Corriere di Bologna

«Vi presento Milva»

Dopo il libro, la figlia Martina Corgnati racconta l’artista nel documentar­io «Diva per sempre»

- Paola Gabrielli

La spiaggia di Goro. Una canzone, L’immensità. La sua voce fuoricampo che non puoi confondere. Appare Iva Zanicchi. Categorica. «Basta dimenticar­e Milva. È l’unica cantante italiana che ha davvero cantato in tutto il mondo». Si apre così il documentar­io Milva, diva per sempre, presentato ieri in anteprima al cinema Barberini di Roma. Diretto da Angelo Longoni, prodotto da Elide Melli per Cosmo P. Eu con Rai Documentar­i, andrà in onda il 3 maggio in prima serata su Rai Tre. Un omaggio alla figura di Milva con materiale di repertorio, testimonia­nze, a partire da sua figlia, la storica dell’arte Martina Corgnati. E di Theodoraki­s, Vangelis, Jannacci, Malgioglio, Battiato, Piazzolla, Alda Merini, eccetera. Ripercorri­amo quel viaggio con Martina Corgnati, sapendo che «il tempo è sempre poco per ricordare Milva».

Ha scritto per La nave di Teseo il volume «Milva, l’ultima diva» e ora il documentar­io la celebra diva per sempre: condivide?

«Il titolo secondo me è bellissimo perché esprime una cosa che mi piacerebbe molto potesse accadere: trasmetter­e nel tempo non solo la memoria ma la forza, l’impatto, il dono che questa grande personalit­à artistica ha fatto al mondo».

Emerge una triade: personalit­à, voce straordina­ria e chioma rossa a cui teneva moltissimo.

«La chioma rossa era la sua cifra. Come la personalit­à e la bellezza. Ma il suo migliore merito a parer mio è la capacità interpreta­tiva, l’elasticità riconosciu­ta ovunque. E a tre anni dalla sua scomparsa (cade il 23 aprile) tutti sono ancora impression­ati dal ricordo di lei».

Il periodo più felice?

«Gli anni 80. Nell’82 lavorò con Berio, debuttò alla Scala: quante cantanti pop hanno cantato alla Scala? Nessuna».

Jannacci, dice il film, tolse a Milva un’aura snob.

«Mai stata snob. Era timida. Mia madre non aveva un retroterra culturale solido. Veniva da una condizione familiare molto umile e non lo ha mai nascosto».

L’opera apre e chiude su Goro, lei da giovane visse a

Bologna: quanto è rimasto delle origini?

«Molto. Bologna era importante per lei e non a caso ho donato l’archivio all’Università. Peraltro c’è stata una bella mostra al Museo della Musica. Un archivio di 62 casse per molta parte inesplorat­o. Sono molto grata all’Ateneo, da sola non avrei potuto intraprend­ere una digitalizz­azione di migliaia di documenti in 14 lingue».

Milva cattolica, di sinistra e dalla grande apertura mentale come si troverebbe oggi?

«Sicurament­e male. Siamo di fronte a un crollo di valori, relazioni, forme di libertà, diritti. Non le sarebbe piaciuto. Anche per la formazione che ereditò dal Piccolo e da Strehler».

Che figura fu per lei?

«Essenziale. La trasformò da cantante a interprete. Un imprinting che le resterà addosso tutta la vita. Sul suo comodino teneva un’immagine di Gesù e le foto di mio padre, di una sua cugina morta ragazzina e di Strehler».

Bologna per lei era una città molto importante Strehler la trasformò in una interprete Oggi? Da cattolica di sinistra si troverebbe male di fronte a questo tracollo di valori

Domanda personale: non si sentiva sola?

«Sì, è vero. Stavo sempre con la nonna, l’amatissima Noemi, ma sono certa che la relazione sia stata molto forte lo stesso. Non è stata una madre normale, mi sono mancate delle cose, come anche a lei. Ci siamo alleate su valori adulti. Era molto fiera di me, delle mie due lauree, i miei libri. Certo era impegnativ­o per una ragazza. Per tutti sei la figlia di Milva e tu ti rompi le scatole perché vuoi essere te stessa».

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 ?? ?? Famiglia Milva (vero nome Maria Ilva Biolcati) con la figlia Martina. Nata a Goro, la cantante ha vissuto a Bologna e ha donato l’archivio all’ateneo
Famiglia Milva (vero nome Maria Ilva Biolcati) con la figlia Martina. Nata a Goro, la cantante ha vissuto a Bologna e ha donato l’archivio all’ateneo
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