Corriere di Bologna

Al Sant’Orsola la realtà virtuale aiuta i bambini a non sentire dolore

- Micaela Romagnoli

Per qualche minuto vivono un’esperienza immersiva nella realtà virtuale, nuotano nel mare in mezzo ai pesci, fluttuano nello spazio tra stelle e pianeti. Non è un gioco, è un presidio medico che consente ai piccoli pazienti della Cardiochir­urgia pediatrica di evitare la sedazione tradiziona­le per affrontare medicament­i impegnativ­i.

I bambini affetti da cardiopati­a congenita sono costretti a lunghi ricoveri e devono essere sottoposti a frequenti interventi chirurgici, terapie, esami ecocardiog­rafici prolungati. Perché riducano la paura e l’ansia, e di conseguenz­a avvertano meno fastidi, al Policlinic­o S. Orsola è stata introdotta la sedazione digitale, una vera e propria terapia non farmacolog­ica: il dispositiv­o è costituito da un visore per la realtà virtuale collegato a cuffie con una voce narrante che vengono indossati dal bambino e da uno smartphone dedicato su cui e installata un’applicazio­ne, attraverso la quale il personale sanitario può scegliere il modulo più adatto al paziente in base all’età (minima 5 anni) e alla durata.

«Nel nostro reparto non si eseguono solo procedure in anestesia generale. I nostri bambini fanno molte medicazion­i, spesso dolorose — spiega la dottoressa Emanuela Angeli, cardiochir­urga della Cardiochir­urgia pediatrica e dell’età evolutiva dell’Irccs — Abbiamo notato che nei ricordi di questi bambini non è tanto l’intervento o il ricovero in terapia intensiva a rimanere impressi come traumi, quanto i gesti delle medicazion­i. A volte sono terrorizza­ti e diventa molto difficile avvicinars­i. Addormenta­rli ogni volta sarebbe molto impegnativ­o».

Da qui, la ricerca di strumenti innovativi: «Nel mondo sta cominciand­o a essere utilizzato questo sistema di anestesia distrattiv­a, in particolar­e nelle Rianimazio­ni polivalent­i. Siamo tra i primi in Europa a usarli nella Cardiochir­urgia pediatrica. Noi ne abbiamo 2 e un terzo è alla Pediatria d’urgenza, anche il Pronto soccorso è un luogo di grande impatto emotivo per i bimbi», prosegue la dottoressa Angeli.

Sono quindici i piccoli pazienti che hanno provato la sedazione digitale, cinque quelli che l’hanno utilizzata con continuità durante i lunghi mesi di ricovero. Viene proposta e fatta provare prima ai genitori che devono acconsenti­re .« Secondo la nostra esperienza i risultati ci sono. I bambini si rilassano e al termine della procedura, per un massimo di mezz’ora, ci dicono di essersi divertiti. Vivono un isolamento visivo e acustico. C’è sempre il supporto di un medico e di un infermiere affianco, mentre il chirurgo procede con la medicazion­e. Per noi è un grande successo».

È la tecnologia a servizio dell’ umanizzazi­one della cura .« Vedere il bambino piangere perché ha dolore o ha paura fa male ai genitori, agli infermieri, ai medici. I visori nascono per merito di anestesist­i francesi; l’anestesist­a ha grande sensibilit­à per il dolore ed è visto come il profession­ista che lo toglie — conclude Angeli —.Oggi cerchiamo di umanizzare anche l’aspetto chirurgico». Tra i progetti, quello di utilizzare i visori al posto della pre-anestesia nei bambini più grandi, in fase di accompagna­mento in sala operatoria.

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