Le lacrime del papà «Ha voluto lui Bologna io non ero d’accordo E a scuola ha tutti 9»
PADOVA Diciassette anni da compiere il prossimo 3 luglio, un futuro a cinque stelle di fronte a sé e il pianto a dirotto di martedì sera per la commozione. Il calcio, a volte, sa regalare emozioni fortissime, come quelle che ha riservato al Bologna nella finale scudetto Under 17. Sotto di due gol con la corazzata e superfavorita Inter, i rossoblù hanno firmato il ribaltone e il 3-2 finale, in cui la vetrina se l’è presa un ragazzo prodigio, uno che con i piedi ci sa fare e che ha una testa che può portarlo lontano. Parliamo di Lorenzo Menegazzo, classe 2005, che alle soglie dei 17 anni ha incantato Ascoli con le sue prodezze. Prima con un tocco da due passi su un perfetto cross di Diop, quindi con un gran destro in diagonale dopo un esaltante tunnel in area. «Campioni d’Italia», l’unica concessione consegnata ai social dal centrocampista padovano, nato all’ospedale di Camposampiero, ma originario di Cittadella: «E questo vorrei che lo scrivesse chiaramente — spiega papà Gianluigi mentre lo intercettiamo sulla A14 fra una galleria e l’altra — il più vicino ospedale è a Camposampiero, ma noi abitiamo e abbiamo sempre abitato a Cittadella. Lorenzo, come noi, è di Cittadella e al Cittadella è grato prima di qualsiasi altro per questo risultato eccezionale. Lo ammetto, sono scoppiato a piangere martedì dopo il secondo gol. Per un padre vedere un figlio decidere una finale scudetto dopo tanti sacrifici è qualcosa di impagabile».
Il Cittadella, si diceva, è stato il suo trampolino di lancio prima del passaggio al Bologna. Una decisione che Lorenzo ha preso anche contro il volere della sua famiglia, che per lui immaginava altre soluzioni: «Posso confermarlo — sorride Gianluigi Menegazzo — quando arrivarono le prime offerte e fra queste c’era anche quella del Bologna, io avrei voluto che prendesse altre strade. Quali? Preferisco non dirle, perché tanto parliamo di qualcosa che non si è realizzato. Posso però dire che Lorenzo si è imposto su tutti, quando ha saputo dell’interesse del Bologna. Mi ha detto: “Papà, loro mi vogliono veramente, non sarò uno dei tanti”. E così è stato: Daniele Corazza è stato veramente bravo, ha insistito nella maniera giusta, ascoltando il suggerimento di Davide Caprari, passato poi al Torino. La serata di Ascoli può cambiare la carriera di Lorenzo, adesso vediamo cosa succederà».
Se esultano sotto le Due Torri per un campioncino che lascia il segno, anche a Cittadella applaudono l’impresa di Menegazzo: «La cosa più bella — spiega il responsabile del settore giovanile Cristian Lagrotteria — è che sta emergendo un ragazzo che ha la testa sulle spalle e una famiglia attorno che lo aiuta ad emergere nella maniera giusta. È importantissimo, per un giovane calciatore, avere una rete di persone accanto a sé per diventare qualcuno. Sono felice della sua esplosione, è un centrocampista che ha testa, gamba e una bella visione di gioco. Ha possibilità concrete di emergere nel calcio che conta, adesso tocca a lui perché il nostro lo abbiamo fatto. E ogni ragazzo che esce dal Cittadella, sa che, nel caso in cui non riesca ad emergere, qui le porte per lui sono sempre aperte».
Una famiglia di calciatori, quella di Menegazzo. Altri due fratelli giocano nelle giovanili del Cittadella, lui è stato assecondato in tutto e per tutto nelle sue decisioni: «Si è trasferito a Bologna — racconta papà Gianluigi — e ha voti ottimi a scuola, sopra la media del 9 al Liceo Scientifico Sportivo. Ogni tanto ha in premio il lunedì e torna a trovarci in treno. È perfettamente inserito nella vita della squadra e fa tutto quello che gli viene chiesto. Ora spero davvero che si apra una fase nuova per lui. Questi due gol magari attireranno le attenzioni di qualche squadra importante, ma prima di tutto il suo obiettivo è quello di arrivare in prima squadra al Bologna. Abbiamo avuto due fortune: la prima è di aver trovato il Cittadella, che ha fatto di tutto per aiutarlo, la seconda è di aver scelto i colori rossoblù».