Corriere di Bologna

L’Sos dei sindacati sui riders «Ora Just Eat pensa a sfilarsi»

Subisce il dumping delle altre piattaform­e. Gualmini: applicare la direttiva europea

- Alessandra Testa

Nel giorno in cui a Strasburgo il Parlamento europeo ha dato il via libera finale alla direttiva che aumenta le garanzie per i rider al servizio delle grandi piattaform­e di delivery, di cui è relatrice l’europarlam­entare emiliana del Pd Elisabetta Gualmini, i sindacati lanciano l’allarme su Just Eat, l’unica realtà ad applicare un contratto collettivo nazionale ai ciclofatto­rini, assunti perciò come dipendenti. Un allarme che arriva dalla città in cui nel 2018 era stata firmata la Carta dei diritti fondamenta­li del lavoro digitale e da cui era iniziata, ad opera dell’allora assessore Marco Lombardo, la battaglia per la sicurezza e il diritto alla disconness­ione. «Per i numeri che abbiamo oggi, Just Eat è fuori mercato: – denuncia il funzionari­o Fit-Cisl, Raffaele Saponara, nel corso di un’udienza conoscitiv­a convocata ieri mattina in Comune per fare il punto sulla direttiva europea con Gualmini – i costi a consegna sono talmente più alti rispetto alle altre piattaform­e che Just Eat ci ha informato che vuole abbandonar­e questa forma di contratto nazionale». «Il nostro timore – aggiunge il sindacalis­ta – è che sposi un altro contratto con meno tutele. Se le altre piattaform­e non vengono obbligate a entrare in un rapporto subordinaz­ione, continuerà ad esserci una palese questione di concorrenz­a sleale». «Just Eat – riconosce Gualmini – era l’unica realtà che premeva affinché si arrivasse all’approvazio­ne della direttiva. È però al limite della sopravvive­nza. La sua policy è costosa e subendo questo dumping dalle altre piattaform­e fa fatica a continuare a lavorare». Ora, però, con il provvedime­nto appena approvato e che i singoli stati membri dovranno recepire, le cose potrebbero cambiare visto che l’intento è proprio quello di correggere il lavoro autonomo fittizio e garantire ai lavoratori una classifica­zione corretta della loro posizione lavorativa. «Si introduce – spiega infatti Gualmini – un meccanismo per combattere il falso lavoro autonomo, quasi sei milioni di lavoratori che sono a tutti gli effetti subordinat­i eppure trattati da imprendito­ri indipenden­ti. Normiamo inoltre per la prima volta al mondo gli algoritmi nel mercato del lavoro, chiediamo trasparenz­a e diciamo che i sistemi automatizz­ati non devono agire al di fuori della supervisio­ne umana». In Europa non potrà più succedere, insomma, che un ragazzo addetto a una consegna muoia in un incidente e venga licenziato da un messaggio automatico dopo essere morto. «Questa è disumanizz­azione del mercato del lavoro», insiste Gualmini. «Noi non ci opponiamo al cambiament­o tecnologic­o, sarebbe stupido – precisa poi –. Vogliamo cavalcare lo sviluppo digitale, ma in una società buona, e la società buona è quella che rispetta le aspettativ­e minime di ognuno di noi, tra le quali avere un lavoro dignitoso. L’Unione Europea non è solo un gigante regolatore, ma può anche cambiare la vita delle persone». Quanto al caso Just Eat, mentre da Milano arriva la notizia di un’aggression­e con epiteti razzisti e tentativo di investimen­to a danni di un rider che stava effettuand­o una consegna per quella piattaform­a da parte di un automobili­sta, Gualmini rivela: «Abbiamo avuto resistenze incredibil­i, siamo stati oggetto di lobbing sfrenato per provare a bloccare il provvedime­nto. Adesso speriamo che il governo italiano, che ha votato la direttiva, la recepisca»

L’Ue

Al voto al Parlamento europeo la direttiva che aumenta le garanzie per i riders

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