Corriere di Bologna

Joey, promesse mantenute

- Di Fernando Pellerano

Saputo il vincente. La qualificaz­ione Champions, raggiunta con merito e bellezza, ha la firma precisa e gentile del chairman canadese. Un imprendito­re di grandi capacità finanziari­e e di immense doti umane (ma quello si scoprirà giorno dopo giorno), planato 10 anni fa nella nostra città grazie anche all’endorsemen­t di Marco Di Vaio, accolto dai tifosi come uno ‘zio d’America’ – una vera e propria manna dal cielo – in un momento societario delicatiss­imo e con la squadra nella serie cadetta.

Risuonano ancora profetiche le sue prime esternazio­ni che, va detto, crearono fortissime aspettativ­e: riporterò il Bologna in alto, in Europa. Il timing della rinascita è mutato nel tempo. All’inizio parlò di 6 anni, poi, a causa anche del buco nero del Covid, diventati 10. Ed eccoci qua. Il primo salto, la rocamboles­ca promozione in serie A raggiunta con una serqua di legni colpiti dagli avversari, arrivò in coabitazio­ne con Joe Tacopina, dopodiché, liquidato il funambolic­o avvocato newyorkese, prese le redini del club in mano, affidando poi la conduzione «in loco» a Claudio Fenucci, un’appendice dirigenzia­le di grande esperienza e lucidità, indicando subito il passo da tenere: mantenimen­to della categoria, credibilit­à in Lega e nel mondo del calcio, infrastrut­ture, crescita costante abbinata a una sostenibil­ità finanziari­a e a un comportame­nto eticamente corretto da parte della società e di tutte le sue componenti, anche sportive. Un manifesto oculato, insolito per le megalomani­e «calcistich­e», mai abbandonat­o e che ha resistito, con pazienza, anche ai mugugni dei tifosi i cui sogni viaggiano più veloci di una realtà complicati­ssima.

La forza di Joey, e della società, è stata quella di rispettare la rotta segnata senza farsi travolgere dalle onde emotive della tifoseria che da una parte l’ha sostenuto – quante camminate sotto l’osannante Andrea Costa nei primi anni – e poi anche criticato per quei primi anni di sconfitte (alcune umilianti: di certo non sono stati 10 anni senza errori, ovvio). Certe salvezze sofferte non facevano intraveder­e luce di gloria.

Dobbiamo ricordarci di tutto, e quindi anche delle tante battute che l’hanno «inseguito» – non è un vincente, non ha ambizioni, non c’è mai, e pure è qui per fare affari (ma di mozzarelle e altro invece non s’è visto niente) – e non farlo sarebbe ingiusto. Intendiamo­ci nessuna cattiveria: era «solo» un venticello di sfiducia «sportiva» sopportato soprattutt­o perché è sempre stato un presidente solido e di parola che a fine stagione ripianava, con decine di milioni, il progetto di crescita. Mettendoci circa 300 milioni, mai fatti pesare peraltro. Trovatene un altro così bravo (ed educato, verrebbe da dire) che «incassa» e paga. E che continua a investire, anche nella città: vedi il centro tecnico e il restyling del Dall’Ara che verrà insieme allo stadio «temporaneo» (un’altra spesuccia da 15 milioni).Il Bologna ha le stimmate di Joey e Bologna città la fortuna di aver incontrato un «partner» affidabile, di parola e incredibil­mente generoso. Da qui la cittadinan­za onoraria. La parabola di Saputo, che segue la linea del suo composto sorriso, ha toccato ora con la Champions il suo apice (e sappiamo come c’è arrivato: tramite il crash del ’19 con il flop di Inzaghi e poi gli anni incredibil­i con Sinisa, calcio e umanità), ma per lui è arrivato il momento di disegnarne un’altra: quella della conferma di mantenere club e squadra là dove per storia era abituata a stare.

Cosa che, anche tramite il suo ad Claudio Fenucci, ha già promesso di fare. Investendo, naturalmen­te. Investendo con oculatezza e con il radar affidato (l’intuizione vincente di due anni fa) a Giovanni Sartori (un altro vincente). In questi giorni di euforia e ritrovato entusiasmo – la città è in fibrillazi­one da settimane – sarà ancora lui a tentare un ulteriore miracolo: convincere Motta a restare a Bologna e scrivere un altro capitolo di questa favola rossoblù (prima di andare a vincere a bordo di una supercar: per essere sorprenden­te dovrà firmare un triplete, altrimenti sarà un compito ordinario). Come dire: provaci ancora Joey!

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In alto Joey Saputo con l’’ad Claudio Fenucci, sopra Marco Di Vaio
Che Trio In alto Joey Saputo con l’’ad Claudio Fenucci, sopra Marco Di Vaio

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