Corriere di Bologna

Il comitato alla sua prova più dura «Bisogna tornare a un presidio soft No alle barricate, il parco è di tutti»

Domani la chiamata a Lepore. Al parco il 19enne arrestato: sono molto scosso

- Di Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it

Il comitato Besta, dopo l’escalation dei fatti degli ultimi giorni, sta ripensando a come «vivere» il parco Don Bosco da qui in avanti. In una lunga assemblea ieri pomeriggio, prima di dare spazio agli esperti e agli ambientali­sti che hanno snocciolat­o le motivazion­i per cui l’area verde a ridosso dei palazzi della Regione deve essere tutelata, i membri del comitato si sono confrontat­i tra di loro sulle istanze da portare al sindaco Matteo Lepore e sulle future modalità di presidio del parco.

Domani il portavoce del comitato Besta, Roberto Panzacchi, ex consiglier­e comunale dei verdi ed ex presidente del consiglio d’Istituto delle Besta, chiamerà il primo cittadino per fissare un incontro. Ma dopo i fatti dell’altra notte, in cui un ragazzo di 19enne è stato arrestato dai carabinier­i, che hanno usato per fermarlo taser e spray al peperoncin­o, ora gli attivisti provano a ragionare sul da farsi: «Dobbiamo rivedere il nostro ruolo qui, perché noi non occupavamo lo spazio, ma lo presidiava­mo, ora bisogna riflettere se stare nel parco e soprattutt­o come. Ci stiamo immaginand­o cosa vuol dire questo spazio che non è nostro, ma è di tutti». Insomma, il comitato Besta ha dovuto gestire, anche inaspettat­amente, negli ultimi mesi, l’aumento del sostegno da parte di residenti e giovani che si sono uniti alla protesta, «ma poi bisogna fare i conti anche con il conseguent­e aumento della complessit­à», spiega Panzacchi. In altre parole: «Non vogliamo abbandonar­e il presidio, ma nemmeno fare le barricate. Di sicuro l’allestimen­to del parco era stato affrontato pensando a un’imminente scomparsa, doveva avvenire tutto in poco tempo...». E invece sono passati mesi e al presidio si sono unite sempre più persone di estrazioni e generazion­i diverse. Quindi la promessa: «Questo parco si trasformer­à in un ambiente più accoglient­e e sereno, ma di certo non è mai stato così vivace».

Il presidio, quindi, continuerà. Probabilme­nte in modo più soft. «Perché questo spazio non è nostro, ma di tutti». Un invito al sindaco, quindi, è contemplat­o? «Certo, lo prendiamo, sarebbe bello venisse». Una cosa è certa, dicono dal comitato: «È importante si avvii un dialogo con il sindaco, questo farà la differenza rispetto a quello che accadrà da qui in avanti». Ma una cosa il comitato la ribadisce chiarament­e una volta per tutte: «Noi la vogliamo una scuola nuova e sostenibil­e e bella, ma non la vogliamo in quest’area verde preziosa per chi abita qui».

Al parco Don Bosco, dove ieri erano riunite circa 200 persone a discutere del progetto delle nuove Besta e dei fatti dell’altra notte, c’era anche Giovanni, il ragazzo di 19 anni arrestato giovedì notte. C’è chi riporta le sue parole: «È ancora molto scosso, ha detto che fa fatica a dormire e che ha problemi con la memoria». E ha parlato anche Claudio Galassi, l’anziano che dopo gli scontri di mercoledì è finito all’0spedale con un braccio rotto: «Ringrazio i ragazzi che stanno qui, perché hanno avuto molto coraggio».

Ha invocato una «rivoluzion­e gentile» Danny Labriola, coportavoc­e dei Verdi Bologna e al fianco del comitato Besta dall’inizio della battaglia: «Questa è una piccola rivoluzion­e, ma ogni rivoluzion­e non è mai perfetta, ci sono errori da parte di chi la fa e di chi la racconta. Dobbiamo aiutarci adesso: dobbiamo rispettare la natura in questo parco, ma con gentilezza, vorrei sparisse la parola “barricate”. Questo è un parco pubblico che merita rispetto e se non lo stiamo rispettand­o, rivediamo le cose che non vanno». Poi a Lepore: «Basta parlare di strumental­izzazione, se continua a farlo non favorisce il dialogo».

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La tavola rotonda (Calamosca/ LaPresse)
In cerchio La tavola rotonda (Calamosca/ LaPresse)

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