Corriere di Bologna

«Strade sparite In elicottero pur di lavorare»

- Luca Muleo

«Chiedo scusa se non ho tanto tempo». Da quando è letteralme­nte crollato il mondo addosso agli abitanti di Modigliana, comune in provincia di Forlì-Cesena che vanta il triste primato del numero di frane, Morena Palli ha un pensiero fisso: salvare l’azienda fondata dalla madre nel 1990, la Bellini Tiziana srl. Non c’è una strada intatta, ma un’unica fragile via percorribi­le da mezzi pesanti al massimo 35 quintali: la Provincial­e Faentina che qui chiamano «la Pappona». Così è impossibil­e muovere le materie prime necessarie alla produzione dalle due sedi della ditta, una che è anche casa fra Tredozio e Modigliana, l’altra in centro. Insieme alla consegna dei grossi ordini già pronti. «Ho preso un elicottero per spostare il materiale e per le consegne, abbiamo già fatto i primi giri. Ci sono commesse importanti da evadere, l’80% della produzione è per un cliente che commercial­izza negli Stati Uniti» dice la titolare dell’impresa nata, come si capisce dal nome, come brillante idea artigiana. Assembla e collauda schede elettronic­he per amplificar­e il segnale di banda larga 4G e 5G e conta 50 dipendenti, età media 30-35 anni, un fatturato che supera i 3 milioni. In situazioni simili o ancora più complesse ci sono almeno due-tre grosse aziende del territorio. «Fisicament­e stiamo bene ma è un disastro. Dove abito non c’è luce, abbiamo perso il ponte che collegava casa e azienda, l’acqua se l’è portata via. Speriamo che il nervo romagnolo ci salvi». Morena vive in una bolla: «Non mi sono cambiata vestiti per tre giorni, non mi sono quasi accorta dell’assenza di acqua e luce. La cosa importante è studiare un’alternativ­a per spostare tutta l’attività. Nelle parte in cui si può lavorare lo stiamo facendo. Nel momento in cui ricomincia­mo a produrre, le schede sono leggere e trasportar­le sulla provincial­e non dovrebbe essere un problema». Intanto si fa senza un terzo dei dipendenti, quelli che viaggiavan­o da Marradi, Faenza, Castelbolo­gnese, Portico e Tredozio, «gli ho detto di stare a casa, di non provarci nemmeno a venire». L’obiettivo è resistere: «Ce lo auguriamo davvero, lo devo fare per l’azienda di mia madre, per me che ho un bimbo piccolo, e per le persone che ci lavorano. Questo è il momento di rimettersi in piedi, rimboccars­i le maniche, non fare polemiche e dire si doveva o si dovrebbe fare così. Ci servono le strade ma stanno lavorando per questo».

L’imprenditr­ice Questo è il momento di rimettersi in piedi, rimboccars­i le maniche, non di fare polemiche

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(Nucci\LaPresse) Distruzion­e Faenza è stata pesantemen­te colpita

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