Roba da Champions nd
Tris rossoblù in una gara totale, segnata dalle scelte di Motta. La gioia dei tremila Un Bologna fantastico all’Olimpico spazza via la Roma Il sogno è quasi realtà, la qualificazione ora è a un passo
Un trionfo da Champions. Il sogno è diventato realtà. Il traguardo è lì a pochi passi, ma il Bologna si guarda indietro e vede il vuoto, gli avversari sempre più lontani e con il fiatone, dopo una vana rincorsa. Il successo dell’Olimpico, il secondo dopo quello sulla Lazio, è il biglietto d’imbarco per l’Europa dei campioni. Mancano pochi punti per chiudere il conto e celebrare, come nessuno aveva mai pensato di poter fare, la ricorrenza dello Scudetto del 7 giugno 1964, conquistato sessant’anni fa proprio su questo stesso campo. Una dolcissima coincidenza.
La vittoria spedisce la Roma a sette punti e l’Atalanta indietro di otto: entrambe devono recuperare una gara, tutte e due però sono state battute due volte dai rossoblù, all’andata e al ritorno. Il Bologna consolida la sua posizione, si mette a caccia del terzo posto della Juve, attesa al Dall’Ara alla penultima giornata. Il successo porta il marchio di Thiago Motta, per lui laurea honoris causa in tattica: El Profe di nome e di fatto. Ha teorizzato un modello, lo adatta all’esigenza del momento e funziona sempre alla grande.
Contro la Roma rilancia dall’inizio El Azzouzi che non giocava titolare dal 18 febbraio con la Lazio, segnò anche lì. Il centrocampista marocchino torna e spacca la partita con una rete alla Dybala, in rovesciata: palo e gol. Il genio di Motta è nelle scelte e prima ancora nella preparazione della partita. È un’ispirazione Calafiori terzino a tagliare il campo per costringere Dybala a inseguirlo, con l’unico neo nella partita perfetta del difensore, di una palla regalata e non trasformata da El Shaarawy. Il Bologna concede alla Roma solo un’altra chance, su un errore di Lucumi, ma Paredes si mangia il pari.
Non c’è stata gara nei fatti. Motta ha studiato, dominato, incartato De Rossi, ha avuto fortuna quando ha dovuto, si è preso un successo limpido e cristallino. Il Bologna ha stritolato la Roma sulle fasce, l’ha scassata con Ndoye da una parte e Saelemakers dall’altra. Ha colpito nel momento giusto con un diamante di Zirkzee, tornato a segnare dopo 64 giorni su azione. E che azione. Un palleggio partito dal basso e lungo 36 tocchi, durato un minuto e 40 secondi, in cui la Roma sembrava ondeggiare come un battello sbattuto dalle onde e affondato dalla conclusione di Zirkzee, certificata dalla goal line technology.
I due gol sono diamanti estratti dalla cava, dopo un lavoro faticoso. Sono il risultato dei polmoni d’acciaio di Aebischer e dell’intelligenza tattica di Freuler, della prova d’orgoglio per l’assente Ferguson.
La Roma il match l’ha subito, ha provato a buttarla subito in rissa, perché ha capito presto di non potersela giocare alla pari. L’arbitro Maresca l’ha tenuta benissimo, con una pioggia di cartellini. Il Bologna è stato lucido a non farsi trascinare nelle provocazioni, ha martellato anche sui piazzati con la traversa di Saelemaekers, prima di andare al riposo con il doppio vantag
gio. La Roma ha provato a rialzarsi con il gol di Azmoun, si è inchinata al pallonetto di Saelemaekers, lanciato in contropiede da una perla di Zirkzee. Un-due-tris, la Roma è scomparsa, il Bologna se n’è andato via per la strada della Champions, con i tremila tifosi dell’Olimpico in festa e la squadra sotto la curva. Il paradiso Champions ha spalancato le porte, il Bologna sente già una musica celestiale.