«Rimini a rischio per l’espansione urbanistica»
Fra meno di 10 giorni, saranno passati esattamente 10 anni dal terremoto dell’Emilia del 2012. Dieci anni in cui la terra è tornata a tremare, ma non certo con la stessa intensità. E questa «sicuramente è una buona notizia, per chi abita in Emilia», anche se «è proprio quando le cose vanno bene che cala l’allerta». A spiegarlo è Gianluca Valensise, dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Valensise, come valuta il rischio sismico, in EmiliaRomagna?
«Innanzitutto, una premessa: spesso sento confondere rischio sismico e pericolo sismico, che non sono la stessa cosa. Per intenderci, un terremoto in un luogo disabitato non rappresenta nessun rischio, anche se la zona è spesso soggetta a sismi. Ma se consideriamo, per esempio, la zona di Milano, il discorso cambia. La densità di popolazione e la conformazione della città fanno sì che sia molto a rischio, anche se la probabilità di un evento è bassa, perché anche un terremoto di lieve entità potrebbe fare grossi danni».
E per l’Emilia, dunque, la situazione sarebbe circa la stessa.
«Assolutamente. In più, nella pianura padana, non tutti fanno gli adeguamenti antisismici necessari, perché c’è questa percezione che il terremoto sia un fenomeno di altre zone».
Quali città presentano criticità importanti?
«È un fenomeno diffuso in realtà. Un caso limite, però, è Rimini. L’espansione urbanistica che ha vissuto la città è stata spropositata, e sotto il profilo antisismico il rischio è davvero elevato ora. Non a caso, sindaco e autorità ora corrono ai ripari».