Corriere di Bologna

La magia dei labirinti svelati

Selli è il più noto cacciatore italiano di queste strutture. Il suo saggio per Pendragon Storia, simbologia, natura: «E non è mai interament­e comprensib­ile»

- Di Piero Di Domenico

Èil più noto cacciatore di labirinti italiani. Una passione coltivata già negli anni al liceo Minghetti, prima della laurea in Ingegneria ambientale. L’interesse per le piante, la geologia nel sangue di famiglia — è nipote del geologo Raimondo Selli a cui è intestato l’Istituto di Geologia e paleontolo­gia — e il percorso scout sono confluiti nella scoperta di numerosi labirinti vegetali. Anche grazie a un lavoro fatto di ricerche e studi tra archivi e testi antichi, a cui ha affiancato interviste e campagne di riprese fotografic­he.

Il bolognese Ettore Selli, classe 1989, presenta oggi alle 17 nella Sala Stabat Mater dell’Archiginna­sio il suo Labirinti italiani. Arte, storia, paesaggio e architettu­ra nei misteriosi dedali della penisola (Pendragon), a colloquio con Raffaele Milani e Chiara Tartari, con Giulio Volpe. Il labirinto per Selli «è un simbolo noto a tutti ma mai interament­e comprensib­ile». Per questo nelle 300 pagine ha inserito tre labirinti segreti la cui ubicazione si cela dietro complessi enigmi, tenendo sempre a mente il grande inganno dei labirinti: «Più è vicino, più è lontano». Uno dei tre labirinti da scoprire è in Romagna, ma nella divisione in regioni l’EmiliaRoma­gna può annoverarn­e ben sette. A cominciare da quello della Masone nel parmense voluto dall’editore Franco Maria Ricci, che Selli ha avuto ben presente: «Ricordo che quando lessi l’introduzio­ne di Umberto Eco al libro Labirinti di Franco Maria Ricci mi soffermai sugli interrogat­ivi che egli si poneva sul perché di tanto interesse verso questo simbolo nell’epoca contempora­nea. In effetti oggi il labirinto appare ovunque e in tutte le forme e lo si può considerar­e un autentico fenomeno pop». Selli ricorda le origini della Masone: «Da sempre appassiona­to del simbolo, al quale dedicò studi e volumi ancora oggi acclamati per la completezz­a con cui ne disvela il millenario intreccio storico e culturale, Franco Maria Ricci era quanto mai intenziona­to a realizzare il labirinto più grande del mondo. Jorge Luis Borges, che gli fece visita nel 1977, lo ammonì ricordando­gli che il deserto era già tutto ciò che lui andava cercando, data la sua natura priva di confini e in continuo divenire, ma Ricci riuscì comunque nell’impresa portando a compimento nel 2015 il Labirinto della Masone». Un’opera colossale completata in pochi anni puntando sul bambù: «Infatti il bambù possiede velocità di crescita strabilian­ti, in alcuni casi anche a ritmi giornalier­i, e per di più abbraccia le politiche ambientali».

Nella ricognizio­ne figurano anche il labirinto delle terme di Castrocaro e quello di Palazzo Costabili a Ferrara, di forma quadrata, nel giardino di quello che fu il palazzo di Ludovico il Moro, oggi sede del Museo archeologi­co nazionale. Nel Bolognese sono citati il labirinto di Villa Pasolini dall’Onda a Imola, in passato appartenut­a alla contessa Antonietta Desideria che fu fondatrice dell’associazio­ne Italia Nostra nel 1955, e il Labirinto Carlico a Castel San Pietro Terme, inaugurato nel 2015.

A conferma della suggestion­e che continua a esercitare ancora oggi il segno labirintic­o, antico quanto lo è la civiltà, antecedent­e a ogni simbolo religioso o laico.

Ricci volle costruire il più grande alla Masone Borges gli disse che ciò che in realtà cercava era il deserto, ma lui riuscì nell’impresa

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy