La mia canzone di Vasco
Ottantaseimila biglietti venduti, in scaletta i successi e i nuovi brani per due ore e mezza di musica Quattro scrittori, il brano del cuore: da Avallone a Oliva, da Bartoletti a Rigosi
L’attesa è quasi finita. Domani alle 21 Vasco Rossi torna all’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola. Sold out da mesi, l’autodromo aspetta la carica degli 86mila che hanno strappato un biglietto per la notte magica col Komandante. Il live durerà circa due ore e mezza e in scaletta ci saranno brani storici e i nuovi pezzi tratti dall’ultimo album Siamo qui. Si inizia con XI Comandamento, si chiude con Albachiara. Abbiamo chiesto a quattro fan eccellenti di raccontare il loro rapporto con le canzoni di Vasco.
«Una delle protagoniste del mio ultimo romanzo, Un’amicizia, non sarebbe esistita se non ci fosse stato lui e la sua Sally, è a questa figura immaginaria e meravigliosa che si ispira lei. Tant’è che a un certo punto, sempre nel libro, si mette a cantarla». Parole di Silvia Avallone, scrittrice di successo cresciuta con la colonna sonora del Blasco. «Mi piace tantissimo la sua musica, la scoprii da ragazza e non l’ho più abbandonata. Mi ha accompagnata per anni nel mio andirivieni fra la provincia e Bologna, mentre sognavo il mio futuro che poi la città in qualche modo mi ha consentito di realizzare». L’omaggio è venuto da sé. «Non potevo non inviargli una copia del libro con tanto di dedica, spero l’abbia gradito».Niente concerti per Silvia, «non mi trovo bene nei posti molto affollati e i suoi live lo sono eccome». C’è un però. «Un giorno però l’ho incontrato e abbracciato. A Zocca, alcuni anni fa in occasione di un premio letterario dedicato ai giovani scrittori. Era lì, gentile con tutti, ascoltava e dialogava amabilmente: uno sguardo dolcissimo, ricordo i suoi occhi, mi ha rapita». Non c’è bisogno di chiederle qual è la sua canzone preferita. «Ogni volta che ascolto Sally ho la pelle d’oca: è di una verità sconvolgente. Ogni frase colpisce nel segno. “La vita non è tutta persa…” è veramente letteratura e poesia insieme. Vasco ha questo talento di raccontare esattamente e con estrema semplicità gli affetti più complessi della vita, quanto è difficile vivere, quanto ne vale la pena, quanto è normale cadere e sbagliare eppure in quegli errori ci sei tu, con la tua forza».
Meno esperto, ma ugualmente
affascinato anche il giallista Giampiero Rigosi, «come fa a non piacere Vasco!? Me lo ricordo nei primi anni ’80 quando a notte fonda oppure all’alba usciva dalle sale prove con la band al Meloncello
(in quel periodo abitava lì ndr) dove mio padre aveva la scuola guida: zone che peraltro metto spesso nei miei romanzi. Già lo ascoltavo, ma non lo fermai mai, e dire che magari all’epoca forse
sarebbe stato lì a parlare con me, ma erano altri tempi, basta pensare che Guccini intitolò un album con l’indirizzo di casa sua», certo, via Paolo Fabbri 43. «Ho visto un solo concerto, primi anni ’80 al Parco Nord, ricordo tanta tanta energia». Vasco, musicista e paroliere, «in alcuni versi trovi squarci di verità sulla vita. Una cosa che mi ha sempre colpito è la sua capacità di mettere insieme tonalità diverse: lo sguardo ora amaro e malinconico, ma anche ironico,
I suoi testi sono letteratura e poesia insieme. Ha questo talento di raccontare esattamente e con semplicità la complessità della vita
saper cogliere la disperazione e poi la felicità, la follia e l’autodistruzione e il riemergere. Insomma, non usa un solo registro, la sua sensibilità è vasta. Potrebbe pubblicare un libro con tutti i versi che ha scritto, sarebbe molto bello». Transgenerazionale. «La sua grandezza, stupefacente. Parla ancora ai giovani, nonostante la sua vita sia molto cambiata, e li rapisce. Ha delle antenne sensibilissime». E le sue canzoni? «Molto legato alle prime, come Jenny è pazza, ma forse quella più di riferimento è Vita spericolata, uscita quando ero adolescente e anche la mia vita… un po’ lo era. Ora siamo entrambi più tranquilli, io vivo in campagna, scrivo, faccio l’orto».
Affiorano nello stesso periodo i ricordi di Marino Bartoletti, giornalista, scrittore, fra i massimi esperti di musica italiana. «È comparso nella mia vita al Festival di Sanremo dell’82 con Vado al massimo. Impressione? Di perplessità: non fu facile giudicarlo, fu un’edizione strana in cui vinse Storie di tutti i giorni e seconda arrivò Felicità: Riccardo Fogli e Albano & Romina da una parte e Vasco e Zucchero dall’altra (ultimo e penultimo ndr) era difficile capire in che mondo stavamo vivendo. Però lo studiai per scoprire cosa c’era in quel tipo strano e in un attimo compresi che era un genio della musica». La canzone di Bartoletti a Sanremo la cantò l’anno dopo. «Vita spericolata è la canzone che mi rappresenta di più. Spero che continui a rappresentarmi, nel senso che Enzo Ferrari diceva che “la vita va vissuta come una competizione” e a me piace farlo ancora e se ci penso loro due sono nati a pochi chilometri di distanza e mi piace pensare che ci sia qualcosa nell’aria fra i due». Tante volte ai suoi concerti, «ma purtroppo non sabato a Imola essendo al seguito del Giro d’Italia, ma… va bene così, direbbe lui».
«Ragazzi» spericolati, ragazze immerse in Sally. Dopo l’Avallone, Marilù Oliva. Anche lei nel suo libro Biancaneve nel ‘900, dove affronta tematiche femminili, cita Sally. «Non solo, proprio oggi a scuola ho approfondito coi miei allievi di terza liceo quel testo sottolineando quanto sia un poeta Vasco. Erano stupiti del mio entusiasmo, ma d’altronde sono cresciuta coni suoi pezzi, i suoi dischi, i suoi concerti, le canzoni a memoria. Fra l’altro alla fine degli anni ’80 lo vedevo spesso alla Buca delle Campane dove andavo con un’amica fidanzata con uno dei suoi musicisti: diciamo che erano molto allegri». Tolta Sally, il brano di Marilù è Portatemi Dio, «ai confini della filosofia, un testo coraggioso e profondo».