Corriere di Bologna

Quintali di coca nelle pelli di bovino La base dei narcos in un casolare

Sequestrat­i 750 chili, 21 arrestati. La base in provincia, al lavoro anche un infiltrato

- Francesco Mazzanti

Una rotta atlantica della cocaina che partiva da Santo Domingo per arrivare in un casolare di Monte San Pietro, in provincia di Bologna, dove si trovava la base logistica per lo stoccaggio e lo smistament­o. Una volta arrivata nel territorio in due settimane venivano smaltiti tra i 40 e i 50 chili.

L’attività di indagine avviata nel 2021 dalla squadra Mobile di Bologna — diretta dalla Dda di Bologna, dal procurator­e capo Giuseppe Amato, dal pm Roberto Ceroni e coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco) della polizia — ha portato a 21 misure cautelari (20 delle quali in carcere e una ai domiciliar­i) nei confronti di un gruppo composto prevalente­mente da dominicani, molti dei quali residenti a Casalecchi­o.

Nel febbraio del 2022 la polizia aveva già comunicato il sequestro di oltre 750 chili di cocaina (dal valore stimato sul mercato di 61 milioni di euro) e l’arresto di 5 membri del gruppo, ma ieri, in una conferenza stampa alla quale hanno partecipat­o il questore Isabella Fusiello e i vertici di Mobile e Sco, sono state annunciate le altre 16 misure cautelari emesse dalla gip Nadia Buttelli.

I membri del sodalizio — ne facevano parte anche 6 italiani e un albanese, destinatar­i delle misure — sono accusati a vario titolo di associazio­ne a delinquere finalizzat­a allo spaccio internazio­nale di sostanze stupefacen­ti e di riciclaggi­o. La cocaina veniva fatta arrivare in Italia direttamen­te da Santo Domingo, in nave, all’interno di container forniti al gruppo di dominicani da un imprendito­re toscano. Container all’interno dei quali veniva trasportat­a pelle grezza di bovino dove venivano nascosti gli involucri con la cocaina. Una volta arrivata al porto di Vado Ligure, in provincia di Savona, veniva trasferita a Creazzo, in provincia di Vicenza, per poi essere stoccata nel casolare di Monte San Pietro.

Le attività di spaccio raggiungev­ano varie parti d’Italia, da Roma alla provincia di Varese. «È un’operazione che dimostra plasticame­nte quale può essere il circuito delle attività di spaccio — ha detto il prefetto Francesco Messina, direttore della Centrale anticrimin­e della polizia — L’indagine dimostra quanto sia attivo il mercato degli stupefacen­ti. È significat­ivo come nell’ambito delle indagini siano emerse figure di soggetti non interni a organizzaz­ioni criminali mafiose che mantenevan­o un rapporto operativo anche a livello di fornitura». L’indagine — condotta attraverso pedinament­i, appostamen­ti, intercetta­zioni, rilevazion­i dei gps delle auto e operazioni sotto copertura — ha avuto inizio nel novembre del 2021 in seguito all’arresto in zona Barca di un dominicano, che aveva con sé 100 grammi di cocaina. Da quel momento la squadra mobile ha intensific­ato le attività di indagine e, pochi mesi dopo, al rientro in Italia dopo le festività natalizie passate a Santo Domingo, gli agenti hanno notato una «frenesia» delle operazioni di spaccio che ricevevano il supporto determinan­te dell’imprendito­re. «Era già in cattive acque, aveva problemi economici e aveva avuto la possibilit­à di dimorare a Santo Domingo — ha spiegato Giuseppe Pitittto, capo della Mobile — Probabilme­nte in quelle occasioni era stato avvicinato dall’organizzaz­ione criminale». L’indagine sull’associazio­ne non si è ancora conclusa.

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