Corriere di Rieti

Pistole elettriche in tre settimane

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K Tra Francia e Italia è pace fatta, almeno per il momento. Dopo gli strali sul caso della nave Aquarius - lasciati alle spalle le accuse a Roma di «cinismo» e «irresponsa­bilità» e i giorni «turbolenti» dei «non accettiamo lezioni» - Giuseppe Conte ed Emmanuel Macron all’Eliseo suggellano il disgelo con sorrisi e «convergenz­e». Una parola che ricorre spesso nella conferenza stampa congiunta dopo il pranzo di lavoro. «Con il presidente Macron c’è una perfetta intesa», «ci siamo chiariti» e «il fatto che io sia qui è la risposta più eloquente», esplicita poi Conte, con la condivisio­ne del presidente francese. E annuncia un altro bilaterale a Roma in autunno. Italia e Francia vogliono lavorare insieme sulle «sfide europee», in particolar­e quelle di immigrazio­ne e zona euro al centro del vertice, su cui Macron garantisce che c’è «consonanza di intenti e vedute». Sull’immigrazio­ne Parigi e Roma sono d’accordo: serve una risposta europea, di cui si potrà discutere nel Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Perché «chi mette piede in Italia mette piede in Europa», sottolinea il premier. Conte coglie l’occasione del suo primo bilaterale europeo «dall’amico Macron» per annunciare che l’Italia lavora a una sua proposta per la riforma del sistema di Dublino, quello che prevede che i migranti debbano registrars­i nel primo Paese di arrivo in Ue. Proposta che intende finalizzar­e sotto la presidenza di turno Ue semestrale dell’Austria, al via il primo luglio. Non solo: il presidente del Consiglio arriva a Parigi con la proposta di puntare sull’istituzion­e di hotspot in Nord Africa, in Paesi come la Libia e il Niger per esempio, per evitare che i migranti intraprend­ano i «viaggi della morte». Sui centri per lo ’smistament­ò delle richieste di asilo già nei Paesi di partenza e transito lo segue Macron, che ribadisce la sua posizione già nota che «non possiamo accogliere tutti», quindi chi non fugge dalle guerre dovreb- be tornare nel suo Paese. E sintetizza i tre punti su cui bisogna spingere: riformare Dublino, rafforzare le frontiere esterne dell’Ue puntando su Frontex e istituire appunto gli hotspot in Africa. «È tempo di voltare pagina», scandisce Conte. Ma da Macron una frecciatin­a velata rivolta al ministro dell’Interno Matteo Salvini arriva sul cosiddetto «asse dei volenteros­i» contro l’immigrazio­ne irregolare lanciato da Austria, Italia e dal ministro dell’Interno della Germania Horst Seehofer che minaccia di far saltare la coalizione di Angela Merkel. «Diffido di queste formule che non ci hanno portato mai tanta fortuna nella storia», dice Macron alludendo all’Asse della Seconda guerra mondiale.

Conte su questo smorza: «Io vorrei un asse dei volenteros­i che abbracci tutti i Paesi europei, è quello a cui aspiriamo». Non mancano le polemiche. «Verificher­emo, a cominciare dal Consiglio Europeo di fine giugno, se quello scoppiato improvvisa­mente a Parigi tra Macron e Conte sia amore vero - dice Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato - Dopo gli insulti ricevuti da Parigi sulla vicenda Aquarius e mai ritirati, abbiamo qualche dubbio che le intenzioni dichiarate dai due presidenti in conferenza stampa siano sincere. Macron e Conte - continua - sembravano d’accordo su tutto ma non hanno specificat­o il come, il quando e chi mette le risorse per una diversa gestione della migrazione. Non sappiamo come sarà modificato il regolament­o di Dublino, quando saranno aperti gli hotspot in Libia e nei paesi di origine dei migranti. «Non sappiamo come si concretizz­erà la gestione europea dei potenti fenomeni migratori in atto che incombono soprattutt­o sulle spalle dell’Italia. Una cosa è certa - conclude Anna Maria Bernini - gli annunci vuoti e i titoli senza contenuti non saranno un approdo felice per il governo Conte. È ora che il governo del cambiament­o cominci a mantenere le promesse fatte agli italiani». K“Penso che entro le prossime 2-3 settimane inizieremo la sperimenta­zione delle pistole elettriche”. Così Matteo Salvini, ministro dell’Interno e vicepremie­r, parlando a Genova. Passando anche da Torino e Ivrea, il leader della Lega parla di sicurezza ma anche naturalmen­te di migranti, rassicuran­do: “Dall’Italia c’è una proposta condivisa, rialziamo la testa”. E argomenta. Se la riforma del regolament­o Dublino di cui ha parlato il premier Giuseppe Conte a Parigi “è spostare oltre mare la frontiera e i centri di identifica­zione, che adesso sono in Italia, sul suolo nord africano è esattament­e il nostro principio e mi sembra anche il principio di altri governi europei”. “Spostare oltre il Mediterran­eo, per evitare partenze e morti, i luoghi di raccolta, cura e di identifica­zione e di scelta dei profughi veri, che sono 10 su 100, e il blocco dei profughi finti: questa è la richiesta del governo italiano - ha precisato - e in base quello che ho sentito dal collega tedesco sia la posizione del governo tedesco, austriaco, ungherese e polacco”. In contempora­nea nella stessa giornata il primo inquilino del Viminale ha anche fatto sapere che “in Libia andrò entro fine mese”. Polemica a distanza col direttore del Tg La 7 Enrico Mentana sul caso Regeni. Salvini, rivelando di voler andare presto anche in Egitto, ha parlato di necessità di buone relazioni con il paese in cui è stato ucciso il ricercator­e italiano. Per Mentana sono parole “estremamen­te inopportun­e”: così il suo post su facebook.

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