I PIÙ FORTI DI SEMPRE L’undici di Pecci
Eraldo Pecci, la squadra costruita dalla società e modellata da Motta può entrare nella cerchia delle rossoblù più belle di sempre? «Guarda, io nel 63-64 non c’ero, ero piccolino e la squadra che vinse lo scudetto non l’ho vista se non in qualche spezzone tivù, però dico che l’entusiasmo che si è creato intorno al gruppo di oggi mi ricorda i tempi migliori».
Entusiasmo simile a quello creato da Maifredi, seppur in serie B, quando te eri il fulcro e la mente del centrocampo.
«Quella fu un’annata particolare, è vero. Il pubblico tornò al Dall’Ara perché si vinceva, ma anche perché facevamo divertire. Va riconosciuto però che ci sono stati altri momenti esaltanti come la stagione europea di Mazzone».
Potremmo aggiungere anche l’anno della penalizzazione di Radice. A questo proposito sia Radice sia Maifredi lasciarono Bologna per andare al Milan e alla Juve: fallirono entrambi. Ora tocca a Motta.
«Se la Juve se l’è preso, beh, sta nelle cose del calcio. Invito però tutti a godersi questo momento Champions e il lavoro eccezionale fatto da tutti, società, allenatore, giocatori. Una stagione da 9 diffuso, questo è il mio voto».
Ora, se davvero Motta saluterà bisogna andare avanti: e non si riparte da zero.
«Bisognerà reinventarsi qualcosa cercando di tenere il meglio che c’è in casa e farlo durare più a lungo possibile. Prolungare e godersi quello che di bello sta passando, provare a continuare a vincere. Un po’ come ha fatto l’Atalanta. Poi si sa che possono arrivare situazioni difficili».
In attesa di vedere come andrà a finire e come ripartirà il Bologna formato Champions, proviamo a buttare giù un «undici» migliore di sempre, saltando ovviamente il trionfale periodo degli anni ’30 di Schiavio & C.
«Possiamo provarci ragionando sugli ultimi 50 anni e su questa stagione, ma io metto subito in campo i titolari scudettati di Bernardini: impossibile non farlo anche se dal vivo non li vidi».
Iniziamo dal portiere.
«Accanto a Negri direi che uno come Pagliuca che ha giocato due mondiali ci sta. Skorupski è esplosivo, aspettiamo il battesimo in coppa. Fra quelli con cui ho giocato o visto da vicino, beh, Vavassori è stato un signor portiere e poi citerei, per affetto e potenzialità non espresse (aveva grande qualità), Amos Adani: 96 presenze in tutto e ben 11 campionati a Bologna, dal ’68 al ‘77».
Linea difensiva, a quattro.
«I centrali: Janich l’ho visto sì, ma dopo c’è stato di meglio. Come centrale uno come De Marchi non sfigurerebbe, anche se il Calafiori di quest’anno ha dimostrato di essere un signor giocatore: vediamo il prosieguo. C’era poi Tumburus, ma posso solo immaginarmelo. In alternativa direi Bellugi e, pensando ad oggi, Lucumi».
Mancano le fasce.
«Bernardini aveva Furlanis e Pavinato, anche Motta non sta male con i suoi esterni, ma nel passato pescherei dal trio Roversi, Fedele, Cresci (uno che sapeva fare tutto)».
Il centrocampo.
«Difficile trovarne due migliori di Bulgarelli e Fogli, livello mondiale. Non sappiamo cosa sarebbe potuto diventare Liguori se non avesse incontrato Benetti, però abbiamo ammirato Ciccio Marocchi che con Ingesson formava una bella coppia».
Quindi, niente Pecci.
«Io no, facendo la formazione non posso esserci. E comunque non dimenticherei Colomba, un amico certo, ma di gran classe. Oggi Ferguson è sulla strada giusta per entrare nella top 11».
Il trequartista.
«Haller e Baggio, Baggio e Haller. Staffetta come quella di Valcareggi con Rivera e Mazzola: un tempo per uno. Se indisponibili Mancini».
Infine il tridente.
«Perani, Nielsen, Pascutti: non si scherza. Per sostituire Marino mi terrei Fabio Poli e Orsolini. Nel paniere degli attaccanti puri pesco Savoldi, Signori, poi Andersson e Cruz. Negli occhi abbiamo però Zirkzee. E fra gli outsider Giuliano Fiorini, gran cuore. Serve anche quello».