Pressing per Bonaccini commissario
Appello dal territorio: fare presto. E Zaia: storicamente lo fanno i presidenti di Regione
Il numero uno di Viale Aldo Moro ha dalla sua la premier, ma non il segretario della Lega Salvini
«Io non entro nel merito, compete al Consiglio dei ministri. Storicamente è sempre accaduto che lo fanno i presidenti di Regione. Dopodiché non compete a me la nomina». L’assist a Stefano Bonaccini è arrivato da un amico di lunga data, il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia. La Lega, ormai non è più un mistero, è il partito di maggioranza che più di tutti sta osteggiando la nomina del governatore a responsabile della ricostruzione. Salvini, del resto, con Bonaccini ha un conto aperto che risale almeno alle ultime Regionali. Non è un caso che siano arrivate proprio dalla Lega le critiche più pungenti al modello Emilia all’indomani dell’alluvione. «Non è importante il nome di Bonaccini come commissario per la ricostruzione, ma un modo di lavorare, quel modello del terremoto dell’Emilia ha funzionato bene. Il problema non è il nome ma come si vuole lavorare», ha detto il diretto interessato, uscendo da Palazzo Chigi dopo l’incontro con la premier Meloni. Il governatore ha auspicato «entro qualche settimana» la nomina del responsabile della ricostruzione. Il governatore, dice chi gli è vicino, non è andato a Roma a fare il piazzista di se stesso.
La questione, l’ha ribadito, non è il nome ma la sostanza. «Noi abbiamo proposto un modello, che è quello del sisma del 2012», ha sottolineato Bonaccini. Tra l’altro, al termine della conferenza stampa per illustrare i dettagli del provvedimento, il governatore e il presidente del Consiglio sono rimasti da soli a fare due chiacchiere. Un segnale di confidenza che potrebbe lasciare intendere un diverso orientamento della premier rispetto a Salvini. Decide Meloni e a quanto pare la premier non ha fretta. Si vedrà. Di certo, a Roma il governatore ha portato un sistema intero che chiede il commissario: Confindustria, Confapindustria, Cna, Confartigianato, Confesercenti, Confcommercio, Agci, Legacoop, Confcooperative, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Copagri, Cuper, Cgil, Cisl, Uil, Ugl e pure le banche dell’Abi. Tutte hanno chiesto la nomina al più presto. Ed è chiaro che il candidato naturale per i corpi intermedi dell’Emilia-Romagna sia Bonaccini. A dare la misura dello scontro in atto è stato il capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari ricordando che «sono le parti sociali dell’EmiliaRomagna a chiedere la nomina tempestiva di un commissario straordinario. E se ciò non avviene bisogna che si spieghi a loro perché. Ma non perché a Salvini non sta simpatico Bonaccini, perché altrimenti cade il fair play istVaccari: ituzionale». Per il deputato sostenitore di Schlein al congresso «qui qualcuno pensa già a gennaio 2025, alle elezioni regionali, e vuole mettere in campo una strategia per la quale potrà dire: “Come sono stato bravo io”. Se è questa la strategia, allora ci comportiamo di conseguenza». Come dire che sul commissario si può consumare il primo vero grande scontro sull’alluvione.
Il Pd fa quadrato
Vaccari: «Se ciò non avviene bisogna che si spieghi perché. E non perché a Salvini non sta simpatico Bonaccini»
Non è importante il nome, ma un modo di lavorare, quel modello del terremoto dell’Emilia ha funzionato bene