Il capolavoro di Motta con il calcio del futuro ha rivoluzionato tutto «Meglio di Guardiola» Il sogno è confermarlo
Ha dato spettacolo inventando un nuovo modello Lo vogliono le big d’Europa, la sfida adesso è tenerlo
Parliamo di questo. «Motta fa quasi diventare scolastici i movimenti di Guardiola: è illeggibile in campo». L’ha detto Ivan Juric, non un tifoso al bar. L’allenatore del Torino è stato suo compagno al Genoa. I due sono molto legati, Juric è uno dei migliori tecnici della serie A. «Thiago sta rivoluzionando il calcio, il Bologna fa cose diverse e nuove. È un genio, un allenatore bellissimo, da grande squadra». Magari Juric sbaglia.
E forse sbaglia pure Arrigo Sacchi che non lo ha mai avuto. «Vorrei vedere un suo allenamento, mi piacerebbe studiarlo». L’ex c.t. della Nazionale a fine anni 80 ha trasportato il calcio nell’era moderna, un rivoluzionario. Altro? Sì, grazie. Fabio Capello: «È uno dei miei preferiti, fa rendere tutti al massimo. Ha la caratterista giusta, è un ex centrocampista. Tutti i grandi allenatori lo sono: Guardiola, Conte, Xabi Alonso, Ancelotti, Arteta, Allegri, Xavi».
Motta in realtà è un «rompicoglioni». L’ha detto lui, di sé e del Bologna: «Siamo i rompicoglioni della serie A». Thiago non è mai maleducato. Non ha l’aria del genio scapigliato. Si trasforma in José Mourinho solo quando litiga con gli arbitri. È un maniaco. Si chiude nel centro tecnico da mattina a sera e studia. Video, partite, avversari, soluzioni. Dirige l’allenamento e si rimette chino a progettare nuove strategie, colpi di teatro come Ravaglia e Odgaard titolari a Napoli. «Però così mi fate sembrare noioso, dai non lo sono». Ha ragione, non c’è niente di più bello del suo Bologna. Una favola in stile Leicester. L’ex squadra di Rainieri vinse la Premier nel 2016 con degli sconosciuti e Sir Claudio, esonerato pochi mesi prima dalla Grecia, dopo aver clamorosamente perso in casa con le Isole Far Oer.
Tutti sapevano invece chi era Thiago Motta, non credevano però fosse un genio del calcio. Un pedigree extralusso da calciatore: ex «tripletista» dell’Inter di Mourinho nel 2010 ed ex centrocampista degli azzurri nella finale dell’Europeo 2012, quella persa 4-0 contro la Spagna. Thiago aveva iniziato maluccio da allenatore. Pochi mesi al Genoa e poi esonerato dal presidente Enrico Preziosi. «Nel 2019 l’ho preso troppo in fretta in una situazione di difficoltà e fui costretto a cacciarlo, ma ero straconvinto che avrebbe fatto carriera».
L’anno dopo a La Spezia una salvezza miracolosa, con la società impossibilitata a far mercato per il blocco imposto dalla Fifa. Mille volte sul filo dell’esonero, Thiago si salvava sempre all’ultimo. Via a fine stagione. L’anno dopo senza la sua guida lo Spezia retrocede, mentre lui arriva al Bologna nella peggiore delle situazioni, al posto di Mihajlovic, malato da tempo.
Si presenta non bene. Un punto in quattro gare, il popolo fischia e non capisce un allenatore troppo avanti, uno Steve Jobs del pallone. Vagheggia di uno schema mai sentito: il 2-7-2. Sembra una battuta del film con Lino Banfi L’allenatore nel Pallone, in cui Oronzo Canà introduceva il 55-5 e la sua “B Zona”.
È solo un’altra prospettiva, il modo nuovo di vedere il campo. Thiago mostra l’applicazione di un teorema ritenuto impossibile. La via nuova del calcio, descritta così bene nella sua tesi di laurea al corso allenatori di Coverciano, dal titolo «Il valore del pallone Lo strumento del mestiere nel cuore del gioco». Voto 108/110. Nel mondo di Motta il pallone da gioco ricreativo è diventato via via «strumento di gioco di squadra, espressione di una forma più complessa di gioco collettivo» e soprattutto era «il bene più prezioso»: perderlo, in una qualsiasi situazione di gioco, era «una sorta di crimine calcistico».
Teoria e pratica. Il Bologna è la seconda squadra per possesso in serie A. Non un esercizio di stile insomma. «Ha soluzioni valide, le alterna, e opera una ricerca continua del gioco, senza essere stopposo nel giro palla», sottolinea Giovanni Galeone, altro pioniere della zona.
Motta per la squadra è El Profe, così lo chiama il difensore Lucumi. Il presidente rossoblù Joey Saputo l’ha definito «stranino». In città per tutti è SanThiago. Frugale, lontano dalle luci, passeggia sotto i portici come un turista qualsiasi. Si ferma per un selfie con Cesare Cremonini. Abbraccia devoti, tifosi, conoscenti, giornalisti, non dà confidenza a nessuno. Si scioglie quando di notte, di ritorno dalle trasferte, trova la folla festante ad attendere lui e il pullman della squadra a Casteldebole. La moglie Angela Lee se ne sta in Portogallo con le tre figlie. La prima tifosa è lei. «Tanto lavoro, dedizione e studio, tanto impegno fisico e mentale: vederti crescere è meraviglioso, ti auguro di conquistare il mondo», la dedica al marito.
Le favole sono tali solo se «alla fine vissero tutti felici e contenti». Il Bologna in Champions però non è l’ultima pagina della storia, è la più bella sì. Non era mai successo, forse riaccadrà, mai più in modo così inaspettato e fragoroso. Dovrebbe essere il gran finale, tirate giù il sipario e applausi, tutti a casa non esiste epilogo migliore. E invece c’è un ultimo atto da vivere: il futuro di Thiago. Va o resta? La Juve, il Bologna, la Premier League. Lo vogliono tutti, non lo afferra nessuno. Il miglior allenatore dal 30 giugno è senza contratto. Indizi sparsi dal Profe come una cortina fumogena. Speranze per i rossoblù: «A fine stagione parlerò con la società, qui sono felice». Dramma per i rossoblù: «Il mio futuro non è importante, godiamoci il momento». Tutto e il contrario. Non è questione di soldi o grandi club. La Juve l’ha corteggiato, il Milan ci ha provato, il Bologna è una grande storia d’amore. Il futuro è solo nelle mani di Mago Thiago, diventato l’uomo dell’anno, del decennio, del futuro del calcio. Va o resta, comunque sia sarà un successo. Per lui di sicuro.