I popoli della fantascienza
Così film e romanzi hanno trattato la demografia del futuro: oggi il dibattito all’Auditorium Biagi
Ainterrogarsi sul futuro della popolazione del pianeta non ci sono solo i demografi, ma anche gli autori di fantascienza. Le previsioni dei primi guardano avanti di qualche decennio, le speculazioni dei secondi si proiettano invece a distanza di secoli o millenni. Prefigurando un futuro a tinte fosche a causa dell’ostilità ambientale, dell’esaurimento delle risorse e di altre catastrofi. Il pianeta Terra è stato così descritto come sovrappopolato oltre ogni limite o abitato da un unico superstite, mostrando i drammatici effetti dell’invecchiamento demografico, del calo delle nascite e della pianificazione forzata della popolazione.
Per questo oggi alle 17, presso l’Auditorium Biagi di Sala Borsa, il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Bologna, in collaborazione con l’associazione Neodemos, organizza la tavola rotonda «Fantascienza e Demografia». Con demografi, critici e scrittori impegnati a passare in rassegna romanzi e film di fantascienza. A partire da un recente ebook, Fantascienza e Demografia (Neodemos), a cura di Alessio Fornasin dell’Università di Udine e Francesco Scalone dell’Alma Mater. Nel volume ci sono tutti i filoni o quasi del genere, dalla fantascienza sociologica a quella catastrofica, dalla Space opera al Cyperpunk. Un altro focus del libro è la fantascienza cinematografica, genere sorto con la nascita del cinema stesso. Molti dei film più visti sono proprio di fantascienza, con un ruolo centrale assunto dal tema demografico. Per esempio In Time del 2011 narra di un tempo di vita che viene trattato al pari di una valuta, con una riflessione sulle disuguaglianze sociali legate direttamente alle variabili demografiche.
Gli studiosi Miguel Sanchez-Romero, Paola Di Giulio e Vanessa Di Lego partono dal film di Andrew Niccol per notare che nella nostra società i divari salariali tra uomini e donne sono ancora consistenti: «Se queste differenze si riflettessero direttamente sulla durata della vita, potremmo avere un mondo in cui l’equilibrio di genere è a rischio, con un numero maggiore di donne, pagate meno in termini di durata della vita, che muoiono prima rispetto agli uomini. Questo, a sua volta, avrebbe ripercussioni sulle unioni e sulla fecondità e andrebbe anche contro le attuali conoscenze secondo cui le donne vivono in media più a lungo rispetto agli uomini.
Scenari distopici come quello presentato in In Time potrebbero permetterci di esplorare come i divari retributivi di genere siano controproducenti dimostrando l’impatto della disuguaglianza salariale sulla durata della vita».
Tra i tanti spunti che verranno trattati, dalla longevità al genere, dalla famiglia alla fecondità, Scalone ne ricorda un altro: «I viaggi interstellari alla ricerca di nuovi mondi possono essere considerati forme estreme di migrazioni a lunghissimo raggio. In questi racconti, in realtà, si rispecchiano ansie e paure che animano anche il nostro presente. Di fronte al collasso planetario, le migrazioni descritte nei romanzi di fantascienza pongono l’umanità davanti a sfide tecnologiche, sociali e politiche di difficile soluzione, collocando queste narrazioni al confine tra distopia e visione ottimistica del futuro».