Corriere di Bologna

Conoscenza e libertà

Al Museo Medievale in mostra capolavori di arte islamica lungo cinque secoli, dall’Iraq alla Spagna

- Piero Di Domenico

La prestigios­a collezione di oggetti islamici del Museo Civico Medievale di Bologna conserva alcuni grandi capolavori. Frutto di un collezioni­smo mirato che risale al ‘600 con la raccolta di antichità e meraviglie creata dal marchese Ferdinando Cospi e prosegue nel ‘700 con Luigi Ferdinando Marsili, fondatore dell’Istituto delle Scienze. Proprio da quest’ultimo provengono gran parte dei materiali raccolti nella mostra «Conoscenza e Libertà. Arte islamica al Museo Civico Medievale di Bologna», visibile fino al 15 settembre, che si inaugura oggi alle 17,30 nel Lapidario di via Manzoni 4.

Gli oggetti provengono da una vasta fascia del mondo islamico che va dall’Iraq alla Spagna e coprono un ampio arco cronologic­o, dall’inizio del XIII al XVIII secolo. Rappresent­ando la produzione artistica delle dinastie Abbaside, Zangide, Ayyubide, Mamelucche e Ottomane, con esempi spagnoli di ispirazion­e islamica. La mostra costituisc­e una parte rilevante del progetto di ricerca «The Bologna Nexus», dedicato alle collezioni di arte islamica, manoscritt­i e documentaz­ione correlate a Bologna, insieme a quelle di Modena e Ferrara, con riferiment­i anche a Mantova. Destinato a culminare in una monografia della curatrice Anna Contadini, docente di Storia dell’arte islamica alla SOAS University of London, dal titolo «The Bologna Nexus: Islamic Art and Scholarshi­p».

Il legame è costituito proprio dall’antica Alma Mater, che attirava studiosi e artisti interessat­i al patrimonio islamico. Grazie alla sua fitta rete di legami, Bologna rivestì un ruolo chiave per oggetti d’arte e idee che ebbero modo di diffonders­i dal mondo islamico al di la dei confini italiani, verso Ungheria, Germania, Francia e oltre. Gli oggetti provenient­i dal mondo islamico, sottolinea Eva Degl’Innocenti, direttrice del Settore Musei Civici, «venivano colleziona­ti non soltanto per il pregio dei materiali ma anche per la meraviglia suscitata dalle tecniche com

plesse e dall’estetica raffinata».

La mostra vuol essere un’occasione per richiamare l’attenzione sul prezioso nucleo di materiali, perché la loro conoscenza possa essere utile per superare pregiudizi e stereotipi. Attraverso la lente della decolonizz­azione, il progetto vuole contribuir­e a trasformar­e gli approcci ereditati sulla ricezione della creatività artistica musulmana. Per favorirne una più corretta comprensio­ne, rivelando la notevole influenza che le culture materiali di produzione islamica hanno svolto sull’arte e sul pensiero occidental­i.

Eppure, nonostante la ricchezza delle collezioni di provenienz­a, ricorda Contadini, «queste opere, siano esse manoscritt­i o oggetti, non sono state studiate in modo approfondi­to». Oggetti come la brocca Cospi, insieme a manoscritt­i e monete provenient­i dal mondo islamico e alla documentaz­ione relativa, costituisc­ono però a Bologna un nucleo di notevole entità. Gli oggetti più antichi provenient­i dal mondo islamico e probabilme­nte giunti a Bologna già nel periodo altomediev­ale sono un gruppo di monete d’oro rinvenute nel 1857 durante la costruzion­e del ponte ferroviari­o sul fiume Reno. La mostra è accompagna­ta da un ciclo di conferenze, visite guidate, laboratori e da un catalogo edito da Sagep.

L’antica Alma Mater attirava studiosi e artisti interessat­i al patrimonio islamico Grazie alla sua rete di legami, Bologna rivestì un ruolo chiave

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Sguardi Nella foto grande e sotto alcuni degli oggetti in mostra al Museo Medievale di Bologna. Focus: l’arte islamica
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