Il comitato alla sua prova più dura «Bisogna tornare a un presidio soft No alle barricate, il parco è di tutti»
Domani la chiamata a Lepore. Al parco il 19enne arrestato: sono molto scosso
Il comitato Besta, dopo l’escalation dei fatti degli ultimi giorni, sta ripensando a come «vivere» il parco Don Bosco da qui in avanti. In una lunga assemblea ieri pomeriggio, prima di dare spazio agli esperti e agli ambientalisti che hanno snocciolato le motivazioni per cui l’area verde a ridosso dei palazzi della Regione deve essere tutelata, i membri del comitato si sono confrontati tra di loro sulle istanze da portare al sindaco Matteo Lepore e sulle future modalità di presidio del parco.
Domani il portavoce del comitato Besta, Roberto Panzacchi, ex consigliere comunale dei verdi ed ex presidente del consiglio d’Istituto delle Besta, chiamerà il primo cittadino per fissare un incontro. Ma dopo i fatti dell’altra notte, in cui un ragazzo di 19enne è stato arrestato dai carabinieri, che hanno usato per fermarlo taser e spray al peperoncino, ora gli attivisti provano a ragionare sul da farsi: «Dobbiamo rivedere il nostro ruolo qui, perché noi non occupavamo lo spazio, ma lo presidiavamo, ora bisogna riflettere se stare nel parco e soprattutto come. Ci stiamo immaginando cosa vuol dire questo spazio che non è nostro, ma è di tutti». Insomma, il comitato Besta ha dovuto gestire, anche inaspettatamente, negli ultimi mesi, l’aumento del sostegno da parte di residenti e giovani che si sono uniti alla protesta, «ma poi bisogna fare i conti anche con il conseguente aumento della complessità», spiega Panzacchi. In altre parole: «Non vogliamo abbandonare il presidio, ma nemmeno fare le barricate. Di sicuro l’allestimento del parco era stato affrontato pensando a un’imminente scomparsa, doveva avvenire tutto in poco tempo...». E invece sono passati mesi e al presidio si sono unite sempre più persone di estrazioni e generazioni diverse. Quindi la promessa: «Questo parco si trasformerà in un ambiente più accogliente e sereno, ma di certo non è mai stato così vivace».
Il presidio, quindi, continuerà. Probabilmente in modo più soft. «Perché questo spazio non è nostro, ma di tutti». Un invito al sindaco, quindi, è contemplato? «Certo, lo prendiamo, sarebbe bello venisse». Una cosa è certa, dicono dal comitato: «È importante si avvii un dialogo con il sindaco, questo farà la differenza rispetto a quello che accadrà da qui in avanti». Ma una cosa il comitato la ribadisce chiaramente una volta per tutte: «Noi la vogliamo una scuola nuova e sostenibile e bella, ma non la vogliamo in quest’area verde preziosa per chi abita qui».
Al parco Don Bosco, dove ieri erano riunite circa 200 persone a discutere del progetto delle nuove Besta e dei fatti dell’altra notte, c’era anche Giovanni, il ragazzo di 19 anni arrestato giovedì notte. C’è chi riporta le sue parole: «È ancora molto scosso, ha detto che fa fatica a dormire e che ha problemi con la memoria». E ha parlato anche Claudio Galassi, l’anziano che dopo gli scontri di mercoledì è finito all’0spedale con un braccio rotto: «Ringrazio i ragazzi che stanno qui, perché hanno avuto molto coraggio».
Ha invocato una «rivoluzione gentile» Danny Labriola, coportavoce dei Verdi Bologna e al fianco del comitato Besta dall’inizio della battaglia: «Questa è una piccola rivoluzione, ma ogni rivoluzione non è mai perfetta, ci sono errori da parte di chi la fa e di chi la racconta. Dobbiamo aiutarci adesso: dobbiamo rispettare la natura in questo parco, ma con gentilezza, vorrei sparisse la parola “barricate”. Questo è un parco pubblico che merita rispetto e se non lo stiamo rispettando, rivediamo le cose che non vanno». Poi a Lepore: «Basta parlare di strumentalizzazione, se continua a farlo non favorisce il dialogo».