Corriere di Bologna

La sfida di Gennaro runner non vedente «Vado oltre i limiti con le maratone»

- Beppe Persichell­a

«Alla Maratona di Bologna siamo partiti in quattro: io, Nadege, Francesco, e Alessandro. Uno al mio fianco, un secondo a controllar­e le distanze con gli altri corridori, e un terzo con il compito di raccontare e descrivere tutto. Ho tagliato il traguardo in 4 ore e 17 minuti, un buon tempo: ne avevo 700 davanti e 400 dietro». La passione di Gennaro Iorio per la corsa scatta nel 2009, prima di allora non ci aveva mai pensato. «Incontro una persona, Giovanni, diventerà un mio grande amico. Si rende disponibil­e per alcuni allenament­i. Tutto era improvvisa­to, usammo il cavo di un mouse per muoverci in tandem». Con lui scopre come può correre un non vedente: in coppia, mantenendo gli stessi ritmi, con un cordino ai polsi di entrambi.

Quando corre, Iorio spinge con le gambe, con il fiato e con tutti gli altri sensi, a partire dall’udito. Ma la paura di cadere non c’è mai. «Il momento più complicato di una gara è l’inizio, siamo tutti ammucchiat­i, rischi di prendere e dare calci. L’importante è concentrar­si sui tuoi piedi, devono “sentire” la strada». Il cambio di passo, per Iorio, che insegna Storia e Filosofia al liceo Galvani, avviene qualche anno dopo, quando incontra il gruppo Run Challenge con i suoi volontari che si impegnano a rendere l’attività fisica accessibil­e a tutti. «Dopo un po’ ci ho preso gusto e ho chiesto se qualcuno fosse interessat­o a fare di più». Inizia a crearsi un team, che lo porta alla sua prima mezza maratona di Bologna nel 2023, poi il primo trail di 15 km a Monterenzi­o, fino all’autunno dell’anno scorso quando conosce una signora di nome Nadage. Tutto cambia.

«Capisco di avere a che fare con una persona esperta di maratone, e così rompo gli indugi e le dico che voglio correrne una anche io. «Si può fare», risponde lei. Gli allenament­i si moltiplica­no, le distanze anche. Attorno a loro due si forma un piccolo gruppo di volontari, saranno i quattro che lo scorso 3 marzo percorrera­nno assieme i 42 km di strade cittadine, e altri ancora si uniranno per altre gare. «Si dice che la maratona si corre per 30 km con le gambe, 10 km con la testa, 2 km con il cuore e 195 metri con le lacrime agli occhi. Ma grazie ai loro consigli, la crisi finale non l’ho avuta». Con la corsa Iorio sta anche trovando conferma alla sua teoria: la disabilità è la continua ricerca del proprio limite. «Correre in coppia ti permette di capire la fatica dell’altro, e quando arrivi a sentire quella sofferenza allora vuol dire arrivare a conoscere te stesso». I giorni successivi per l’insegnante del Galvani, che ha da poco compiuto 43 anni, hanno avuto un sapore inedito, bellissimo. «Il cervello ti fa immaginare scenari di onnipotenz­a personale. Guardo il calendario delle prossime gare: le voglio fare tutte». Dopo Bologna un trail di 22 Km nella pineta di Classe, poi la prima edizione della 21 Km di Cervia, la maratonina dei Colli, e altre da qui a maggio. Di fermarsi non ha la minima intenzione. E non è solo una questione di endorfine. «Ho avuto una buona stella a trovare tante guide: sono terrorizza­to dall’idea che questa fortuna possa finire o cambiare. E allora corro».

La gara

«L’inizio è duro, siamo tutti ammucchiat­i mi concentro sui piedi per “sentire” la strada»

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