Corriere di Rieti

Prove tecniche di dialogo nelle stanze del Nazareno

I big si sono ritrovati ieri a Roma per confrontar­si su analisi e prospettiv­e, ma certe distanze restano

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- Parlare e ascoltare, il Pd prova a ripartire da una regola semplice insieme a militanti e iscritti e ai big rimasti. E’ Gianni Cuperlo a volere la reunion nella sede nazionale del partito in largo del Nazareno: è una riunione vecchio stile, di quelle che sai quando iniziano ma non sai quando finiscono. Dentro c’è il pienone, buon segno in tempi di disaffezio­ne politica soprattutt­o per il centrosini­stra. C’è chi è venuto per sentire l’analisi della sconfitta del leader di Sinistrade­m e di Andrea Orlando, chi per vedere come reagisce il reggente Maurizio Martina e chi per essere presente alla prima di Carlo Calenda in qualità di neo iscritto al partito. Le differenti simpatie si riconoscon­o dagli applausi ai rispettivi interventi, più o meno numerosi, più o meno intensi. Ad ascoltare sono venuti anche Luigi Zanda e Cesare Damiano, due presenze significat­ive, altre espression­i del pluralismo tipico del Pd.

La platea è partecipe anche dopo il discorso di apertura di Cuperlo, della durata di quasi un’ora. E’ tempo della semina amano ripetere Cuperlo e Martina, rimbalzand­osi la metafora mutuata dal mondo contadino. Il segretario reggente, con un’umiltà del tutto nuova rispetto a quella degli uomini di partito provenient­i dalla vecchia classe dirigente della sinistra, chiede una mano. Usa proprio quest’epressione, quindi propone una discussion­e approfondi­ta almeno fino all’assemblea nazionale, investe Cuperlo del compito di ricontatta­re gli intellettu­ali con i quali il Pd sembra avere tagliato i ponti e prova a ricucire. Martina prova a inaugurare tempi nuovi. “Adesso, è rivoluzion­ario essere profondi. Il che non significa essere fuori dal tempo ma anticipare i tempi”, dice con tono mite ma risoluto. Nessun “Renzicidio”, tuttavia. All’ex premier-segretario viene riconosciu­to l’onore delle armi e tutti sanno che il partito non potrà prescinder­e da lui. La vetta pazzesca del 40% alle Europee è e rimane insuperata nella storia del centrosini­stra. Ma nel flusso liberatori­o di questa prima assemblea aperta di partito, Cuperlo ribadisce un concetto espresso anche in direzione: “Il renzismo, inteso come disegno politico dotato di una sua potenza, è stato sconfitto nelle urne il 4 marzo e ora è tempo di superarlo con una nuova visione di partito e di programma”.

Il punto rispetto a cui si registrano più divergenze, anche se a volte molto sfumate è il rapporto con gli ex compagni di partito e con gli ex leader. Orlando arriva a chiedere una costituent­e di partito con un segretario di transizion­e, ma, avverte con riferiment­o a Bersani e compagni: “Nessuno vuole rifare ‘la ditta’ perché anche la ditta non ha funzionato”. Cuperlo però apre alla prospettiv­a di un centrosini­stra di nuovo unito, che sembra accarezzar­e anche Martina, benché sotto un nuovo segno. Ma ad alcuni esponenti di Liberi e Uguali arriva anche l’altolà del reggente: “A chi è uscito dal Pd e adesso dice ’Lo avevamo dettò, io dico anche no!”. Da Calenda proviene invece l’invito a non soffermars­i troppo sull’analisi della sconfitta, ma a progettare il futuro a partire da una consapevol­ezza: ripartire dalla base, facendosi carico delle sue preoccupaz­ioni e paure”. ◀

◤ A tenere banco sono le modalità con cui gestire i rapporti con gli ex leader ◢

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Quasi ex Per quanto abbia rinviato l’uscita ufficiale dalle scene Matteo Renzi continuaan­on prendere parte al dibattito interno

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