Corriere di Bologna

Brahms, Liszt e Bartók letti da Kantorow talento del pianoforte

- P.D.D.

Cinque anni fa il 26enne Alexandre Kantorow, francese ma con famiglia di origini russo ebraiche, trionfava al prestigios­o Concorso Cajkovskij. Questa sera il pianista sarà in concerto per «Bologna Festival» alle 20,30 all’Auditorium Manzoni. Il suo repertorio di elezione è quello del secondo Ottocento (Brahms e Liszt), proposto anche nel recital bolognese con due incursioni nel primo Novecento (Rachmanino­v e Bartók). Il concerto si concluderà con l’insolita trascrizio­ne per la sola mano sinistra della «Ciaccona in re minore per violino» di Bach rivisitata da Brahms per la tastiera. Per il concorso che si tiene ogni 4 anni a Mosca, ha iniziato a lavorare due anni prima, provando molti pezzi diversi. Un’esperienza che Kantorow ricorda ancora come entusiasma­nte. Il padre del pianista è il violinista e direttore d’orchestra Jean-Jacques Kantorow, con il quale Alexandre ha registrato i suoi concerti per la BIS, mentre sua madre, inglese, è anche lei violinista. «I miei genitori - ha raccontato in alcune interviste - avevano un po’ paura che fossi figlio di musicisti. Avevano paura di esercitare pressioni in quanto genitori. Ci possono essere molti vantaggi da una familiarit­à musicale ma può esserci anche un contraccol­po, quindi hanno aspettato un po’. È stata mia mamma a portarmi a lezione e ad aiutarmi nella mia educazione musicale, ma i miei genitori erano concentrat­i sui miei risultati a scuola. Naturalmen­te, la musica era sempre presente quando ero giovane - ascoltavo mio padre esercitars­i e andavo ai concerti - ma non è mai stata l’obiettivo principale. Avevamo un pianoforte a casa e volevo solo divertirmi. Ho provato il violino, ma non era il mio strumento, mentre il pianoforte sembrava più un gioco per la mente. Mi piacevano la logica e la matematica e con il pianoforte dovevi far entrare le note nel cervello e sapere esattament­e dove erano sulla tastiera».

Ad Alexandre Kantorow è attribuito un approccio disteso, come ha confermato lui stesso: «Non sono mai teso al pianoforte, sempre molto rilassato. Mi sento molto a mio agio sul palco e soprattutt­o il corpo è molto rilassato, ma ciò che conta è ciò che accade dentro e questo può variare da concerto a concerto. In genere quando suoni qualcosa di solito hai ascoltato delle registrazi­oni, quindi hai già nelle orecchie suoni che non sono creati nella tua immaginazi­one ma sono nati ascoltando qualcun altro. Trascorro enormi quantità di tempo al pianoforte passando da un estremo all’altro, sentendomi un giorno convinto che qualcosa debba essere suonato in un certo modo, permettend­o alle armonie e ai ritmi di rivelarsi, e poi il giorno dopo sentendo che quel pezzo ha bisogno di più per diventare davvero speciale. Vado avanti e indietro. Non so se sia una buona cosa, ma quando mi preparo suono opere in modi abbastanza diversi. A volte non ho la mente completame­nte calma finché non suono sul palco. Esibirsi con un pubblico mi aiuta, è lì che devi davvero sentire cosa sia giusto per te in quel momento».

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Virtuoso Alexandre Kantorow, 26 anni, francese

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