«Vola Golondrina» Guccini e il sodale Macchiavelli
Scende dalla sua Pàvana Francesco Guccini, per raccontare l’ultimo romanzo scritto con Loriano Macchiavelli, decano dei giallisti bolognesi. La coppia ci regala sempre libri capaci di trascinarci in paesaggi dove si lotta per la giustizia, per la libertà. Vola Golondrina (edizioni Giunti), quest’ultimo giallo che ci fa viaggiare dal Dopoguerra e dai primi anni ‘70 indietro fino alla guerra civile di Spagna, i due autori lo presentano oggi alle 18 in Salaborsa per la rassegna «Le voci dei libri», in dialogo con Alberto Bertoni. Lo hanno scritto come al solito con Macchiavelli che si metteva in auto e raggiungeva il suo compagno sull’Appennino. Raccontava Macchiavelli: «Discutiamo la trama. Ci dividiamo le parti. Ci incontriamo una volta alla settimana, mettiamo a posto le incongruenze, montiamo i pezzi. Il lavoro più duro è quando dobbiamo dare uniformità stilistica». La storia, come le altre scritte a quattro mani, si sviluppa dentro misteri alimentati dai soprusi del potere. Un sidecar, poco prima delle elezioni del 1948, attraversa il paese appenninico di Montefosco nel cuore della notte. Il guidatore canta a squarciagola una canzone straniera. Il fatto si ripete più volte, fin quando il sidecar viene ritrovato abbandonato con un cadavere affianco… L’azione si sposta al 1972: la giovane giornalista Penelope Rocchi, originaria di Montefosco, torna al paese da Bologna per indagare su un altro delitto, quello del caporione fascista Ardito Richeldi, coinvolto in trame economiche oscure e nel finanziamento a gruppi neofascisti. È stato ucciso con una pistola risalente alla guerra di Spagna. L’intreccio si sviluppa tra viluppi di paese e rancori risalenti a tempi lontani, alle violenze fasciste, agli scontri intestini nei battaglioni internazionali che parteciparono alla difesa della Repubblica spagnola dai franchisti, alla Resistenza. Vari nodi vengono al pettine, poco prima che le elezioni politiche del 1972 diano un rilevante successo all’Msi.