Joey, promesse mantenute
Saputo il vincente. La qualificazione Champions, raggiunta con merito e bellezza, ha la firma precisa e gentile del chairman canadese. Un imprenditore di grandi capacità finanziarie e di immense doti umane (ma quello si scoprirà giorno dopo giorno), planato 10 anni fa nella nostra città grazie anche all’endorsement di Marco Di Vaio, accolto dai tifosi come uno ‘zio d’America’ – una vera e propria manna dal cielo – in un momento societario delicatissimo e con la squadra nella serie cadetta.
Risuonano ancora profetiche le sue prime esternazioni che, va detto, crearono fortissime aspettative: riporterò il Bologna in alto, in Europa. Il timing della rinascita è mutato nel tempo. All’inizio parlò di 6 anni, poi, a causa anche del buco nero del Covid, diventati 10. Ed eccoci qua. Il primo salto, la rocambolesca promozione in serie A raggiunta con una serqua di legni colpiti dagli avversari, arrivò in coabitazione con Joe Tacopina, dopodiché, liquidato il funambolico avvocato newyorkese, prese le redini del club in mano, affidando poi la conduzione «in loco» a Claudio Fenucci, un’appendice dirigenziale di grande esperienza e lucidità, indicando subito il passo da tenere: mantenimento della categoria, credibilità in Lega e nel mondo del calcio, infrastrutture, crescita costante abbinata a una sostenibilità finanziaria e a un comportamento eticamente corretto da parte della società e di tutte le sue componenti, anche sportive. Un manifesto oculato, insolito per le megalomanie «calcistiche», mai abbandonato e che ha resistito, con pazienza, anche ai mugugni dei tifosi i cui sogni viaggiano più veloci di una realtà complicatissima.
La forza di Joey, e della società, è stata quella di rispettare la rotta segnata senza farsi travolgere dalle onde emotive della tifoseria che da una parte l’ha sostenuto – quante camminate sotto l’osannante Andrea Costa nei primi anni – e poi anche criticato per quei primi anni di sconfitte (alcune umilianti: di certo non sono stati 10 anni senza errori, ovvio). Certe salvezze sofferte non facevano intravedere luce di gloria.
Dobbiamo ricordarci di tutto, e quindi anche delle tante battute che l’hanno «inseguito» – non è un vincente, non ha ambizioni, non c’è mai, e pure è qui per fare affari (ma di mozzarelle e altro invece non s’è visto niente) – e non farlo sarebbe ingiusto. Intendiamoci nessuna cattiveria: era «solo» un venticello di sfiducia «sportiva» sopportato soprattutto perché è sempre stato un presidente solido e di parola che a fine stagione ripianava, con decine di milioni, il progetto di crescita. Mettendoci circa 300 milioni, mai fatti pesare peraltro. Trovatene un altro così bravo (ed educato, verrebbe da dire) che «incassa» e paga. E che continua a investire, anche nella città: vedi il centro tecnico e il restyling del Dall’Ara che verrà insieme allo stadio «temporaneo» (un’altra spesuccia da 15 milioni).Il Bologna ha le stimmate di Joey e Bologna città la fortuna di aver incontrato un «partner» affidabile, di parola e incredibilmente generoso. Da qui la cittadinanza onoraria. La parabola di Saputo, che segue la linea del suo composto sorriso, ha toccato ora con la Champions il suo apice (e sappiamo come c’è arrivato: tramite il crash del ’19 con il flop di Inzaghi e poi gli anni incredibili con Sinisa, calcio e umanità), ma per lui è arrivato il momento di disegnarne un’altra: quella della conferma di mantenere club e squadra là dove per storia era abituata a stare.
Cosa che, anche tramite il suo ad Claudio Fenucci, ha già promesso di fare. Investendo, naturalmente. Investendo con oculatezza e con il radar affidato (l’intuizione vincente di due anni fa) a Giovanni Sartori (un altro vincente). In questi giorni di euforia e ritrovato entusiasmo – la città è in fibrillazione da settimane – sarà ancora lui a tentare un ulteriore miracolo: convincere Motta a restare a Bologna e scrivere un altro capitolo di questa favola rossoblù (prima di andare a vincere a bordo di una supercar: per essere sorprendente dovrà firmare un triplete, altrimenti sarà un compito ordinario). Come dire: provaci ancora Joey!