Corriere di Bologna

«Pio XII temeva Hitler e uno scisma tedesco»

Oggi a Ferrara Kertzer presenta il suo libro sui rapporti tra Chiesa e Reich

- Di Piero Di Domenico

Èstato un lungo lavoro di ricerca condotto in archivi di Germania, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia. Copie digitali di decine di migliaia di documenti con la segreta speranza di avere finalmente accesso anche agli archivi vaticani, le cui porte si sono aperte solo nel marzo 2020. Grazie a papa Francesco, che ha finalmente messo a disposizio­ne le carte secretate relative alle attività di papa Pio XII e della curia durante la Seconda guerra mondiale. È nato così il nuovo libro dello storico americano David I. Kertzer, Un papa in guerra (Garzanti), 720 pagine presentate per la prima volta oggi alle 17 al Meis di Ferrara, in via Piangipane 81. Prima di essere pubblicato negli Usa e poi anche in tedesco, spagnolo e cinese. Premio Pulitzer nel 2015 nella categoria biografie per Il patto col diavolo. Mussolini e Papa Pio XI, Kertzer è docente di Italian Studies alla Brown University. Figlio di un rabbino americano arrivato come cappellano con gli alleati che liberarono Roma, ha passato lunghi periodi a Roma e Bologna. Compresi i suoi inizi accademici, con una tesi di dottorato in Antropolog­ia Sociale sui rapporti tra politica e religione in un quartiere popolare di Bologna.

Professor Kertzer, cosa ha scoperto che già non si sapesse?

«Le novità sono tante, per esempio la pressione esercitata sul Vaticano da Hitler, scontento degli ultimi mesi di Pio XI, che aveva denunciato le persecuzio­ni verso la Chiesa cattolica. Dopo più di 50 anni si è saputo che Filippo d’Assia, marito di Mafalda, figlia del re d’Italia Vittorio Emanuele III, aveva fatto per due anni la spola per negoziare tra il Papa e Hitler».

E poi?

«Ora è anche più chiaro il ruolo della Chiesa italiana nel convincere i cattolici italiani a partecipar­e alla guerra con Hitler. Gli italiani non amavano i nazisti e convincerl­i a rischiare la vita per far vincere Hitler non è stato facile. Con il doppio gioco del Papa, che voleva un’immagine neutrale per non offendere i cattolici americani».

Una parola definitiva sulle responsabi­lità di Pio XII?

«Forse per l’opinione pubblica, mentre non nutro speranze per gli apologeti di Pio XII a cui le prove non interessan­o. Quando ho pubblicato i primi risultati delle mie ricerche nell’agosto 2020 su una rivista americana, l’Osservator­e Romano ha attaccato il mio saggio. D’altra parte c’è stato un investimen­to enorme sulla figura eroica del Papa durante la guerra».

Lei come se lo spiega? «Per me, da straniero, fa parte di un negazionis­mo del ruolo dell’Italia tutta nella Seconda guerra. Gli italiani non si vogliono vedersi come alleati di Hitler, c’è stata una rimozione».

Quali erano i rapporti tra

Pio XII e Hitler?

«Il Papa era intimidito da Hitler, non si può dire che fosse filonazist­a ma non voleva inimicarsi i cattolici tedeschi e aveva paura di uno scisma. E poi risentiva della presenza per secoli dell’antisemiti­smo nella dottrina della Chiesa, non ha mai protestato per le leggi razziali».

Nel 1997 lei ha scritto un libro sul caso Mortara, il bambino ebreo che a Bologna venne rapito per conto di Pio IX e allevato in Vaticano. Spielberg aveva lavorato a un progetto dal suo libro, ma ora il film lo farà Marco Bellocchio.

«È una faccenda un po’ delicata. In realtà non è vero che Spielberg ha rinunciato al progetto, anche se 5 anni fa sembrava già tutto pronto. Bellocchio non ha mai chiamato né Spielberg né me per parlare del suo progetto. Il suo sarà un altro film, ma il progetto di Spielberg è stato solo rinviato».

Papa Francesco ha appena nominato monsignor Zuppi alla guida della Cei.

«Io posso solo dire di essere grato a Bergoglio per aver aperto gli archivi, altri prima di lui avevano parlato di confronto con il passato ma poi ci sono voluti 50 anni».

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Volti e storia A sinistra Pio XII; dall’alto l’autore premio Pulitzer David L. Kertzer, che oggi sarà a Ferrara, la copertina del suo nuovo saggio e Steven Spielberg, che dovrebbe realizzare un film sul caso Mortara
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