Confini e colori in Fiera
Cina, Taiwan e Corea: l’Oriente alla conquista dei libri per ragazzi Tra gli stand Ucraina, Israele, Russia
Èuna babele ma solo di colori quella che anima i padiglioni gremiti della 61esima «Children’s Book Fair» di Bologna. Perché la lingua universale che si rivolge a bimbi e ragazzi di tutto il mondo è soprattutto quella del disegno, capace di vibrare a tutte le latitudini. E se la questione ambientale la fa un po’ da padrona, anche la bandiera della pace è un filo che corre in aree espositive che accolgono anche 3 stand russi e una folta rappresentanza ucraina, tre agenzie israeliane e il palestinese Tamer Institute for Community Education. Così come tra le nuove tendenze emergono prepotenti il «romantasy», che abbina romance e fantasy, e i «toddler», con pirotecniche soluzioni grafiche e cartotecniche per i piccoli under 3.
Ma è soprattutto il continente asiatico a mostrare il lato più sfavillante della scena contemporanea dell’editoria per ragazzi. Per la magnificenza degli spazi, da quello di Hong Kong a quello di Taiwan, con Corea del Sud e Giappone più solide che mai e con la grande parata cinese. Sarà anche perché la fiera bolognese è diventata co-organizzatrice della «China Shanghai International Children’s Book Fair» che si terrà a metà novembre a Shanghai, ma la presenza cinese appare davvero imponente. Non solo per l’architettura, con un grande albero centrale le cui radici sono formate da albi illustrati, ma per la varietà delle ben 92 realtà elencate nella guida. Una giungla di proposte che attesta la crescita della qualità degli illustratori, riscontrabile pure in una mostra visibile anche sul sito della «BCBF».
In Italia ci si era già accorti della crescita della letteratura cinese per ragazzi nel 2016, quando il premio Hans Christian Andersen, il maggiore riconoscimento internazionale per la letteratura per l’infanzia, era stato assegnato a Cao Wenxuan. Ma nel magma di una produzione dove favole, fiabe e leggende di matrice orientale vengono esaltare da disegni dipinti su carta e riso, con una robusta presenza di silent book per i più piccoli, in cui la narrazione è affidata esclusivamente alle illustrazioni, può capitare di incontrare qualche volume sorprendente. Come quelli che raccontano ai ragazzi la vita e il pensiero di personaggi come Karl Marx e Mao Zedong o del Premio Nobel per la medicina Tu Youyou, dottoressa che studiando le erbe medicinali è riuscita a trovare un rimedio contro la malaria. E se nei padiglioni incuriosiscono anche l’area dedicata alle pubblicazioni, in lenta crescita, provenienti dal continente africano, i 5 stand iraniani e quelli degli Emirati con schermi a parete che riproducono digitalmente delle librerie, la fiera continua intanto a sfornare i suoi premi.
Come l’Astrid Lindgren Memorial Award assegnato all’Indigenous Literacy Foundation, che garantisce l’accesso alla buona letteratura ai bambini indigeni. La direttrice Elena Pasoli nel frattempo ha assunto la guida della Business Unit Cultura della Fiera di Bologna, che comprende anche Arte Fiera ed Eufonica. E annuncia che il congresso mondiale di Ibby, l’organizzazione no profit nata in Svizzera nel ’53 che promuove il diritto dei più giovani alla lettura, a breve tornerà in Italia. A fine agosto a Trieste con ospiti e tante mostre.