Boochani alle Serre La parola ha il potere di cambiare il mondo
Dopo le intimidazioni e l’arresto di alcuni dei suoi colleghi giornalisti da parte della polizia, nel 2013 Behrouz Boochani era scappato dall’Iran e aveva cercato rifugio in Indonesia, tentando di raggiungere l’Australia via mare. La barca era stata però intercettata dalle autorità e Boochani era rimasto bloccato a Manus, in Papua Nuova Guinea, nel centro di detenzione a cui l’Australia si appoggiava per fermare i migranti in attesa dell’esame delle domande di asilo.
Il giornalista e poeta curdo iraniano è così rimasto per anni in mezzo al Pacifico, avviando però un’intensa campagna di denuncia della politica anti-migratoria e delle umiliazioni alle quali venivano sottoposti i rifugiati. Attraverso articoli, documentari e il libro Nessun amico se non le montagne (Add), digitato in farsi su un cellulare e mandato nell’arco di più di un anno a un amico che lo traduceva poi in inglese. Un romanzo autobiografico che racconta sei anni di carcere e di esilio, tradotto in tutto il mondo. Tanto che a Boochani in Italia è stato conferito anche il «Premio Anna Politkovskaja» per il giornalismo. Dalla prigione è riuscito anche a mandare di nascosto brevi video che sono poi confluiti nel lungometraggio Chauka, Please Tell
Us the Time del regista Arash Kamali Sarvestani. Solo nel 2020 Boochani ha ottenuto lo status di rifugiato in Nuova Zelanda. Subito dopo la liberazione aveva dichiarato al Guardian: «Voglio solo essere in un luogo dove sono una persona, non un numero, non etichettato come rifugiato».
Il 40enne Boochani, laureato a Teheran in Scienze politiche, oggi arriva a Bologna per
raccontare la sua incredibile storia, alle 18.30 alle Serre dei Giardini Margherita. In dialogo con Pierluigi Musarò di Unibo, per il festival «Chi ha paura del futuro?». «Dopo anni di lotte — aveva detto Boochani quattro anni fa ricevendo il più importante premio letterario australiano, il “Victorian Prize” — contro un sistema che ha completamente ignorato le nostre identità, sono felice che si sia arrivati a un momento che dimostra come le parole abbiano ancora il potere di sfidare i sistemi e le organizzazioni disumane». Per poi aggiungere, precisando di non essere certo un idealista o un sognatore: «Ho sempre creduto nelle parole e nella letteratura. Sono convinto che la letteratura abbia il potenziale per provocare cambiamenti e per sfidare le strutture del potere. La letteratura ha il potere di darci la libertà. Sì, è così. Sono chiuso in prigione da anni, ma la mia mente non ha smesso di produrre parole che mi hanno portato oltre confini, oltreoceano, in luoghi sconosciuti. Le parole sono più potenti delle sbarre del luogo in cui mi trovo, di questa prigione».
A fine 2021 il governo australiano ha siglato un’intesa per porre fine all’utilizzo dell’isola di Manus come centro di detenzione fuori dai suoi confini per i richiedenti asilo giunti via mare. Alle Serre la serata proseguirà alle 20 con un incontro con Add Editore, che ha pubblicato il libro di Boochani.