Il violino di Dueñas «Aspiro a essere riconoscibile»
Isuoi genitori non sono musicisti, uno agente della Guardia Civil e l’altra insegnante in un liceo, ma amavano ascoltare musica classica. È così che a sei anni María Dueñas, che oggi ne ha ventidue, nella sua Granada ha scoperto il violino. Con un obiettivo ben preciso perseguito grazie ai suoi strumenti, un violino Nicolò Gagliano su concessione della Deutsche Stiftung Musikleben e lo Stradivari «Camposelice» concesso in prestito dalla Nippon Music Foundation: «Vorrei che il pubblico senza vedermi mi riconoscesse. Arrivare a quel suono unico, perché di una persona sola, che il pubblico ascolta e pensa, eccola, è lei». Questa sera la giovane musicista spagnola sarà ospite di «Bologna Festival», alle 20,30 all’Auditorium Manzoni, insieme alla Deutsche Kammerphilharmonie Bremen guidata da vent’anni dal direttore estone Paavo Järvi, figlio d’arte e formatosi negli Stati Uniti. Come direttore ospite lavora con orchestre come i Berliner Philharmoniker, la Royal Concertgebouworkest di Amsterdam, la Philharmonia Orchestra di Londra e la New York Philharmonic Orchestra. Il programma bolognese sarà incentrato sul Concerto n.1 in sol minore per violino e orchestra del tedesco Max Bruch. Dignitoso Kapellmeister ottocentesco, Bruch, attivo in diverse città tedesche tra cui Berlino, dove ebbe come allievo anche il bolognese Ottorino Respighi, e in Inghilterra, compose opere teatrali, musica corale, sinfonica, cameristica e liederistica in gran quantità, ma non riuscì mai a replicare il successo ottenuto in gioventù con il suo primo Concerto per violino. Il concerto prevede anche le prime due sinfonie di Schubert, la n.1 in re maggiore e la n.2 in si bemolle maggiore, composte nel giro di pochi mesi, tra i sedici e i diciassette anni d’età. Infatti la formazione di Brema in questa stagione ha iniziato un percorso sulle sinfonie di Schubert, oltre a essere impegnata in un progetto incentrato sulle dodici sinfonie «londinesi» di Haydn.