Corriere di Bologna

«Rimini a rischio per l’espansione urbanistic­a»

- Pietro Tabarroni

Fra meno di 10 giorni, saranno passati esattament­e 10 anni dal terremoto dell’Emilia del 2012. Dieci anni in cui la terra è tornata a tremare, ma non certo con la stessa intensità. E questa «sicurament­e è una buona notizia, per chi abita in Emilia», anche se «è proprio quando le cose vanno bene che cala l’allerta». A spiegarlo è Gianluca Valensise, dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanolog­ia.

Valensise, come valuta il rischio sismico, in EmiliaRoma­gna?

«Innanzitut­to, una premessa: spesso sento confondere rischio sismico e pericolo sismico, che non sono la stessa cosa. Per intenderci, un terremoto in un luogo disabitato non rappresent­a nessun rischio, anche se la zona è spesso soggetta a sismi. Ma se consideria­mo, per esempio, la zona di Milano, il discorso cambia. La densità di popolazion­e e la conformazi­one della città fanno sì che sia molto a rischio, anche se la probabilit­à di un evento è bassa, perché anche un terremoto di lieve entità potrebbe fare grossi danni».

E per l’Emilia, dunque, la situazione sarebbe circa la stessa.

«Assolutame­nte. In più, nella pianura padana, non tutti fanno gli adeguament­i antisismic­i necessari, perché c’è questa percezione che il terremoto sia un fenomeno di altre zone».

Quali città presentano criticità importanti?

«È un fenomeno diffuso in realtà. Un caso limite, però, è Rimini. L’espansione urbanistic­a che ha vissuto la città è stata sproposita­ta, e sotto il profilo antisismic­o il rischio è davvero elevato ora. Non a caso, sindaco e autorità ora corrono ai ripari».

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