Il calcio, l’amore e le nostre cellule
Iragazzini lo dileggiavano come un traditore, schernendolo con epiteti irripetibili. Il pedagogo che è in me voleva prima ammonirli, poi rabbonirli dicendogli quello che sempre Borges scrisse nel racconto Tre versioni di Giuda: perché si potesse compiere la Resurrezione un traditore doveva esserci e le scritture assegnarono quel ruolo ingrato proprio al povero Giuda. Infatti, cos’è uno scudetto dopo undici anni di pianto e stridore di denti, se non una resurrezione? In amore il tradimento è necessità, non caso. Ho però taciuto, mi avrebbero preso per pazzo.
Credevo d’ aver visto in quei piccoli milanisti dei piccoli diavoli fino a quando il giorno dopo non ho letto le parole di Pupi Avati, non solo un grande regista, ma un fine intellettuale (il suo ultimo romanzo è una delle più belle cose scritte intorno alla ricorrenza dantesca) e un sublime affabulatore. Cosa ha detto Pupi Avati, l’uomo a cui portavo il caffè in camera quand’ero barista a Rimini e spiavo il suo comodino traboccante di libri di ogni genere? Ha detto che vedendo le lacrime di Çalhanoglu ha goduto tantissimo, mentre ha pianto di gioia al terzo gol del Milan. Quindi è vero: un uomo felice che ha letto e riletto tutta la Commedia – non un ultras frustrato e illetterato- prova gli stessi sentimenti di un ragazzino fermo al Diario di una schiappa. Solo l’amore può saltare così le generazioni e le culture. Pupi Avati ha infine detto di amare l’allenatore del Milan, ex allenatore del Bologna, Stefano Pioli. Come lo capiamo: Pioli ha qualcosa di mistico senza sembrare troppo pio, ha solo parole di vita tanto che se ci fosse un Vangelo del calcio - tecnico e morale- lui sarebbe il Maestro di 11 apostoli fedeli più un dodicesimo, il traditore Giuda l’Iscariota. Era scritto. Dobbiamo quindi avere pietà e vegliare tutti i siliquastri di Milano, perché nessun turco contrito vi si appenda. La stessa pietà che ha avuto il cielo per Ionut Radu, il portiere che con una papera causò la sconfitta dell’Inter al Dall’Ara; sarebbe finito nell’inferno dei viventi se il Milan, superando l’Inter con due punti di scarto, non avesse reso il suo errore ininfluente.
Biochimici, cardiologi e neurologi sono d’accordo: non c’è cellula del corpo capace di vivere senza calcio. Senza il calcio dei bambini che fummo e sempre siamo nel sole di un prato verde, il nostro cuore sarebbe rachitico, incapace di un solo passo e di una sola passione.