Recital, saggi, romanzi per ragazzi Se il 25 Aprile è ancora da studiare
Dallo spettacolo di Cazzullo e Ovadia alle riflessioni di Baldissara «Il riferimento a quanto avvenuto non può sbiadire nell’invenzione»
La prossimità del 25 Aprile stimola un’intensa produzione editoriale, e non solo. Ci sono libri che dopo gli scaffali trovano anche la strada della messa in scena. Come Mussolini il capobanda (Mondadori) di Aldo Cazzullo, editorialista del «Corriere della Sera», che ricostruisce crimini e tradimenti che Mussolini riusciva a ordire sia nella vita privata che come capo del governo, forte della granitica propaganda fascista. Divenuto anche uno spettacolo a due voci, Il duce delinquente, con lo stesso Cazzullo voce narrante e Moni Ovadia che legge testi del Duce e delle sue vittime, mentre Giovanna Famulari tesse la trama sonora del racconto a partire da musiche e canzoni d’epoca. Lo spettacolo, trasmesso domani in prima serata da LA7, sarà in scena stasera alle 21 al Teatro Michelangelo di Modena e giovedì alle 16 a Monte Sole, tra i resti della Chiesa di Casaglia, nel parco in cui si consumò nel 1944 uno dei più efferati eccidi nazifascisti. L’idea del giornalista e scrittore su Mussolini è molto severa: «Credo che in Italia ci sia ancora un’immagine deformata del Duce: ci sono pochi, non pochissimi, fascisti convinti; ci sono tanti, non tantissimi, antifascisti; e c’è una grande maggioranza di italiani che pensa che il Duce sia stato uno statista, almeno fino alle leggi razziali del 1938, quando è impazzito e si è schierato con Hitler. Questa è la mentalità comune. Invece il Duce, già molto prima del 1938, aveva provocato la morte violenta di quasi tutti i capi delle opposizioni. Anche la guerra non è stata un impazzimento senile, ma è insita nel fascismo stesso: l’idea di aggredire gli altri popoli, di imporre una razza su un’altra fa parte del suo Dna».
Anche per Ovadia il giudizio morale sul fascismo è assoluto: «È stato un crimine. In Italia non è più tollerabile alcun tipo di revisionismo. Mussolini è stato il più grande assassino degli italiani della storia. Li disprezzava apertamente, profondamente. Non a caso, una delle sue frasi più celebri era “governare gli italiani non è impossibile, è inutile”».
Intanto nelle librerie si affacciano anche nuovi volumi, come quello presentato ieri alla Feltrinelli di porta Ravegnana, 25 Aprile dello storico dell’Alma Mater Luca Baldissara, edito dal Mulino. Riflessioni che muovono da una riconsiderazione di quanto accaduto il 25 aprile 1945. Per poi ripercorrere i tanti 25 Aprile nelle diverse fasi della storia della Repubblica, le forme di volta in volta assunte dalla celebrazione della festa. L’obiettivo dello storico è «restituire la diversità e le divisioni anche profonde nelle culture politiche repubblicane. Ma soprattutto contribuire a rimettere in una corretta prospettiva storica l’attivo ruolo dell’antifascismo nel processo di impianto e consolidamento della democrazia italiana. Che il 25 Aprile e il 2 Giugno, giornate di eventi tra di essi strettamente intrecciati - festeggia la propria genesi, l’avvio di un lungo (e mai davvero del tutto concluso) cammino di alfabetizzazione ed educazione alla cittadinanza». Perché il riferimento a quanto avvenuto, continua Baldissara, non può sbiadire sino al limite «dell’invenzione di ciò che non fu, della manipolazione, dell’opportunismo politico, dell’oblio collettivo, della totale ignoranza dei fatti».
Anche la produzione per ragazzi offre un ampio ventaglio, soprattutto sul versante della narrativa. Come Il giorno in cui cambiò ogni cosa (Il Battello a Vapore), della giornalista romagnola Laura Pezzino, rivolta a lettori dagli 11 anni in poi. La protagonista, Cora, è una ragazza di città sempre molto triste che vuole scrivere il suo primo romanzo. All’inizio dell’estate con la madre si sposta a Brisca, un piccolo borgo dell’Appennino tosco-romagnolo, dove vive Irma, la nonna di Cora, che lei non ha mai veramente conosciuto per colpa di un vecchio litigio. Il bar della nonna è infatti al centro di una lotta che risale al 1944, quando il paese era diviso tra partigiani e fascisti, che Cora riuscirà a ricostruire attraverso i diari della nonna, ritrovati in un vecchio baule.