Da Dumbo a Harry Potter: Cristina Petit indaga in un saggio (Solferino) le origini dei personaggi di tanti libri per bambini
Era da anni che la bolognese Cristina Petit, autrice e illustratrice che ha insegnato a scuola per una ventina d’anni, coltivava la curiosità di capire l’origine dei libri che hanno segnato l’immaginario infantile: «Pensavo più a una rubrica per un giornale, ma più andavo avanti e più scoprivo cose che erano davanti agli occhi ma che non si riuscivano a vedere. Così sono andata a spulciare di tutto, ma sempre utilizzando fonti dirette, interviste, articoli, libri con le parole degli autori. Ho scoperto persone di grande umanità che si sono messe al servizio dei bambini, mi sono tenuta alla larga da qualunque gossip e ho usato un tono superdivulgativo».
Il risultato della sua ricognizione è finito in un libro, Scritto per te (Solferino, pagg. 400, 22,50 euro), che l’autrice presenterà lunedì alle 14,30 alla «Children’s Book Fair» in Fiera, nella sala Intermezzo, in dialogo con Maria Polita di Scaffalebasso.
Nelle 400 pagine si scopre l’origine di Lassie, cane inglese che durante la Grande Guerra aveva salvato un marinaio britannico creduto morto insieme ad altri 500 compagni. Un articolo su questa storia avrebbe ispirato l’americano Eric Knight per il suo personaggio. L’elefantino Dumbo, invece, ha origine dal popolarissimo Jumbo, star dello zoo di Londra acquistato poi dal Circo Barnum perché un po’ troppo vivace. Sarà lui a innescare un innovativo progetto editoriale di Helen Aberson, il roll-a-book Dumbo the Flying Elephant. Idea poi naufragata, arrivata però all’orecchio del team Disney, che ne acquistò subito i diritti per farne un film di animazione.
Il toro Ferdinand è ispirato a Civilòn, che negli anni del franchismo in Spagna amava i fiorellini e non si rassegnava alle corride. Per questo verrà ucciso dai miliziani franchisti che addirittura per sfregio lo mangeranno a colazione. Il suo riscatto passerà per il libro dell’americano Wilbur Monroe Leaf, bandito allora in Spagna e Germania.
L’orsetto Paddington era un peluche acquistato dallo scrittore inglese Michael Bond, come raccontato da lui stesso: «Guardandomi attorno in cerca di ispirazione, il mio sguardo si posò su Paddington, che mi lanciò uno sguardo duro dalla mensola del camino, e la musa colpì».
Più di 130 storie che hanno segnato la letteratura per l’infanzia dall’‘800 a oggi, accomunate dal fatto che «la maggioranza degli autori di questi testi hanno scritto le loro opere per dei bambini veri, reali, che avevano occhi e bocche spalancati e aspettavano di ascoltare o leggere una storia prima ancora che questa fosse finita o pubblicata». La domanda da cui muove Cristina Petit è se avere un pubblico reale e impaziente di conoscere il seguito di un racconto possa essere stata una spinta così forte da creare opere che sono poi piaciute a milioni di altri bambini: «È forse una coincidenza o la pulsione creatrice è stata più dirompente perché erano coinvolti dei veri piccoli ascoltatori/lettori, spesso figli ma anche nipoti, vicini di casa... insomma, bambini che non vedevano l’ora di ascoltare una storia? Può un piccolo pubblico fatto di orecchie attente essere stato realmente determinante?». Il libro si divide in 4 sezioni, «Scritto per te», «Scritto grazie a te, alla tua storia o alle tue caratteristiche», «Scritto grazie alla mia infanzia, alla mia esperienza, a quello che ho vissuto» e in ultimo «Scritto per mantenerti», dove una buona idea da pubblicare è servita per sostentare i figli. In questa parte, spiega l’autrice, figura J. K. Rowling: «Ho trovato un documentario inglese semisconosciuto in cui lei racconta la sua disperazione dopo la separazione dal primo marito e il suo ritorno dal Portogallo, dove si era trasferita, a Londra. Quasi alla canna del gas, con una bimba piccola e i sussidi statali. Ma aveva la storia di Harry Potter in testa, sapeva che sarebbe stata in 7 libri, proprio come Narnia. Poi i tanti rifiuti, compreso quello di un editore che però aveva chiesto alla figlia di leggere quelle pagine: “Papà, è la storia più bella che sia mai stata scritta”». Una bambina, ancora una volta, ha salvato il maghetto più famoso della letteratura per ragazzi.