LE MACCHINE INTELLIGENTI E GLI UMANI
La Regione Emilia Romagna affida all’intelligenza artificiale (IA) la valutazione della qualità e del buon funzionamento delle leggi. Al manovratore del super treno dell’IA, si richiede massima prudenza. Il tratto da percorrere è lastricato di buone intenzioni, ma è anche costellato di pericoli. Le macchine apprendono addestrandosi su grandi insiemi di dati da cui discendono correlazioni statistiche. È come avere a disposizione una grande biblioteca con la quale entriamo in contatto per trarre informazioni. Spetta a noi esseri umani ricavarne il significato attraverso gli stimoli che riceviamo dal nostro cervello. Joseph Weizenbaum, un dissidente ed eretico dell’informatica, ha sottolineato che possiamo prendere decisioni migliori sfruttando l’attività computazionale. Tuttavia, la capacità di scegliere è insita negli esseri umani. Scegliere la qualità delle leggi e sottoporla ad esame è un compito affidato al giudizio e alla saggezza dei legislatori. Alla preoccupazione su «più» o su «meno» ricorso all’IA va sostituita l’attenzione sulla qualità dell’evoluzione del rapporto tra questa e l’intelligenza umana, tale che il giudizio umano conservi la guida verso il futuro. L’interrogativo circa la qualità delle leggi porta a considerare il metro da usare: quello del ben-avere oppure del benessere? Il passaggio dal primo al secondo è un’evoluzione qualitativa del pensiero umano che si inventa un futuro all’insegna della qualità della vita ricca di valori etici a difesa della Natura.
L’IA cosa potrà dire a riguardo? Essa va alla ricerca di regolarità statistiche nei testi del Web che la fanno pendere dal lato del ben-avere. Attingendo tante informazioni dagli indicatori economici dell’utilità materiale che, diversamente dai valori intangibili, è misurabile, l’IA apprenderà a scrivere in buona prosa raccomandazioni convincenti, da sottoporre alla considerazione del legislatore, su come concepire norme per far crescere il ben-avere, ma le mancherà la comprensione della transizione verso lo sviluppo del ben-essere. Se l’IA riuscisse a sintonizzarsi con l’anima che prepara la mente ad acquisire conoscenza con i sensi e i pensieri, allora potrebbe avvicinarsi all’obiettivo della sostenibilità della vita. Il fatto è che la grande quantità di dati elaborati dalle macchine mantiene stabile in prima linea il messaggio del ben-avere. L’IA che sta dalla parte di quest’ultimo per quanto argomenti autorevolmente resta pericolosa. Abbondanti dati economici quantitativi del ben-avere se non compensati dagli approcci qualitativi del ben-essere si impattano negativamente sulla biosfera. Resta al governo regionale sfidare le macchine intelligenti puntando sulle caratteristiche proprie degli umani, sull’unicità del loro modo di pensare, e sul loro spirito critico per instillare dubbi, contrastarne le affermazioni e scovarne i punti deboli. Circondati dal mistero dell’ispirazione, non è dato per acquisito che gli umani si fermino ad osservare la superficie delle asserzioni formulate dalle macchine. Facendo leva sulla capacità di pensare discordemente, la mente umana crea e inventa mostrando diverse facce. Si trovano nuove connessioni tra fenomeni non correlati ricorrendo alle idee più disparate per risolvere un nuovo problema. Cose familiari appaiono sotto una nuova luce. Si scoprono e poi si soddisfano bisogni latenti. La qualità delle leggi non è estranea al mondo delle emozioni che è un mondo reale. Le emozioni sono nella nostra mente, ma non in quella dell’IA. A quest’ultima, Lucio Battisti direbbe «Capire tu non puoi».