Tassi alti e incertezza sul futuro In calo la produzione industriale
L’analisi congiunturale dell’Emilia-Romagna: in crescita solo le grandi esportatrici Sassi (Confindustria): tenuta sostanziale ma urgono incentivi Industria 5.0
Il sistema industriale emiliano-romagnolo resiste ma inizia a evidenziare qualche crepa. Così si evince dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera, realizzata da Unioncamere e Confindustria Emilia-Romagna con Intesa Sanpaolo e riferita al 2023.
Il calo della produzione (-0,5%), pur rappresentando un freno all’eccezionale ripresa post Covid, non è eccessivo ma agli analisti suona come un campanello d’allarme da non sottovalutare. «Sono necessarie politiche di sostegno agli investimenti e alla crescita dimensionale delle imprese», esorta il presidente di Unioncamere Valerio Veronesi pensando anche alla maggiore difficoltà sopportata dalle realtà minori. E la numero uno di Confindustria Annalisa Sassi sollecita il governo ad attivare gli incentivi promessi di Industria 5.0. Il tessuto su cui intervenire, in fondo, è ancora solido: se è vero, infatti, che sono calati anche i crediti bancari richiesti dalle aziende (-5.6%) «seppur in misura minore rispetto all’andamento nazionale» (5,9%) — ragiona Alessandra Florio, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo — «resta elevato il grado di liquidità delle imprese: questo è indice del significativo rafforzamento della situazione finanziaria conseguito nel tempo». Tra l’altro, il Centro Studi della banca ha rilevato nel terzo trimestre una risalita dei prestiti dai minimi toccati(-7,1% a settembre).
A preoccupare maggiormente sono le imprese più piccole, che hanno subito un calo dell’attività del 2,4%. Le Pmi registrano un meno 1,5%. Mentre, per contro, le grandi, sostenute in particolare dalle vendite all’estero, hanno chiuso con il segno più (0,8%). Guardando ai settori, a crescere sono stati l’alimentare (+2,2%)e l’aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto(+0,8%).
In quanto alle prospettive, l’avvio del 2024 non rassicura: gli ordini hanno subito un rallentamento (-1,4%) anche nei mercati esteri (-1,2%). Andando nel dettaglio, a fronte di un aumento dei prezzi pari al +1,8%, il fatturato è cresciuto di poco (+0,4%). Meglio la quota export (+1,1%) ma bisogna tenere conto dell’effetto inflazione. In generale l’export regionale ha raggiunto 82,9 miliardi di euro, pari al 13,9% dell’export nazionale, con un incremento dello 0,8%.
Prosegue, invece, il processo di concentrazione della base imprenditoriale, con le imprese registrate che calano di 247 unità. A fine 2023 erano occupate 553mila persone, 10.800 in più (+2%) rispetto al 2022. Ma secondo Prometeia l’anno scorso il valore aggiunto reale del settore è calato del 2%. Quest’anno è attesa una leggera ripresa (+0,6%). «Davanti ad una fase storica in cui l’incertezza e l’instabilità globale potrebbero rappresentare la norma — riflette Veronesi — è urgente sostenere le piccole imprese nei processi di aggregazione per salvaguardarne le professionalità e la forza competitiva».
La fiducia in una ripartenza futura, però, non manca. Il report di Confindustria relativa al primo semestre 2024 rileva che produzione, ordini e occupazione sono attesi in crescita da circa un terzo degli imprenditori, con un incremento del saldo ottimisti/pessimisti rispetto
Florio (Intesa Sanpaolo) Calati i crediti bancari ma resta elevato il grado di liquidità delle imprese consolidato nel tempo
Veronesi (Unioncamere) È urgente sostenere le piccole imprese nei processi di aggregazione per salvaguardarle
al 2023.
«L’industria della nostra regione conferma una buona capacità di tenuta — conclude Sassi — nonostante molte incognite: il costo dell’energia e la frenata di grandi mercati. I tassi di interesse elevati condizionano le decisioni di investimento: ci attendiamo un intervento tempestivo da parte della Bce», mentre — affonda — la mancata attuazione delle agevolazioni di Industria 5.0 «contribuisce a ritardare gli investimenti che sono, insieme alla capacità di export, la vera forza motrice della crescita economica».