Anche Calenda spinge i dem a entrare in un governo di scopo
Il ministro dello Sviluppo economico, neo iscritto democratico: “Se Mattarella proporrà un esecutivo di transizione, è giusto che lo appoggiamo”
Dopo Dario Franceschini, in casa del Partito democratico anche Carlo Calenda apre alla prospettiva di un governo di scopo, ma a patto che sia “nell’ottica di una proposta condivisa da tutti” e per un periodo limitato. “Se il presidente della Repubblica proponesse un governo di transizione, è giusto che lo appoggi anche il Pd”, dichiara il ministro dello Sviluppo economico che tuttavia taglia le gambe a un esecutivo M5sPd: “Sarebbe un tale accrocchio che durerebbe pochissimo. Ha senso poi fare una cosa che è totalmente contraria a quello che hai detto agli elettori?”, dice, almeno in questo perfettamente in linea con l’ex segretario Matteo Renzi, tornato nella sua Firenze.
Posizione opposta, invece, a quella ribadita da Michele Emiliano che invita Luigi Di Maio a essere saggio, a non compiere l’errore di fare un governo con la destra e di chiedere chiaramente il sostegno di Partito democratico e Liberi e Uguali. Un’opinione però piuttosto isolata, per ora. Fra i Dem sembra prevalere invece la linea di un’opposizione responsabile, salvo appello del capo dello Stato.
Nel frattempo in Parlamento cominciano i contatti con i capigruppo 5 stelle sulle presidenze delle Camere. Lorenzo Guerini ed Ettore Rosato chiedono figure di garanzia per avere il sostegno del Pd. Da neoiscritto, Calenda esprime poi il suo parere su chi sia l’attuale leader del Pd: “Oggi è Paolo Gentiloni”. E aggiunge: “Penso che uno degli errori più clamorosi della scorsa campagna elettorale sia stato non chiarirlo subito”. A scanso di equivoci, il ministro chiarisce anche di non avere alcuna intenzione di concorrere al titolo di segretario. Il suo intento è piuttosto quello di dare un sostegno al partito perché “se il Pd crolla, l’Italia corre un rischio enorme”. Il Pd intanto prova a ripartire dalla base e a non disperdere quel patrimonio di seimila circoli, diffuso in Italia. Il tour nei territori comincia nel pomeriggio da Ostia. Il segretario reggente Maurizio Martina sceglie l’associazione Ciofs Fp attiva nel campo del reinserimento sociale delle persone. “Questa di Ostia - spiega Martina - è la prima tappa che faremo nei territori per dire che il Pd vuole stare nelle comunità locali, nella vita quotidiana di tante persone. Siamo un partito che fa della comunità il suo vero obiettivo e ripartire da qui vuol dire ripartire da tanti cittadini comuni che hanno bisogno di trovare il Pd vicino”. Nei giorni scorsi Matteo Orfini ha fatto tappa al circolo di Roma Mazzini-Trionfale e nel comune di Scafati, in provincia di Salerno. La volontà è quella di dare vita a un percorso di ascolto e confronto sul territorio, come annunciato da Martina nel corso della direzione nazionale di lunedì in cui ha lanciato le 6mila assemblee locali che, nelle prossime settimane, si svolgeranno in tutti i circoli democratici. Diverse le suggestioni dai territori: dalla rissa sfiorata a Ercolano dove l’altro ieri era riunito il Pd provinciale di Napoli, alle cento nuove tessere richieste a Milano come effetto ri- scossa dopo il 4 marzo. La cifra comune finora riscontrata è quella di un’alta partecipazione - anche se le sale dei circoli non sono sempre grandi - e di una grande voglia di partecipare, senza risparmiare le critiche ai big.
In parallelo a questo ritorno alle origini, il Pd procede nella campagna sui social network con l’hashtag #6000assemblee, insieme all’invito rivolto ai territori a condividere foto, con lo slogan “La storia siamo voi”. Domani mattina l’appuntamento voluto da Gianni Cuperlo nella sede del Nazareno, dal titolo “Coraggio e passione”, per ripartire dopo la “storica sconfitta” del Partito democratico. Interverranno, in ordine sparso, Martina, Calenda e il ministro Andrea Orlando, insieme a diversi altri esponenti della comunità Dem. Si inizia alle 10,30 ma la fine è prevista intorno alle 16: per luogo e modalità, un ritorno alla vecchia scuola che passa per la riappropriazione degli spazi comuni del partito. ◀