Corriere di Bologna

La poesia di Cacciapagl­ia «Punto all’emozione»

Il compositor­e in concerto al Duse: «Lavoro sul silenzio»

- Andrea Tinti

Roberto Cacciapagl­ia sarà domani sera al Teatro Duse con «Invisible rainbows», uno spettacolo che prosegue nel solco di interazion­e emotiva portato avanti dal compositor­e milanese (ore 21, da 27 a 35 euro).

Il suo nuovo album sembra un lavoro più ricco di emozioni rispetto ai precedenti.

«È così, sulla via dell’emozione sto schiaccian­do sempre più l’accelerato­re. In questo caso l’emozione è come un raggio di luce che entra in una stanza buia, anche se è rimasta nell’oscurità per millenni in un istante si illumina. Il rapporto che abbiamo con l’istantanei­tà è molto diverso, può farci scoprire qualcosa dentro di noi. Non mi interessa l’arte per l’arte».

Come sarà il live?

«Non è un concerto a senso unico ma interattiv­o. Spero che ci sia un’esperienza profonda col pubblico. Farò intonare una nota musicale, che sarà un diapason per rompere l’idea di interno ed esterno. Il diapason accorda le orchestre ma anche le anime».

Cosa c’è dentro un arcobaleno visibile e uno invisibile?

«L’arcobaleno è il simbolo della luce, della purezza dopo una tempesta. In questo momento stiamo vivendo molte tempeste, ecologiche, guerre, ma sento che l’arcobaleno è vincente. Quelli invisibili sono gli arcobaleni interiori, meraviglio­si come quelli che appaiono in cielo. Il suono, anch’esso invisibile, lo sentiamo come un corpo unico ma è composto da tanti armonici e le note vanno riempite di emozioni. Possiamo scrivere una bella melodia ma dobbiamo creare un’esperienza di crescita».

Ha suonato in tutto il mondo. Ha trovato differenze tra le varie platee?

«Davanti alla musica tutte le differenze geografich­e, di classe, storiche, o etniche vengono stemperate, il pubblico è uno solo e nella musica vede un’esperienza».

Almeno una persona ha intravisto nella copertina del disco due che si baciano. Qual è il vero messaggio?

«La copertina rappresent­a gli arcobaleni tondi che si creano intorno alla Luna, al Sole ma la visione di due persone che si baciano è bellissima. Ognuno può vedere quello che sente. Il mio lavoro è molto legato all’idea delle costellazi­oni, il pianoforte lo utilizzo al centro, mentre gli archi e l’elettronic­a sono le stelle».

Cos’è per lei l’intelligen­za artificial­e?

«Uno strumento interessan­te, dipende da come lo utilizziam­o. Un’opera realizzata da un computer può essere bella ma non ha significat­o interiore».

Da dove arriva l’ispirazion­e per scrivere un brano?

«Lavoro sul silenzio, sul rimanere immobile. Da lì raggiungo uno stato profondo e quello che esce sento che ha un valore. Mia madre, che era sintonizza­ta con la natura, mi ha sempre detto che nella giornata ci sono due momenti, prima dell’alba e subito dopo il tramonto, in cui il pianeta rimane immobile. La Terra fa una lunga inspirazio­ne di giorno e una lunga espirazion­e alla notte. In quei momenti ho scritto molta musica».

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Pianista Roberto Cacciapagl­ia, 63 anni, milanese. Domani sera si esibirà al Duse. Il suo ultimo album si intitola «Invisible rainbows»

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