece, acconsentirono perché i cinque anni in via Nazario Sauro rappresentavano il punto d’osservazione migliore per conoscere quella cultura borghese che nell’ideologia comunista andava abbattuta.
In quel liceo, Sabattini conobbe un pezzo di Bologna: dal futuro rettore Roversi Monaco agli Stame a quegli intellettuali che poi fonderanno «il Mulino». Da militante eretico del Pci Sabattini scenderà in piazza contro i carrarmati sovietici e diventerà protagonista della contestazione universitaria laureandosi in Filosofia con una tesi su un’altra eretica, Rosa Luxemburg.
Ma è dentro il sindacato che Sabattini svilupperà idee e soluzioni sulla sua ossessione: il rapporto tra rappresentanza e democrazia. A partire dalle vertenze bolognesi, nelle grandi imprese (dalla Ducati alla Viro e Sasib) e nelle piccole imprese come la Pancaldi. E con l’inchiesta sulle condizioni di vita di quelle camiciaie che il sindacato cambia pelle. Addio alla questione salariale come unico bastione e via alle rivendicazioni su orari e condizioni di lavoro. Lì Sabattini sviluppa l’idea dell’autonomia del sindacato
I giovani e il futuro
Conta ciò che siamo e facciamo. Per capire se siamo utili al futuro, oppure siamo quelli che concludono una storia bella e affascinante ma non lascia nulla
Perdere anche se stessi
Con le rimozioni non si va da nessuna parte Se non si assume su se stessi l’onore della ricostruzione si continua a perdere come si è fatto spesso a sinistra
che smette di essere cinghia di trasmissione del Partito e delle associazioni più vicine ideologicamente, come gli artigiani della Cna. Nel libro ci sono le grandi conquiste come le 150 ore di formazione. «Che ne farete? Studierete il clavicembalo?», chiede polemico il leader della Federmeccanica. «Se sarà il caso perché no?», è la risposta della delegazione sindacale. È il momento della massima forza dei sindacati. Una fase che finirà con la vertenza Fiat del 1980 e la marcia dei 40mila. Sabattini la vive da responsabile Fiom dell’auto nei giorni in cui muore il padre. Un doppio lutto dal quale faticherà a riprendersi. Ma poi ci saranno altre battaglie, altre avventure e altrettante delusioni. Fino al saluto alla sua Fiom. «Se non ci si identifica seriamente con la condizione dei lavoratori non si può fare il sindacalista»