Lo strazio dei parenti fuori dalla centrale Un team per aiutarli «Storditi dallo choc»
Chi sono i quattro tecnici intrappolati nell’impianto
Sono aggrappati con tutte le forze che hanno a un filo di speranza che, man mano passano le ore, diventa sempre più sottile. Così sottile da essere ormai quasi invisibile. Ma le famiglie dei quattro lavoratori dispersi non possono far altro che sperare ancora: ieri in mattinata sono arrivate alla spicciolata e le loro auto sono state fatte passare in sicurezza nell’area riservata ai soccorsi. Famiglie e soccorritori vicini con la stessa disperazione palpabile.
Adesso i parenti dei quattro dispersi, in angoscia da martedì pomeriggio, vanno supportati in tutti i modi e preservati il più possibile. Sono sotto choc, racconta chi è stato loro accanto ieri. «Si trovano all’interno della centrale — ha spiegato ieri il comandante provinciale dei carabinieri di Bologna, il generale Ettore Bramato — in una tensostruttura e sono assistiti da un servizio di psicologia predisposto dalla Protezione civile e dalla Prefettura». Il momento è delicatissimo e anche l’amministratore delegato di Enel Green Power, Salvatore Bernabei, ieri ha detto che «la cosa più importante è stare vicino alle famiglie: abbiamo predisposto sia qui in centrale che negli ospedali dove sono ricoverati i feriti un team di supporto psicologico, oltre a logistica e hotel per dare supporto adeguato». Gli psicologi ieri, coordinati da Gabriella Gallo dell’unità di Psicologia territoriale dell’Ausl di Bologna, li hanno già incontrati. «Ogni famiglia reagisce a modo suo — racconta Gallo —: c’è chi ha ancora speranza e chi vive già la disperazione della perdita. Ci avviciniamo loro con cautela, non tutti hanno voglia di parlare e quando oggi (ieri, ndr) è arrivata la ministra Marina Calderone hanno preferito non incontrarla, ogni incontro riattiva la sofferenza».
Paolo Casiraghi, Vincenzo Garzillo, Alessandro D’Andrea, Adriano Scandellari: stanno cercando loro sott’acqua da martedì pomeriggio le squadre di soccorritori. Arrivano da quattro regioni diverse: Lombardia, Campania, Toscana e Veneto. E hanno tra i 37 e i 68 anni. Due dei lavoratori erano al servizio di aziende internazionali con sede nel Milanese. Uno è Paolo Casiraghi, 59 anni da compiere il 15 aprile, tecnico specializzato della sede di Sesto San Giovanni della multinazionale svizzera Abb. Residente in zona Bicocca, alla periferia nord di Milano, solo poche ore prima dell’esplosione, durante la pausa pranzo, aveva sentito il custode del suo palazzo dopo essere riemerso dalla galleria. L’altro è Alessandro D’Andrea, il più giovane dei dispersi: 37 anni, originario di Pontedera, lavora per la Voith, azienda tedesca di Cinisello Balsamo. Dopo aver frequentato l’università di Pisa e aver lavorato per un’azienda di Pontedera, si è trasferito a Milano nel 2012. Alessandro, chiamato dagli amici «il tosco» per le sue origini, ha la passione per la pesca, per la musica e per il softair, praticato in giro per la Lombardia.
È un dipendente di Enel Green Power Adriano Scandellari dellari, 57 anni, di Ponte San Nicolò, in provincia di Padova, residente a Mestre. L’uomo è un volto noto nel panorama imprenditoriale nazionale: lo scorso 5 dicembre, al Quirinale, ha ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella la Stella del Lavoro, riconoscimento consegnato a 40 neo Maestri del lavoro in rappresentanza di venti Regioni. Sono ore di angoscia per la moglie Sabrina e le due figlie. La moglie ieri è arrivata alla centrale di Suviana accompagnata dal parroco del loro paese, don Daniele Cognolato, e dal sindaco Martino Schiavon. La famiglia è molto conosciuta e apprezzata, soprattutto per l’impegno di Adriano e della moglie in parrocchia.
Il più anziano del gruppo dei dispersi è Vincenzo Garzillo,68enne di Napoli, dipendente di Lab Engineering ed ex dipendente Enel, una vita passata all’interno delle centrali idroelettriche. A Suviana era stato chiamato come consulente esterno di Enel proprio per la sua grande esperienza professionale. Un profilo simile a quello della vittima più anziana, Mario Pisani, il 73enne anche lui ex dipendente Enel, originario della provincia di Taranto, morto invece martedì sul colpo dopo l’esplosione insieme a due colleghi più giovani, Vincenzo Franchina, 35 anni, e Pavel Tanase, 45 anni, entrambi assunti nella sua ditta, la Engineering automation srl, che fornisce «ingegneria di sistemi di controllo e supervisione per i settori della produzione di energia, dell’acciaio e dell’ambiente, compresi progetti chiavi in mano e logiche di comando, regolazione e supervisione». Pisani, residente a San Marzano di San Giuseppe ha lasciato la moglie, tre figli e cinque nipoti. Era invece diventato papà da soli tre mesi ed era sposato da nemmeno un anno Vincenzo Franchina, originario di Sinagra, nel Messinese, ma residente a Genova con la moglie, messinese pure lei, ma assunta al Gaslini di Genova come infermiera. Lo conosceva bene il sindaco Antonino Musca che ne aveva celebrato le nozze l’anno scorso: «Era una persona educata, schiva, di poche parole, ma soprattutto un gran lavoratore come tutta la sua famiglia». Pavel Tanase, di origine romene, viveva a Settimo Torinese dal 2001: ha lasciato due figli gemelli quasi adolescenti. La sindaca Elena Piastra si è messa a disposizione della moglie «per valutare ogni cosa di cui potrà avere bisogno».
L’impianto non è mai stato percepito come una fonte di rischio, ma semmai di lavoro, una risorsa per le famiglie: fino a questo dramma immane
Marco Masinara (sindaco di Camugnano)
Vincenzo era una persona educata, schiva, di poche parole, ma soprattutto era un grande lavoratore come del resto tutta la sua famiglia Antonio Musca (sindaco di Sinagra)
Si trovano in una tensostruttura e sono assistiti da un servizio di psicologia predisposto da Prefettura e Protezione civile