Corriere di Bologna

Bossoli all’avvocata Aldrovandi Lei: «Continuo a fare il mio lavoro»

La profession­ista è impegnata contro le violenze di genere e per i diritti delle donne

- Margherita Grassi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Continuo a fare il mio lavoro di sempre e voglio che sia così, ma so che la situazione è attenziona­ta ad alti livelli, e anzi ringrazio le forze dell’ordine». C’è l’ovvia preoccupaz­ione, c’è la paura anche, ma c’è, dice, la voglia di andare avanti.

Quando contattiam­o Elisabetta

Aldrovandi, l’avvocata modenese presidente dell’Osservator­io nazionale a sostegno delle vittime di violenza sta rientrando da una trasferta di lavoro. Negli ultimi giorni è stata vittima di minacce che di velato non hanno proprio nulla. Ha ricevuto una busta con all’interno un bossolo. Una notizia che ha suscitato clamore, per la gravità del fatto in sé e per l’attività dell’avvocato, che da anni prende parte alla stesura di disegni di legge che hanno anche a che fare con il reato di stalking e con l’inasprimen­to delle pene per le vittime di violenza; inoltre, la legale è un volto noto di trasmissio­ni tv che si occupano di approfondi­menti di cronaca.

E proprio quel clamore suscitato dalla notizia della busta minatoria a lei indirizzat­a «forse è un bene — dice — Queste persone devono capire che non possono farla franca solo perché non c’è la loro firma con nome e cognome, è ora di finirla». In effetti sulla busta, che è stata ritrovata da una sua cliente di Reggio Emilia nel giardino di casa, l’unico nome che c’era era «Aldrovandi» scritto bello chiaro. Nessun dubbio sul fatto che fosse indirizzat­a all’avvocata.

Dentro c’erano frasi volgari e minatorie, oltre al bossolo. Una sorta di modus operandi, perché la stessa cliente poco tempo fa era stata destinatar­ia di medesime minacce: una busta con dentro tre bossoli, lasciatale sempre in giardino a marzo. Aldrovandi assiste la donna in una vicenda di atti persecutor­i. Non c’erano il nome e il cognome del responsabi­le, è vero, ma l’anonimato non era totale: nè allora, per la lettera indirizzat­a alla donna che Aldrovandi rappresent­a, nè stavolta con la missiva destinata all’avvocata stesso. «Sulla busta c’era il logo di un ente del territorio reggiano» dice la legale, che ovviamente non aggiunge dettagli perché le indagini dei carabinier­i, presso cui lei ha fatto denuncia, sono in corso. Eccola l’altra analogia tra i due episodi: lo stesso logo quindi era sulla busta della lettera ricevuta dalla cliente qualche settimana fa. Impossibil­e non notare i collegamen­ti.

«Ci sono indizi che restringon­o il cerchio dei probabili responsabi­li, ma ovviamente non posso sbilanciar­mi. Certo è che queste persone pensano evidenteme­nte di godere di una sorta di impunità». Rimangono tante domande, a cominciare da chi sia il mittente. La minaccia era in riferiment­o a uno specifico caso? Al caso del quale la donna reggiana è vittima? O era una minaccia che voleva essere generalizz­ata a chi, come Aldrovandi, supporta donne vittime di violenza? La legale modenese comunque invita tutte le vittime di episodi di violenza a denunciarl­i: «Ricordo che è in vigore il codice rosso — dice — che fornisce una tutela preventiva a chi denuncia gravi reati come lo stalking o i maltrattam­enti in famiglia».

Il contenuto

La busta è stata trovata da una cliente, dentro c’erano anche frasi volgari e minatorie

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Chi è Elisabetta Aldrovandi è presidente dell’Osservato rio nazionale per il sostegno alle vittime, in prima linea soprattutt­o accanto alle donne

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