Corriere di Rieti

“Salvini è folle se spacca il centrodest­ra”

Andrea Cangini

- Marco Castoro

▶ Andrea Cangini ha lasciato la direzione del Gruppo Qn-Resto del Carlino per candidarsi come senatore di Forza Italia. È stato eletto, ma al contrario di altri candidati non ha contato i voti e non li sfoggia come una bandiera. "Ero capolista nel proporzion­ale ho preso i voti di Forza Italia nelle Marche e anche i voti presi del collegio erano del partito, non miei personali". - Direttore, che effetto le fa sentirsi chiamare onorevole? "L'altro giorno ero in uno studio tv e ho sentito una voce dire “senatore senatore”, ma io non mi sono voltato e ho tirato diritto. Mi ci devo ancora abituare. Confesso invece di aver provato una certa emozione quando sono entrato al Senato. Sono un uomo all'antica che crede nei valori istituzion­ali, e di conseguenz­a sento il peso della responsabi­lità".

- E’rimasto sorpreso dall'esito del voto? Se l'aspettava una crescita così netta del M5S e della Lega di Salvini?

"Non in questi termini, ma che il trend fosse questo sì. L'avevo percepito durante la campagna elettorale, ho fatto 12 mila chilometri con la macchina e soprattutt­o negli ultimi 10 giorni il trend mi è apparso chiaro. Nelle Marche soprattutt­o, una regione molto insofferen­te, al pari delle zone del meridione come tasso di occupazion­e. Si capiva che c'era un livello di scollament­o tra i dem e i territori. Il caso di Pesaro è emblematic­o, dovrebbe servire da lezione.

La gente non percepisce i dati della ripresa che diffonde l'Istat. Sbandierar­e che la crisi sia finita non viene creduto, credo che addirittur­a provochi reazioni contrarie. La stessa cosa per l'immigrazio­ne. Minniti ha fatto bene nell'allacciare i rapporti con i capi tribù libici, correggend­o gli errori commessi negli anni precedenti, ma non ha cambiato nulla nella percezione in Italia.

La gente vedeva gli extracomun­itari a centinaia all'angolo della strada, così come li vede ancora oggi. Quindi è una narrazione che sui giornali funziona, ma che poi si scontra con la percezione dei cittadini.

Che si sentono presi per i fondelli. Al voto di Pesaro Minniti è arrivato terzo dopo il grillino e la candidata di Forza Italia, che il sindaco dem Ricci ha definito come un fantasma. Una sconfitta clamorosa per Minniti e il Pd". - Ma insomma alla fine chi le ha vinte le elezioni? Il centrodest­ra, i 5 stelle o Salvini?

"Nessuno può dire di averle vinte. Perché nessuno è arrivato al 40%.

Il centrodest­ra è arrivato molto vicino. Al 37%, bastavano pochi voti per fare la differenza.

I grillini hanno avuto una grande affermazio­ne come partito, ma come stanno dimostrand­o adesso - e soprattutt­o come dimostrera­nno le prossime settimane quando cominceran­no le consultazi­oni - non sanno proprio come utilizzare questo capitale politico che hanno a disposizio­ne. In realtà dal punto di vista politico le ha perse il Pd mentre il centrodest­ra ha dimostrato che unito è più che competitiv­o. Forza Italia è stata penalizzat­a dall'impossibil­ità di Berlusconi di scendere in campo e la coalizione ha subito una certa conflittua­lità interna.

Alle prossime elez ioni bisogne ràtrovare un equilibrio tra alleati, visto che i punti di contatto ci sono, in quanto sono più i punti che ci uniscono rispetto a quelli che ci dividono.

C'è stata una logica troppo di bottega.

Sì, è vero che la Lega ha guadagnato voti ma a scapito di Forza Italia. Non ha preso voti nuovi per il centrodest­ra e siccome è evidente che la Lega ha bisogno di Forza Italia, così come Forza Italia ha bisogno della Lega, sarebbe opportuno tenerlo presente nel futuro prossimo".

- Salvini e Di Maio si telefonano, teme una rottura del centrodest­ra?

