Mastroianni e Milo La Cineteca celebra la coppia felliniana
In un podcast registrato pochi mesi prima della scomparsa, nel gennaio 2024 a 90 anni, Sandra Milo ribadiva l’amore per Federico Fellini, mentre da Marcello Mastroianni era attratta in modo diverso: «Ero innamoratissima di Fellini, non avevamo un semplice rapporto di lavoro, eravamo amanti. E poi Marcello e Federico erano molto amici, si raccontavano tutto, le loro avventure e le loro storie d’amore, quindi Marcello era perfettamente al corrente della storia tra me e Federico. Amavo tanto anche Mastroianni, ma non provavo per lui quel tipo di attrazione che una donna prova per un uomo come lui, bello e affascinante. Ero molto attratta spiritualmente».
I due, insieme sul set felliniano, sono stati riuniti in un omaggio congiunto organizzato dalla Cineteca di Bologna, che intende ricordare anche, da oggi e per 10 giorni in Piazza Maggiore, il centenario della nascita dell’attore alter ego di Fellini. Non a caso questa sera alle 21,30 si parte proprio con 8½ dove Fellini sovrapponeva l’immagine di Sandra Milo a quella di Giulietta Masina, moglie nella vita e rappresentazione della realtà, in contrapposizione al sogno, sullo schermo.
Quando Fellini la chiamò a far parte del gineceo ideale
che circonda Guido Anselmi in 8½ , Milo era reduce dalle impietose critiche a Vanina Vanini di Roberto Rossellini, che l’aveva allontanata dal set.
L’attrice, vero nome Salvatrice Elena Greco, sarà ancora protagonista in piazza lunedì con L’ombrellone di Dino Risi con Enrico Maria Salerno. Per il resto il programma sarà incentrato su alcuni dei tanti film con Mastroianni. Già domani Peccato che sia una canaglia di Alessandro Blasetti, seguito dal felliniano La dolce vita (martedì), Divorzio all’italiana di Pietro Germi (mercoledì), I compagni di Nario Monicelli (giovedì), Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica (venerdì).
E poi, ancora, Scipione detto l’africano di Luigi Magni, Una giornata particolare di Ettore Scola e I soliti ignoti ancora di Monicelli. In un libro-intervista, Fellini definisce l’amico Mastroianni un «contorsionista» in grado di adattarsi perfettamente alla volontà del regista: «Lavorare con Marcello è una gioia. Delicato, disponibile, intelligente, entra nei personaggi in punta di piedi, senza chiederti mai nulla, senza nemmeno aver letto il copione, “Che gusto c’è senno?”, dice. Si lascia truccare, vestire, pettinare senza fare obiezioni, domandando soltanto le cose strettamente indispensabili; con lui è tutto morbido, pacato, disteso, naturale, una tale naturalezza che gli può permettere a volte di dormire durante le riprese dove lui è in scena, magari in primo piano».
La scintilla tra Fellini e Mastroianni era nata proprio per La dolce vita, il cui protagonista avrebbe dovuto essere l’attore americano Paul Newman. Sarà poi Giulietta Masina a segnalargli quell’attore con cui aveva lavorato in gioventù. Un primo incontro breve ma decisivo, con Fellini che gli porge un foglio su cui non c’è il soggetto, ma ci sono disegni di donne nude in pose conturbanti. Mastroianni accetterà, disposto a usare ciglia finte ed enfatizzare le sue occhiaie per assumere un tono più dolente.