Mogol racconta Mogol «Le canzoni di Battisti fanno bene all’anima»
«Ovviamente si eseguiranno le mie canzoni, ma la maggior parte le ho scritte parlando della mia vita». La frase ad hoc per l’incontro di domani sera «Mogol racconta Mogol» alla Rocca Medievale di Pieve di Cento (ambito Entroterre Festival) potrebbe essere «Il mio mestiere è vivere la vita». Che non è solo un verso di Una donna per amico, stampato nel nostro immaginario insieme a mille altri versi, ma anche il titolo dell’autobiografia che uscì per i suoi 80 anni. I racconti di Giulio Rapetti Mogol sono accompagnati dalla voce di Monia Angeli, da Stefano Nanni al piano e Riccardo Cesari alla chitarra. Il ricavato sarà devoluto alla Casa dei Risvegli Luca De Nigris (21.30, info entroterra.org).
Maestro, che serata sarà? «Quando scrivevo cercavo di capire il senso della musica e cosa stava dicendo, quindi il tema è la mia vita. Ma il tentativo è anche quello di far cantare la gente».
Anche lei canterà?
«Certo. Ero l’uomo più stonato del mondo, ma esercitandomi sono diventato intonato. C’è chi dice che non imparerà mai. Sbagliato. E cantare fa bene alla salute. A proposito, le anticipo il progetto più importante della mia vita: la prevenzione primaria».
Ci dica.
«Abbiamo tutto all’interno della Rinascita. In questo luogo tra i boschi prima di tutto ci si depura dalla tossicità. Quando i sistemi sono integri è impossibile ammalarsi. Sarà la mia eredità spirituale. Ho 86 anni, se non li dimostro è perché vivo da dieci anni con questi principi».
Con rispetto per la prevenzione primaria, quando si parla di testamento spirituale si pensa alle sue canzoni…
«Questo è vero. E sono tutte mosse da passione. La passione è salute».
Se dovesse consigliare le sue canzoni più benefiche, quali citerebbe?
«Un noto musicoterapeuta mi ha detto che le canzoni interpretate da Battisti hanno 432 Hertz di frequenza, l’ideale per il benessere, la pace, l’energia dell’uomo. Per questo le persone cantano così facilmente i motivi di Battisti»
Motivi i cui testi li scriveva Mogol, autore e non paroliere, termine che ha sempre rifiutato…
«Ne faccio una questione di rispetto. Il paroliere fa un altro mestiere. Fa la settimana enigmistica: verticale, orizzontale e così via».
Se dovesse togliere il nome di Battisti, come racconterebbe la sua vita?
«La racconterei attraverso le altre collaborazioni: Cocciante, Lavezzi, Mango, Celentano, Gianni Bella… Ho avuto 151 successi, di queste 75 “solo” sono di Battisti».
Ha scritto con Lavezzi «Vita», per Morandi-Dalla. «Doveva intitolarsi Cara, ma erano in due e mi dissero “Cara io ti credo” non la possiamo cantare. “Cantatela come volete”, risposi. Era dedicata a una persona che conoscevo».
Sempre a proposito di salute, come sta la canzone d’autore italiana?
«Abbiamo diplomato 3 mila persone al Cet, la nostra scuola. Dal mio punto di vista la vedo bene».