Appelli per Bonaccini Ma sul commissario ora il governo frena Atteso un nuovo cdm
La nomina del governatore a responsabile della ricostruzione è un caso Musumeci: «Non è all’ordine del giorno». L’ipotesi (smentita) di Bignami
Il pressing è arrivato anche dai governatori del centrodestra. Al veneto Zaia si sono accodati il calabrese Occhiuto e pure il ligure Toti. «Non fare commissario un presidente di Regione vorrebbe dire in qualche modo andare anche in contrasto con la volontà popolare», ha detto il governatore della Liguria. Eppure la nomina del presidente Bonaccini a commissario della ricostruzione post alluvione è un caso molto intricato. La Lega ha fatto di tutto per smentire il veto di Salvini. Il Carroccio ha anche chiesto di indicare al più presto il responsabile unico per la ricostruzione.
Una richiesta, evidentemente, non concordata con il resto dei partiti della maggioranza di destra centro. Il governo — con il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci — ha fatto capire che la questione rischia di andare per le lunghe. «La fase di emergenza dura un anno, almeno questo è il periodo che ho previsto nell’ordinanza — ha scandito Musumeci —. Sento parlare di nomina di un commissario straordinario: voglio assicurare che questo non è all’ordine del giorno, siamo ancora nella fase dell’emergenza che verrà chiusa soltanto quando la Protezione civile e l’Emilia Romagna avranno comunicato che non ci sono più le condizioni per mantenere lo stato di emergenza». A blindare la linea è arrivato anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, vicinissimo alla premier Meloni. «Il commissario? Non ne abbiamo parlato — ha detto Lollobrigida —. Quando si tratterà di parlare di ricostruzione ragioneremo su quale è la modalità migliore per farlo. Musumeci, che è il ministro competente per questa vicenda, oggi ha parlato a nome di tutto il governo, perciò quello che dice lui è quello che dice il governo».
Tra decine di migliaia di sfollati, frane e smottamenti in corso, dice il governo, la fase dell’emergenza non è ancora terminata. Quando si concluderà si passerà alla nomina del commissario tenendo conto che il territorio coinvolto non è solo l’EmiliaRomagna. Tra i nomi dei possibili candidati è girato anche il nome del viceministro delle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, vicinissimo alla premier e plenipotenziario di Fratelli d’Itala lungo la via Emilia. Per la verità, lo stesso Bignami non sarebbe disponibile. Per questo, nel caso in cui non fosse Bonaccini, è più probabile che si vada verso un profilo più tecnico. Deciderà Meloni che, in ogni caso, non avrebbe preclusioni su Bonaccini. Tra l’altro in questi giorni i due stanno collaborando come si richiede a figure di tale rilievo istituzionale. Il problema sarebbe più Salvini. Bonaccini, dal canto suo, non ha intenzione di cedere, l’ha ribadito anche davanti all’Assemblea. «Come commissario in genere viene nominato un presidente di Regione, come dicono colleghi del centrodestra come Zaia, Occhiuto, Toti — ha scandito il governatore —. Della polemica politica non me ne frega nulla, io voglio che vengano aiutate le persone che hanno subito danni devastanti, il prima possibile. Chi ha la responsabilità di rifondare lo faccia per dare mano a gente disperata. Il problema non è Stefano Bonaccini. Bisogna occuparsi della Romagna, non degli equilibri politici delle nomine». Ieri anche tutto il mondo cooperativo ha lanciato l’appello per Bonaccini. Oltre ai governatori del centrodestra per il governatore si è schiarato anche il Terzo Polo. Oggi, infine, è fissato un nuovo Consiglio dei ministri. Ma il commissario non è all’ordine del giorno.
L’attacco
«La polemica politica? Non me ne frega nulla, io voglio che vengano aiutate le persone»