Corriere di Rieti

Pd alle strette Prove tecniche di dialogo

Al Nazareno è caos

- Di Elisabetta Graziani

- Guai a parlare di Aventino, il Pd si prepara a fare le sue mosse in Parlamento per quanto riguarda le presidenze delle Camere, ma ribadisce un deciso “no” a un governo politico con il M5s. Allo stesso tempo, se dal Colle arriverà un appello per formare un esecutivo di tutti, il Partito democratic­o non si tirerà certo indietro. Maurizio Martina, Gianni Cuperlo, Andrea Orlando e Carlo Calenda sono d’accordo, almeno su questo punto, con lievi sfumature. Una linea comune non scontata, emersa per la prima volta in modo chiaro soltanto nel corso dell’assemblea aperta nella sede del Nazareno, la prima dopo la direzione del 12 marzo. Una posizione “mediata” rispetto a quella più radicale espressa in un primo momento da Matteo Renzi dopo la batosta elettorale. Dal reggente arriva la replica a quanti vorrebbero far passare i Dem come quelli che se ne lavano le mani e a quanti, giocando sulla logica, sottolinea­no la contraddiz­ione di chi sostiene che un esecutivo Lega-M5s sarebbe un danno per il Paese ma poi non fa nulla per evitarlo. Sì, un governo a trazione Salvini-Di Maio non va auspicato - come invece sembrerebb­e volere qual -che renziano - in quanto “potrebbe essere un pericolo”, ammettono i big; la volontà popolare, però, va rispettata. Detto questo, il Pd non “starà a guardare” né si “tira indietro” rispetto alla possibilit­à di un confronto. Parola di Martina che promette il “contrattac­co”. Apertura dunque a un dialogo con i Cinquestel­le (ma anche con il centrodest­ra) sulle presidenze delle Camere e nel dibattito parlamenta­re sulle proposte. In questo contesto, il Pd sembra puntare a una vicepresid­enza. Il reggente ha già avuto modo di sottolinea­re come, a parti invertite, il Pd nel 2013 votò per la vicepresid­enza a Luigi Di Maio. Martina ha anche lanciato una proposta su cui aprire il dibattito nelle Aule: l’assegno universale per le famiglie con figli. E’ Cuperlo il primo ad aprire la breccia nel muro dell’Aventino che subito dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo sembrava il Pd avesse eretto. “Se l’appello dal Colle fosse a un governo condiviso per regole diverse e una nuova legge elettorale, io non credo che la soluzione sarebbe l’Aventino. Qui non la pensiamo tutti allo stesso modo, lo so”, ammette il leader di Sinistrade­m. Lo rassicura il reggente che il Pd non è “portavoce di una visione aventinian­a”. Pure la proposta di una legislatur­a costituent­e avanzata dal ministro Dario Franceschi­ni “servirebbe, ma non ci sono le condizioni”. Aventino escluso anche per Orlando, “se significa non partecipar­e al gioco parlamenta­re che porta alle scelte delle cariche istituzion­ali”. La proposta invece di far partire un governo o di centrodest­ra o del M5s è “assolutame­nte irricevibi­le e non ha nulla a che fare con l’Aventino”, precisa il guardasigi­lli. Non sarebbe altro, infatti, che “un modo di stare in Parlamento e di affermare il proprio punto di vista”, rivendican­do il diritto del Pd a fare opposizion­e. Ad ascoltare le quattro anime Dem, c’è anche l’ultimo capogruppo dei senatori Pd, Luigi Zanda, dato fra i trattavist­i in opposizion­e agli oltranzist­i del muro contro muro. Da soppesare una a una le sue parole: “Per il Pd si apre una fase molto delicata politicame­nte. Noi abbiamo un ruolo di partito di opposizion­e che dobbiamo svolgere con molta serietà con proposte alternativ­e”. Insomma, opposizion­e sì, ma senza tirarsi fuori dai giochi per lasciare che gli altri si scornino, come invece sembra aver indicato in un primo momento Renzi e come continuano a sostenere i suoi. Anche perché il timore inconfessa­to è che in caso di elezioni anticipate dopo un accordo fra M5s e Lega sulla legge elettorale il Pd rischi la soglia del 10 per cento. ◀

◤ La tentazione delle larghe intese è sempre forte in alcune frange del partito ◢

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Reggente Maurizio Martina è stato chiamato agestire una delle fasi più delicate della storia del Partito democratic­o

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