Al Sant’Orsola la realtà virtuale aiuta i bambini a non sentire dolore
Per qualche minuto vivono un’esperienza immersiva nella realtà virtuale, nuotano nel mare in mezzo ai pesci, fluttuano nello spazio tra stelle e pianeti. Non è un gioco, è un presidio medico che consente ai piccoli pazienti della Cardiochirurgia pediatrica di evitare la sedazione tradizionale per affrontare medicamenti impegnativi.
I bambini affetti da cardiopatia congenita sono costretti a lunghi ricoveri e devono essere sottoposti a frequenti interventi chirurgici, terapie, esami ecocardiografici prolungati. Perché riducano la paura e l’ansia, e di conseguenza avvertano meno fastidi, al Policlinico S. Orsola è stata introdotta la sedazione digitale, una vera e propria terapia non farmacologica: il dispositivo è costituito da un visore per la realtà virtuale collegato a cuffie con una voce narrante che vengono indossati dal bambino e da uno smartphone dedicato su cui e installata un’applicazione, attraverso la quale il personale sanitario può scegliere il modulo più adatto al paziente in base all’età (minima 5 anni) e alla durata.
«Nel nostro reparto non si eseguono solo procedure in anestesia generale. I nostri bambini fanno molte medicazioni, spesso dolorose — spiega la dottoressa Emanuela Angeli, cardiochirurga della Cardiochirurgia pediatrica e dell’età evolutiva dell’Irccs — Abbiamo notato che nei ricordi di questi bambini non è tanto l’intervento o il ricovero in terapia intensiva a rimanere impressi come traumi, quanto i gesti delle medicazioni. A volte sono terrorizzati e diventa molto difficile avvicinarsi. Addormentarli ogni volta sarebbe molto impegnativo».
Da qui, la ricerca di strumenti innovativi: «Nel mondo sta cominciando a essere utilizzato questo sistema di anestesia distrattiva, in particolare nelle Rianimazioni polivalenti. Siamo tra i primi in Europa a usarli nella Cardiochirurgia pediatrica. Noi ne abbiamo 2 e un terzo è alla Pediatria d’urgenza, anche il Pronto soccorso è un luogo di grande impatto emotivo per i bimbi», prosegue la dottoressa Angeli.
Sono quindici i piccoli pazienti che hanno provato la sedazione digitale, cinque quelli che l’hanno utilizzata con continuità durante i lunghi mesi di ricovero. Viene proposta e fatta provare prima ai genitori che devono acconsentire .« Secondo la nostra esperienza i risultati ci sono. I bambini si rilassano e al termine della procedura, per un massimo di mezz’ora, ci dicono di essersi divertiti. Vivono un isolamento visivo e acustico. C’è sempre il supporto di un medico e di un infermiere affianco, mentre il chirurgo procede con la medicazione. Per noi è un grande successo».
È la tecnologia a servizio dell’ umanizzazione della cura .« Vedere il bambino piangere perché ha dolore o ha paura fa male ai genitori, agli infermieri, ai medici. I visori nascono per merito di anestesisti francesi; l’anestesista ha grande sensibilità per il dolore ed è visto come il professionista che lo toglie — conclude Angeli —.Oggi cerchiamo di umanizzare anche l’aspetto chirurgico». Tra i progetti, quello di utilizzare i visori al posto della pre-anestesia nei bambini più grandi, in fase di accompagnamento in sala operatoria.