«Il podio senza festa Non ci dissero nulla per rassicurarci»
«Risultato super, non potevo essere felice»
«Ricordo benissimo più o meno tutto. Il podio: ci avevano detto quale atteggiamento tenere, non ci sarebbero stati brindisi né festeggiamenti. Era stato già deciso prima, per la morte di Ratzenberger al sabato. Poi mentre stavo per andare alla cerimonia arrivò un’altra brutta notizia: dei meccanici, fra i quali alcuni dei nostri, erano finiti in ospedale, colpiti da una gomma che si era staccata dalla Minardi di Alboreto. Molti della Ferrari si precipitarono al pronto soccorso. Ma di Ayrton non sapevamo ancora nulla». Nicola Larini, 60 anni compiuti da poco, è l’ultimo pilota italiano ad avere ottenuto i punti su una Rossa, secondo dietro a Schumacher e davanti a Hakkinen in quel maledetto Gp di San Marino del 1° maggio.
«Il mio più bel risultato, per giunta nella gara di casa, nel fine settimana più tragico della storia della F1. È normale che non potessi essere felice in quelle circostanze tragiche, certe cose le ho rimosse. L’incidente di Barrichello al venerdì, poi la tragedia di Roland avevano gettato il paddock in un clima cupo e di angoscia».
Il pilota toscano, tester e riserva ufficiale della Scuderia, sostituiva l’infortunato Jean Alesi, aveva guidato anche nella corsa precedente, ad Aida in Giappone, dove era rimasto coinvolto in una
sfortunata collisione con Senna e Hakkinen al via. Alle 14.17 a Imola si consuma il dramma di Ayrton, la Williams che colpisce il muro alla curva del Tamburello: «L’ho intravisto mentre stava terminando, inizialmente sembrava un incidente di gara come altri. Dall’arrivo
dell’elicottero e dai soccorsi si intuiva che fosse più grave, ma nessuno ci disse nulla sulle sue condizioni. Forse per rassicurarci. E poi eravamo rimasti in macchina tutto il tempo prima della ripartenza, pensavamo alla ripresa del Gp.
Della morte di Ayrton ho
saputo da Jean Todt quando ormai era finito tutto, anche le conferenze: Berger si era ritirato ed era corso in ospedale a Bologna. L’altro giorno ho ripreso una foto in cui parlo con Mika qualche momento prima di sapere. Appresa la notizia ci guardavamo intorno completamente smarriti. Era stato raggiunto il massimo della negatività».
Nella mente di Larini, Senna rivive in tanti bei ricordi: «A volte ci si ritrovava insieme ad allenarsi fra un Gp e un altro, per alcuni periodi abbiamo condiviso lo stesso medico. A Jacarepaguà, vecchio circuito vicino a Rio sede di tanti test, abbiamo passato tanti bei momenti: si andava sulle moto d’acqua, si stava insieme anche ad altri colleghi senza parlare di corse. A volte ci vedevamo nella sua villa».
Nel 1993 Larini aveva portato al successo l’Alfa Romeo nel campionato Dtm, scaccomatto ai giganti dell’industria automobilistica tedesca: «Mi sono tolto tante soddisfazioni: quel successo è stato la ciliegina sulla torta della mia carriera: la vittoria più bella è stata quella al vecchio Nurburgring. Ma anche negli anni della Ferrari ho fatto tanto belle cose».
Oggi Larini segue il figlio Davide, 16 anni, impegnato a tempo pieno nel campionato di F4 italiano:«Ma in realtà è un campionato mondiale visto il livello, tutti vengono a correre in questa serie. Lui ha carattere, poi vedremo».