Pd alle strette Prove tecniche di dialogo
Al Nazareno è caos
- Guai a parlare di Aventino, il Pd si prepara a fare le sue mosse in Parlamento per quanto riguarda le presidenze delle Camere, ma ribadisce un deciso “no” a un governo politico con il M5s. Allo stesso tempo, se dal Colle arriverà un appello per formare un esecutivo di tutti, il Partito democratico non si tirerà certo indietro. Maurizio Martina, Gianni Cuperlo, Andrea Orlando e Carlo Calenda sono d’accordo, almeno su questo punto, con lievi sfumature. Una linea comune non scontata, emersa per la prima volta in modo chiaro soltanto nel corso dell’assemblea aperta nella sede del Nazareno, la prima dopo la direzione del 12 marzo. Una posizione “mediata” rispetto a quella più radicale espressa in un primo momento da Matteo Renzi dopo la batosta elettorale. Dal reggente arriva la replica a quanti vorrebbero far passare i Dem come quelli che se ne lavano le mani e a quanti, giocando sulla logica, sottolineano la contraddizione di chi sostiene che un esecutivo Lega-M5s sarebbe un danno per il Paese ma poi non fa nulla per evitarlo. Sì, un governo a trazione Salvini-Di Maio non va auspicato - come invece sembrerebbe volere qual -che renziano - in quanto “potrebbe essere un pericolo”, ammettono i big; la volontà popolare, però, va rispettata. Detto questo, il Pd non “starà a guardare” né si “tira indietro” rispetto alla possibilità di un confronto. Parola di Martina che promette il “contrattacco”. Apertura dunque a un dialogo con i Cinquestelle (ma anche con il centrodestra) sulle presidenze delle Camere e nel dibattito parlamentare sulle proposte. In questo contesto, il Pd sembra puntare a una vicepresidenza. Il reggente ha già avuto modo di sottolineare come, a parti invertite, il Pd nel 2013 votò per la vicepresidenza a Luigi Di Maio. Martina ha anche lanciato una proposta su cui aprire il dibattito nelle Aule: l’assegno universale per le famiglie con figli. E’ Cuperlo il primo ad aprire la breccia nel muro dell’Aventino che subito dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo sembrava il Pd avesse eretto. “Se l’appello dal Colle fosse a un governo condiviso per regole diverse e una nuova legge elettorale, io non credo che la soluzione sarebbe l’Aventino. Qui non la pensiamo tutti allo stesso modo, lo so”, ammette il leader di Sinistradem. Lo rassicura il reggente che il Pd non è “portavoce di una visione aventiniana”. Pure la proposta di una legislatura costituente avanzata dal ministro Dario Franceschini “servirebbe, ma non ci sono le condizioni”. Aventino escluso anche per Orlando, “se significa non partecipare al gioco parlamentare che porta alle scelte delle cariche istituzionali”. La proposta invece di far partire un governo o di centrodestra o del M5s è “assolutamente irricevibile e non ha nulla a che fare con l’Aventino”, precisa il guardasigilli. Non sarebbe altro, infatti, che “un modo di stare in Parlamento e di affermare il proprio punto di vista”, rivendicando il diritto del Pd a fare opposizione. Ad ascoltare le quattro anime Dem, c’è anche l’ultimo capogruppo dei senatori Pd, Luigi Zanda, dato fra i trattavisti in opposizione agli oltranzisti del muro contro muro. Da soppesare una a una le sue parole: “Per il Pd si apre una fase molto delicata politicamente. Noi abbiamo un ruolo di partito di opposizione che dobbiamo svolgere con molta serietà con proposte alternative”. Insomma, opposizione sì, ma senza tirarsi fuori dai giochi per lasciare che gli altri si scornino, come invece sembra aver indicato in un primo momento Renzi e come continuano a sostenere i suoi. Anche perché il timore inconfessato è che in caso di elezioni anticipate dopo un accordo fra M5s e Lega sulla legge elettorale il Pd rischi la soglia del 10 per cento. ◀
◤ La tentazione delle larghe intese è sempre forte in alcune frange del partito ◢