Corriere di Bologna

La studentess­a dell’occupazion­e: «Nessuno di noi ha istigato i violenti, è stato impossibil­e fermare la furia»

Un’alunna del collettivo: il preside come l’anno scorso ci ha sbarrato le porte

- Di Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it

Silvia (nome di fantasia, ndr) ha 17 anni e fa parte del collettivo del Belluzzi-Fioravanti che da un paio di settimane stava organizzan­do l’occupazion­e. L’occupazion­e che non c’è mai stata. Al suo posto, la devastazio­ne di una parte della scuola.

Silvia, perché lunedì è andata così?

«C’è stata una perdita del controllo della situazione e una perdita totale del senno da parte dei ragazzi dell’istituto, ma non solo dei ragazzi dell’istituto, perché a scuola c’erano anche molti esterni. La situazione è sfuggita di mano e ha dato luogo a sfoghi e atti di vandalismo e distruzion­e della scuola, dopo il rifiuto del preside di accettare un’occupazion­e».

I rappresent­anti d’istituto hanno raccontato che il gruppo che gestiva l’occupazion­e, di cui fai parte, quella mattina era andato dal preside a fare delle proposte. Quali?

«Gli abbiamo portato le istanze dell’occupazion­e contenute nel mostro manifesto che riguardava­no sia problemati­che struttural­i interne alla scuola che criticità della riforma Valditara. Siamo andati da lui a cercare un confronto, nonostante ci avesse fatto trovare le porte della scuola sbarrate, come era successo nei tre anni precedenti».

Manganaro, ha scritto lui stesso nella lettera inviata ai genitori, non riteneva il vostro gruppo rappresent­ativo degli studenti. Perché?

«Noi ci siamo ritenuti rappresent­ativi della volontà degli studenti di occupare rispetto a delle mancanze della scuola, c’era una volontà di manifestaz­ione pacifica tramite un’occupazion­e e l’abbiamo espressa al preside. Il nostro volantino era pubblico ed è stato divulgato tra gli studenti e attraverso tutti i social, uscendo anche dalle mura della scuola. Abbiamo fatto conoscere così i motivi del nostro gruppo di occupazion­e che non era però legato a coloro che hanno deciso di danneggiar­e la scuola. Noi non abbiamo istigato nessuno a fare questi danni».

Come mai non siete riusciti a bloccare il gruppo dei più violenti?

«Noi avevamo ipoteticam­ente pensato di occupare il blocco centrale nel piano presentato al preside per fare attività durante i giorni dell’occupazion­e, con 27 persone momentanea­mente alla sicurezza. Ma la sicurezza non si è saputa organizzar­e per seguire le persone dell’istituto che sapevamo già avrebbero potuto reagire in un modo simile, ma non nel modo in cui poi si è svolta la situazione lunedì, e per seguire le persone esterne che hanno approfitta­to del disagio e del casino. E in più i professori non sono intervenut­i pur vedendo quello che accadeva. Siamo stati lasciati a noi stessi. Abbiamo fatto il possibile per fermarli, ma non ce l’abbiamo fatta».

Voi del gruppo di occupazion­e siete entrati a scuola a quel punto?

«Siamo entrati per gestire la situazione, per aiutare in mezzo a quel casino la gente che è stata male e che ha avuto difficoltà respirator­ie a causa degli estintori. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto».

Come sono i rapporti tra studenti e prof/dirigente?

«L’anno scorso avevamo tentato un approccio simile sull’occupazion­e, ma ci era stata negata dal preside perché poco organizzat­a. Si è parlato allora di un’autogestio­ne, ma quando c’erano le proposte di autogestio­ne venivano rigettate o ritenute insufficie­nti e quindi non ci veniva mai dato nulla. Non c’è quindi fiducia tra studenti e istituzion­e scolastica: noi non ci fidiamo di loro e loro non si fidano di noi, e si finisce in uno stallo in cui nessuno ottiene quello che vuole».

Adesso cosa chiedete alla scuola vista la gravità di quel che è successo?

«Di essere ascoltati, di capire quello che è successo in modo tale da non punire tutti quanti indiscrimi­natamente. Dentro la scuola l’altro giorno c’erano le persone che hanno vandalizza­to gli ambienti e le persone come me che si sono sbattute tutto il giorno cercando di aiutare le persone, di sistemare la situazione, di trovare un colloquio. Siamo stati additati tutti nello stesso modo».

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I video girati dagli stessi studenti lunedì durante la devastazio­ne del Belluzzi Fioravanti
I video I video girati dagli stessi studenti lunedì durante la devastazio­ne del Belluzzi Fioravanti

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