Le magiche chitarre create da «Wandrè» al Museo della Musica
Kiss, Francesco Guccini, Sean Lennon, The Dandy Warhols, Skiantos, Adriano Celentano, Johnny Depp e Caterina Caselli sono alcuni degli artisti che hanno suonato o possiedono uno strumento realizzato da Antonio «Wandrè» Pioli di Cavriago, genio assoluto nel campo della liuteria scomparso nel 2004. Una figura così carismatica, le sue chitarre vengono contese da collezionisti sparsi per il mondo, che ha meritato una mostra dedicata alle sue opere al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna intitolata «Wandrè. La chitarra del futuro». L’inaugurazione è per oggi alle 18, per poi aprire i battenti da domani fino all’8 settembre con gli orari del museo (ingresso gratuito).
Wandrè è stato il primo in Italia a produrre chitarre elettriche, inventore di modelli creativi che hanno fatto scuola nel mondo della sei corde. Le sue creature sono note per eccentricità e sperimentalità, pura avanguardia negli anni Sessanta, definite «sculture sonore», sono strumenti sbalorditivi, distanti anni luce dalle produzioni in serie di marche quasi esclusivamente americane. La sua era una visione del mondo attraverso uno strumento musicale, perché vedere e toccare una Wandrè significa sentire sui polpastrelli futurismo, surrealismo, metafisica e astrattismo.
La mostra conta oltre 50 pezzi tra chitarre, bassi e contrabbassi e ogni strumento esposto ha la sua storia e la sua personalità, quella del suo inventore che è stato artista, imprenditore, partigiano, artigiano e uno dei liutai più innovativi di sempre. Wandrè era pura psichedelia dieci anni prima della psichedelia. Un visionario puro. «Wandrè. La chitarra del futuro» è a cura di Marco Ballestri con la collaborazione di Oderso Rubini e del collettivo I Partigiani di Wandrè, un manipolo di persone che hanno lavorato o conosciuto Wandrè e che hanno deciso di mantenere viva la memoria della sua straordinaria vita umana ed artistica.
I suoi strumenti, oggi quotati anche più di 25.000 euro (sulla valutazione influiscono le condizioni di usura), sono praticamente pezzi unici, Wandrè non amava la riproduzione in serie, ogni sua creatura doveva differire dall’altra. Pioli ha trovato i metodi più strani e ingegnosi per farlo, dall’uso di una candela per dare sfumature, all’utilizzo di brillantini poi fissati con una resina trasparente, che oggi sono la normalità, idee e intuizioni che hanno trovato la loro applicazione sugli strumenti di Wandrè. Un catalogo accompagna la mostra, raccontando ogni singolo pezzo esposto, dalla prima e unica chitarra elettrica di Guccini alla Bikini utilizzata da Ace Frehley dei Kiss, la prima sei corde al mondo ispirata a una motocicletta, con un amplificatore incorporato per soddisfare le esigenze dei musicisti di strada.
La mostra si inserisce nelle iniziative del museo che festeggia i vent’anni di vita. Wandrè è stato una «esaltante anomalia», come lo definisce l’assessore Mauro Felicori nel catalogo, un’anomalia che ha portato l’estro emiliano in giro per il mondo sulle note di tante chitarre.