IIA, il futuro non è bolognese? Il ministero punta sulla Seri
Favoriti i campani. L’ira dei sindacati: nessuna idea di rilancio
Si allontana la possibilità che il rilancio di Industria Italiana Autobus abbia un’anima bolognese. Ieri i lavoratori dell’ex Bredamenarini, in presidio sotto al ministero delle Imprese e del made in Italy con i colleghi di Flumeri, sono stati ricevuti negli uffici del dipartimento Crisi d’impresa e hanno appreso che ad oggi sussiste una sola offerta «congrua» per l’acquisizione della storica produttrice di mezzi per il trasporto pubblico. E cioè quella di Seri Industrial, il gruppo avellinese che fa capo alla famiglia Civitillo.
Gli ulteriori interessamenti emersi, avrebbe fatto sapere il dicastero secondo quanto riportato da Fim-Fiom-Uilm-Fismic-Uglm, si sarebbero rivelati «incongruenti». Sul tavolo c’è anche un’altra proposta vincolante, quella della cordata guidata dal patron di Sira Industrie Valerio Gruppioni e dal vicepresidente di Confindustria Maurizio Marchesini, e di cui fanno parte anche gli imprenditori Maurizio Stirpe e Nicola Benedetto. Se Gruppioni accoglie la novità che sembra avere un sapore poliEmilio
oltre che economico con un secco «no comment», Marchesini precisa: «Noi l’offerta l’abbiamo presentata e stiamo aspettando una risposta». Quanto al termine «congrua», l’industriale aggiunge: «Presumo significhi più interessante o conveniente. Ministero, Leonardo e Invitalia avranno fatto le loro valutazioni su altre offerte che noi non conosciamo perché riservate. Certo, non possiamo fortico zare nessuno».
Premesso che i due soci a maggioranza pubblica Leonardo, che intende cedere il suo 27%, e Invitalia hanno palesato più volte la volontà di uscire dalla società, la scadenza per presentare altre offerte sarebbe slittata in avanti. «La data room è ancora aperta», confermano il responsabile automotive della segreteria bolognese della Fiom Mario Garagnani e il segretario nazionale Uilm Gianluca Ficco. «Entro la fine di maggio si dovrebbe riunire inoltre l’assemblea degli azionisti per ricapitalizzare e assicurare ossigeno per altri tre anni, mettendo sul piatto risorse fino a 120 milioni di euro utili a ripianare le perdite e a sostenere il piano industriale di chi subentrerà come azionista privato», informa Garagnani.
Fissata anche la data del prossimo incontro al Mimit: il 23 maggio. A Roma era presente pure il segretario della Fim-Cisl area metropolitana, Vincenzi, che evidenzia quanto denunciato da tutte le sigle nazionali: «Il governo si sta sottraendo alle sue responsabilità, cercando di liberarsi di una impresa che dovrebbe essere rilanciata prima di essere ceduta. Fino ad ora il Mimit ha impiegato risorse economiche per sventare il fallimento ma lo ha fatto in una protratta logica di emergenza, senza mai implementare un effettivo piano di rilancio industriale».
«Quello che è paradossale — rafforza Ficco — è che lo Stato metta milioni di euro in un’impresa senza avere alcuna idea per il suo rilancio. La cessione dovrebbe essere una tappa, non una soluzione». La partita resta, dunque, aperta: «Al Mimit ci è stato assicurato che sono pronti ad esaminare eventuali altre offerte». Quindi, chissà, anche un perfezionamento di quelle già depositate.