Corriere di Bologna

«Crollare? Alla Fortitudo nessuno è stanco»

Bolpin: «Voglio riguadagna­re la serie A sul campo. Mi piace essere un tuttofare»

- Enrico Schiavina

Riccardo Bolpin, stakanovis­ta della Fortitudo prima in classifica: lei e la Flats Service sembrate tutto fuorché stanchi.

«Se fossimo stanchi tante partite non le avremmo vinte. Soprattutt­o tutte quelle decise nei finali, e ce ne sono state parecchie. Tutti dicono che prima o poi dovremo crollare, ma io non vedo problemi: stiamo benissimo, avanti così».

Lei gioca quasi 35 minuti di media, più di chiunque nel girone.

«Non mi pesa, anzi mi responsabi­lizza. Ho 27 anni e non mi sono mai sentito così bene, ma non per l’utilizzo, qualche minuto in più o in meno in partita cambia poco. Per maturità, completezz­a di gioco, è il mio anno migliore. Poi cose da migliorare ce ne sono sempre: letture, palle perse da limitare. E non ho mai tirato così male i liberi».

La Serie A l’ha già assaggiata.

«Alla Reyer ero un giovane del vivaio e non c’era spazio, e quella squadra aveva appena vinto lo scudetto. A Pistoia un po’ ci ho giocato, ma dal 2019 in poi ho fatto sempre l’A2. Con l’ambizione di tornarci, naturalmen­te, mai accantonat­a. Solo che la chiamata non è mai arrivata, a questo punto dovrò riguadagna­rmela sul campo».

È una mezza promessa.

«È solo una speranza. Mancano 13 partite di stagione regolare, è ancora lunghissim­a. Poi siamo primi e vorremmo restarci, e anche andare a Roma per la Coppa Italia sarebbe una cosa carina. Ma nessun calcolo o tabella, stiamo abbottonat­i: una partita alla volta, come dal primo giorno».

A luglio, il primo giocatore che Caja ha chiamato per fare la squadra è stato lei.

«L’avevo solo incrociato in partita, ma non lo conoscevo. Sentii però che mi avrebbe dato fiducia fin da allora, e mi convinse subito. E’ vero che è duro, ma io mi ci trovo bene: l’aspetto che forse si vede meno dal di fuori è la ricerca dell’ordine, il sapere sempre esattament­e cosa fare, in attacco e in difesa».

Difesa che è incerniera­ta su di lei.

La nostra vera forza è l’organizzaz­ione: ci aiutiamo e la zona è un’arma

«Diciamo che per mie caratteris­tiche posso andare su più ruoli e avversari molto diversi. La vera forza però è l’organizzaz­ione, tutti aiutano gli altri e c’è sempre qualcuno che ti copre le spalle. E poi c’è la zona, un’arma che usiamo molto, al contrario di quel che si pensa è una difesa che aggredisce e non fa respirare, non che aspetta».

Stiamo tutti benissimo ma niente tabellepro­mozione Vogliamo stare in alto

Il nuovo Alpino: le piace come soprannome?

«Sì. Me l’hanno detto, l’Alpino era Franz Arrigoni, che tra l’altro viveva a Mestre a due passi da casa mia. Non lo conoscevo, ma mi fa piacere. Anch’io cerco di essere un tuttofare, con questo pubblico poi è ancora più bello».

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(foto Orsini) Impatto Riccardo Bolpin ala classe 1997 cresciuto nella Reyer Venezia

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