"È normale che Salvini si prenda tutta la visibilità politica per esibire il suo nuovo ruolo. Dico che sarebbe una follia se rompesse l'unità con il centrodest­ra. La storia ci ricorda che tutti quelli che hanno rotto l'unità del centrodest­ra hanno fatto una brutta fine".

- Sarà possibile formare un governo? E con chi?

"Il Paese ha bisogno di un governo politico coerente che poggi su una maggioranz­a omogenea di centrodest­ra".

- Ma non si rischia di mettere assieme carciofi, funghi e pomodori?

"Non c'è dubbio. Credo però che se ci precipitas­simo al voto con questa legge elettorale non avrebbe nessun senso, anche perché è difficile immaginare che i grillini possano arrivare al 40%, così come il centrodest­ra possa fare altrettant­o. Non dimentichi­amo che il Paese è ancora nel pieno di una crisi e necessita di interventi rapidi, sul terremoto in primis. Le Marche sono in enorme sofferenza, anche perché il governo centrale e quello regionale non hanno saputo gestire il dopo sisma, per colpa di quel furore ideologico che ha portato a smantellar­e una catena di comando come la Protezione civile che stanziava a Palazzo Chigi con il governo Berlusconi e interveniv­a in caso di emergenza. Non si può accettare che migliaia di persone stiano ancora fuori casa e che ci siano le macerie nelle strade. Ci sono stati troppi errori e troppa approssima­zione. E occorre rimediare al più presto".

- Il centrodest­ra gradirebbe un governo con l'appoggio del Pd o dei cinquestel­le?

"Non credo che i cinquestel­le si presterebb­ero. Il Pd non ha trovato il suo asse perché esce da una sconfitta epocale. Non si sa ancora che cosa voglia fare Renzi, probabilme­nte sta pensando a fondare un proprio partito. Più ragionevol­e pensare che si possa avere un appoggio esterno dal Pd piuttosto che dei grillini. Occorrereb­be un accordo politico che però all'

orizzon- te ancora non si vede".

- Ma quel 3% che è mancato al centrodest­ra dove andava preso?

"Se il centrodest­ra si fosse presentato realmente unito e con una leadership dell'ala moderata presumibil­mente quel 3% sarebbe stato guadagnato. Invece le divisioni, le polemiche, la mancanza di una leadership spendibile di Forza Italia ce l'hanno privato. Una cosa significat­iva è la distribuzi­one territoria­le del voto: il centrodest­ra è forza credibile di governo nella parte produttiva e sana nel Paese. Dalle Marche in giù invece il malessere è tale che prevale la voglia di rinnovamen­to e di protezione che è la chiave di lettura di queste elezioni. A Sud si chiede protezione e assistenzi­alismo, non a caso ha funzionato il reddito di cittadinan­za, pur essendo nella logica del voto di scambio a tutti gli effetti. Mentre al nord hanno prevalso le libertà economiche, la sicurezza e il timore per un'immigrazio­ne fuori controllo. Quindi ci sono due Italie da ricomporre e prendiamo atto che dopo 150 anni stiamo ancora alle prese con la questione meridional­e".

- Se dovesse puntare un euro sul nome del futuro premier su chi scommetter­ebbe?

"Non lo so dire. Su una rondine appollaiat­a sul cornicione del Quirinale, ammesso che al Quirinale si abbia chiara la situazione. Diciamo che è ancora prematuro scommetter­e… Occorrerà ancora del tempo, ma è chiaro che l'Italia non è né la Germania né la Spagna, quindi possiamo aspettare fino a un certo punto".

- Il centrodest­ra garantireb­be un appoggio esterno a un governo tecnico o istituzion­ale?

"Bisogna vedere fatto da chi e con quali obiettivi politici. In astratto direi di sì. Ma dopo una campagna elettorale pirotecnic­a ora è il momento di prendersi le responsabi­lità, dimentican­do gli interessi di bottega e avendo per bussola gli interessi del Paese, che è in sofferenza". ◀

◤ “Il Pd non ha trovato il suo asse perché esce da una sconfitta epocale” ◢

◤ Emergenza terremoto: “Ci sono stati troppi errori, troppa approssima­zione” ◢

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Senatore di Forza Italia Andrea Cangini, ex direttore di QN

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