Visentin: «Il primo obiettivo, aprire ai giovani»
L’architetto e docente Chiara Visentin è da pochi giorni la direttrice della Biblioteca Archivio Emilio Sereni a Gattatico, che raccoglie e organizza i materiali affidati all’Istituto Cervi riguardanti la storia dei movimenti contadini italiani, dell’agricoltura, del paesaggio e della società rurale. Una veneta alla direzione di un istituto culturale emiliano: «Alla notizia della nomina ho provato grande soddisfazione – dice l’architetto –. Dal 2009 collaboro a vario titolo con la biblioteca e l’Istituto Cervi, tra pubblicazioni, conferenze, interventi e mostre». Una «straniera» in terra emiliana: «Non mi sentirò straniera in Emilia, ho insegnato per molti anni all’Università di Parma e ho lavorato con diversi consorzi di bonifica emiliani per la valorizzazione del paesaggio». Una direttrice con le idee ben chiare: «La Biblioteca Sereni e l’Istituto Cervi hanno una valenza nazionale ed europea, non solo emiliana, la mia presenza ne definirà ancora di più questi confini che sono ben più ampi della Pianura Padana. Potrei portare in Emilia una sorta di attenzione a ciò che non dovrebbe diventare il suo paesaggio di grande vocazione agricola, come invece è stato per molta parte di quello veneto, che negli anni è arrivato secondo, dopo la Lombardia, per consumo di suolo: l’Emilia-Romagna è quarta. Dobbiamo avere una visione per costruire delle modalità più sostenibili per i nostri paesaggi. Bisogna far convivere la modernità con la necessarietà del territorio». Dal mondo contadino di ieri e di oggi possono arrivare precisi insegnamenti: «Abbiamo recentemente organizzato una mostra in cui sono state percorse le tematiche di Sereni leggendole nel momento attuale. I contadini, le tecniche e le produzioni non sono più le stesse. Quel mondo un po’ romantico e faticoso di un tempo non esiste più. La civiltà legata alla terra ci permette di vedere ogni giorno i paesaggi che attraversiamo, osservando quello che abbiamo perso e dovremmo recuperare. È il mondo reale e non quello virtuale che ci può dare degli insegnamenti». La direttrice vorrebbe mettere mano a diversi aspetti della biblioteca: «Vorrei implementare ancora di più le pubblicazioni e mi farebbe piacere continuare e concludere le catalogazioni mancanti, perché solo in questo modo i materiali possono vivere. Vorrei che la biblioteca si aprisse molto di più ai giovani e farla conoscere sul territorio anche in altre regioni». Rimane una curiosità, gli occhi di una persona veneta come vedono l’EmiliaRomagna: «La regione ha una identità di comunità fortissima, che ho imparato a conoscere, cercando di esportarla nei territori più a nord, che sono più individualisti. Questa idea di comunità è ovunque, fa parte del DNA e porta a determinati tipi di comportamenti sociali, condivisioni e volontà per il miglioramento delle città o della loro vita. In Emilia-Romagna c’è una convivenza più civile rispetto ad altri territori. In questo leggo una maggiore accoglienza verso le nuove realtà di persone che arrivano, per necessità diverse, in regione».